South Carolina,
01 ottobre 1961
Era una routine quotidiana oramai: alzarsi presto, preparare la colazione per Mark, intento a recarsi a lavoro, e dedicarsi alle pulizie di casa tutto il giorno. A Wendy non dispiaceva, era fiera di sé stessa ogni qual volta la mattina il futuro marito la ringraziava di cuore per quello che faceva, per tutti i sacrifici compiuti. Le tornavano in mente tutte le uova bruciate del padre che fu costretta a gettare via, tutte le mattinate trascorse ai fornelli con Harry intento a leggere il giornale seduto al solito posto; era come se nulla fosse cambiato, nonostante tutto. Sapeva che Mark un po' rispecchiava Harry, soprattutto per quanto riguardava l'essere negati con i fornelli e questo la faceva sorridere ogni qual volta, la mattina, si ritrovava ad ascoltare la radio con addosso il grembiule e immaginava di udire la voce del padre richiamarla dolcemente, augurandole un buongiorno e lasciandole un casto bacio sulla guancia.Qualcosa purtroppo negli ultimi giorni era cambiato però: che sia stato il senso di colpa immenso che invase Wendy nel ricordare che solo ventiquattro ore prima aveva mentito a Mark per quanto riguardava Justin, o proprio la presenza di quest'ultimo così vicina, come non lo era stato per troppo tempo. Era stato difficile quella notte dormire: pensò tanto, forse anche troppo. Ricordò l'abbraccio, il quasi bacio, l'incontro di boxe che per più grande fortuna del biondo si concluse nei migliori dei modi. Non era pronta a vederlo andare via, perché quella stessa sera Justin sarebbe tornato a New York e con lui ogni singola possibilità di rimediare agli errori commessi in passato. Le loro vite si sarebbero divise ancora una volta e forse per sempre.
Immersa nei suoi pensieri, Wendy rizzò le orecchie nell'udire il campanello suonare. Scrutò oltre le tende della finestra della cucina e notò una lunga macchina nera dai finestrini oscurati; corrugò la fronte notando anche un alto uomo, muscoloso, intento a guardarsi intorno. Asciugò le mani umide sul grembiule e si precipitò davanti la porta che aprì lentamente. Quando dei ciuffi biondi catturarono la sua attenzione, lasciò spalancare la porta bruscamente e sgranò gli occhi. Si erano salutati la sera prima, detti addio nel migliore dei modi, perché si trovava lì? Avrebbe soltanto peggiorato la situazione.
"Ehi" disse Justin alzando una mano a mezz'aria. Le nocche erano fasciate ma in compenso non vi erano segni del pugno ricevuto sullo zigomo destro la sera precedente.
"Che ci fai qui?" domandò Wendy, chiudendosi la porta alle spalle dando un'ultima occhiata alle scale, sperando che Mark non avesse udito il suono del campanello.
"Buongiorno anche a te" rispose offensivo.
Wendy morse il labbro inferiore maledicendosi mentalmente; non avrebbe dovuto reagire così freddamente ma l'ansia e la gravità della situazione non le avevano dato il tempo di elaborare frasi sensate un tantino più amichevoli, com'era giusto che fosse.
"Scusami" sussurrò la giovane. "C-come hai fatto a trovarmi?" chiese, cambiando discorso e sperando che non se la fosse presa più di tanto.
"Ho chiesto di te in giro...o meglio, ho ordinato a Sebastian e a qualche mio conoscente di chiedere di te in giro" ammise portando una mano nei capelli e assumendo un'espressione di chi si sta appena scusando per un reato commesso.
Wendy roteò gli occhi al cielo: lo aveva pregato la sera precedente di non cercarla e lei si era ripromessa di non andarlo a trovare in albergo. Si erano rivisti, entrambi molto felici di essersi finalmente riabbracciati ma quella storia doveva essere chiusa all'istante per il bene di tutti, o quasi.
"Justin, davvero io ti ringrazio per la visita...m-ma non dovresti essere qui..." balbettò lei, ma si bloccò non appena percepì la porta alle sue spalle aprirsi.
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Tutto Il Coraggio Del Mondo
FanfictionWendy Casey trascorre gli ultimi anni della sua vita insieme ai suoi figli e nipoti nella casa che l'ha vista crescere, a New York. Giorno dopo giorno ricorda gli anni della sua adolescenza spensierata, ma soprattutto del suo primo vero amore, Justi...