Capitolo XVI

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Per tutta la mattinata il mio unico pensiero era stato " La zia sta arrivando e sara' anche il mio supervisore". Ero emozionato solo all'idea.                                    Era oramai arrivata l'ora di pranzo. Il cuore era in fibrillazione e avevo una stretta allo stomaco, come il primo appuntamento con Alec. Volevo darle un fortissimo abbraccio perche' cnsideravo lei la mia vera mamma e non Chantal; lei era l'unica a sapere della mia relazione con Alec (oltre quella pazza di mia madre)e non vedeva l'ora di conoscerlo. Chiamai Alec al cercapersone non so quante volte , ma niente, era scomparso dalla circolazione. Corsi in ortopedia, sperando di trovarlo, ma niente... scomparso completamente. Intanto mia zia Demetria mi chiamo' al cellulare.                                              
"Hey zia"-dissi-" sei gia' nell'ufficio del dottor Monroe?"
"E dove dovrei essere?"- mi rispose con un altro quesito-" Ti muovi o no a venire che ho bisogno di un grosso abbraccio , piccolo chirurgo?"
"Il tuo piccolo chirurgo sta arrivando ed e' pronto a stritolarti in un grosso abbraccio!"-le risposi ,cercando di non pensare ad Alec , e riagganciai. Mentre scendevo le scale per andare nell'ufficio del capo mi sentii chiamare da una voce estremamente familiare. Mi voltai e, grazie a Dio, vidi Alec correre con cartelle e documenti in mano. Per fare veloce cadde di schiena, con tanto di gemito di dolore . Tutti i bravi fidanzati sarebbero accorsi in soccorso del loro "principe azzurro", ma il nostro rapporto era differente , e scoppiai in una risata grassa ed interminabile. Contiuando a ridere mi avvicinai a lui e lo aiutai a rialzarsi ma ,mentre gli tendevo la mano, lui mi trascino' sul pavimento. Mi trovai su di lui ed istintivamente lo baciai. Mi ricordava il mio primo bacio con Alec: dolce, lento, un continuo intrecciarsi di lingue; e ogni volta che lo baciavo era come se diventassimo una sola anima in due corpi distinti. Nel bene e nel male lo avrei avuto al mio fianco, pronto a difendermi e io a difendere lui con tutte le armi a mia disposizione.
" La stanza 2235 e' libera"-inizio'-" potremmo appartarci li ... ti  prego acconsenti.''- continuo' supplicandomi.
" Lo vorrei tanto ma mia zia ci sta aspettando."- risposi mentre mi alzavo e spazzolavo i pantaloni  della divisa. Lui non disse nulla. Si limito' ad alzarsi e spazzolarsi i pantaloni.
"Non odiarmi tesoro, ma se non ci muoviamo inzia a dare di matto''-dissi.
'' Finiremo stasera allora!"- mi ammicco' e inizio' a camminare.Che bel programmino per stasera. Corsi per raggiungerloe ci avviammo insieme all'ufficio del capo.

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