Regali

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New York,

7 giugno 1950

Faceva caldo, anche troppo. Quel sabato mattina si percepiva nell'aria una strana energia: il primo giorno di vacanze era iniziato e la ormai non più liceale Wendy sgranchì per bene le braccia ancora distesa sul comodo letto. Socchiuse gli occhi e sorrise leggermente quando notò che aveva dormito ben tre ora in più, piuttosto che svegliarsi e memorizzare qualche formula matematica o leggere qualche vecchio scritto. Nonostante adorasse la letteratura, finalmente si sarebbe potuta concentrare interamente sui suoi romanzi rosa. L'ultimo acquistato giaceva sul comodino di fianco ad un bicchiere di acqua e una cornice in legno; aveva adorato quel libro fino all'ultima pagina, letta la sera precedente. Saltò dal letto rabbrividendo al contatto con il gelido pavimento e tirò giù il pigiama che le era arrivato al di sopra della coscia. Senza battere ciglio si precipitò in cucina saltellando entusiasta.

Harry Casey era come di consueto intento a leggere il giornale, una tazzina di caffè sporca sul fondo sul tavolo e dei biscotti per metà mangiucchiati. Si voltò verso i fornelli e notò, per niente sorpresa, che anche in quell'occasione l'uomo aveva provato invano a cuocere delle uova e così, in alternativa, aveva optato per dei semplici biscotti integrali.

"Le hai bruciate di nuovo?" domandò la ragazza retoricamente, afferrano la padella con all'interno le uova nerastre.

"Buongiorno" disse calmo, senza voltarsi a guardarla.

Wendy ricambiò il saluto e scaraventò all'interno del lavandino la padella, afferrandone un'altra successivamente.

"Ti ho detto già molte volte che puoi benissimo svegliarmi" risuonava più come un rimprovero, tanto che l'uomo sbuffò amaramente.

La giovane aprì il frigo e suo malgrado notò che la confezione di uova era vuota, la afferrò e scuotendo il capo la buttò nel cestino di fianco all'elettrodomestico, richiudendone l'anta in fine.

"Esco a comprarne delle altre, so che odi quei biscotti" annunciò, indicando i dolcetti sul tavolo.

Lei gli adorava a dire il vero, ma di alternative non ve ne erano molto quella mattina. Solitamente Harry ogni qual volta ne combinava una delle sue mangiucchiava qualche barretta al cioccolato o biscotti più sostanziosi. Le ripeteva di continuo che avrebbe dovuto cominciare ad arrangiarsi da solo, che sicuramente un giorno o l'altro Wendy sarebbe andata via di casa, vuoi per studiare o per mettere su famiglia. Non aveva tutti i torti, ma più ci provava e più sbagliava. Era un caso perso.

"Prima che tu vada...poco fa è passato il fattorino" si voltò a fissare la figlia negli occhi. Quest'ultima lo incitò a continuare. "Ha recapitato dei pacchi. Sono sul tavolo nella sala da pranzo" e detto ciò tornò a concentrarsi sul giornale.

Wendy inarcò un sopracciglio non capendo. Si diresse a braccia conserte nella stanza di fianco alla cucina e si appoggiò allo stipite della porta scrutando attentamente i due pacchi: uno piccolo nero e uno fin troppo grande blu. Attese qualche secondo prima di avvicinarsi, cercando di fare mente locale; ebbe un sussulto ricordando le parole di Bieber dette il giorno prima e si affrettò ad afferrare ambedue le scatole e a posizionarle sulle ginocchia non appena si accomodò sulla poltrona. A primo impatto notò subito una lettera che staccò via dal pacco più grande. "LEGGERE PRIMA DI APRIRE", queste le parole riportate sul fronte. Sorrise istintivamente e decise di seguire le indicazioni: scansò i pacchi e aprì la busta, la stirò tra le mani e si lasciò andare sulla comoda poltrona, godendosi il momento.

"Se stai leggendo questa lettera e ancora non hai aperto i pacchi ti faccio i miei complimenti Wendy Casey, per una volta sei riuscita a darmi ascolto. -continuò a sorridere di cuore- Se così non è stato mi hai molto deluso, sappi che me la pagherai -roteò gli occhi al cielo scuotendo un paio di volte il capo-. Scherzi a parte, spero vivamente che tu sia psicologicamente pronta a trascorrere una delle serate più belle della tua vita (non per vantarmi, ovviamente). L'orgoglio a volte bisogna metterlo da parte: so che in fin dei conti hai già accettato il mio invito. Conoscendoti per quel poco, ci scommetto la vita che stai sorridendo senza neanche rendertene conto e le tue guance sono talmente rosse da bruciare, proprio come ogni qual volta ieri ti afferravo compiaciuto la mano. -alzò lo sguardo posando una mano su una guancia e sì, le bruciava come mai prima d'ora- So che in cuor tuo non vedi l'ora di indossare il vestito che è chiuso in quella enorme scatola."

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