Cena alternativa

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Il lussuoso lampadario al centro della hall catturò lo sguardo attento di Wendy, le centinaia di catene di cristalli brillavano di luce propria sul capo della giovane che tenne gli occhi puntati in alto per interminabili secondi. Si respirava un'aria di raffinatezza, quasi intimidatoria. Non aveva mai visto tanti abiti di lusso tutti insieme: perle, gemme, strascichi da migliaia di dollari. Tacchi vertiginosi e cravatte di ogni forma e colore. Un intruglio di luci e colori da mozzare il fiato e la cosa più emozionante era che per una volta, Wendy riuscì a sentirsi parte di quel meraviglioso mondo nettamente superiore alla sua monotona vita. Non avrebbe mai immaginato di poter mettere neanche piede in un locale del genere, e in un certo senso continuò a non poterselo permettere a priori, se non fosse stato per Justin.
Il ragazzo non le staccò gli occhi di dosso neanche per un secondo: la squadrava da cima a fondo in ogni minimo dettaglio facendola arrossire di continuo. Di canto suo Wendy, anche se meno esplicitamente, fece la stessa cosa per tutto il tragitto in macchina nei confronti di Justin; aveva perso il conto di tutte le volte che si era ritrovata ad esaminare l'elegante completo blu del ragazzo, per non parlare delle iridi caramellate, i lineamenti nei definiti e quella che pareva fosse una cicatrice sulla guancia. 

La figura slanciata di una donna tanto elegante quanto affascinante si piantò dinanzi ai due ragazzi. Notò sin da subito il furtivo sorriso scambiatosi tra i due -a quanto pare conoscenti- e si irrigidì, sentendosi tremendamente a disagio e il solito terzo incomodo della situazione. Aveva sperato con tutta sé stessa che quello straziante teatrino di sguardi maliziosi e ghigni finisse il prima possibile; erano lì da cinque minuti e già sentiva tremendamente caldo, le mani sudare e i piedi fare male all'interno delle alte scarpe. Nessuno dei due si era interessato neanche una misera volta a rivolgerle la parola e non ce l'avrebbe fatta a sopportare un altro secondo dietro la figura di Justin, come se fosse inesistente: l'aveva invitata per chiacchierare con quella ragazza o era davvero interessato a lei?

Wendy si schiarì la voce, tossendo leggermente e richiamando l'attenzione del biondo che non tardò ad arrivare: gli occhi di lui si andarono ad incastrare senza indugio in quelli di lei, facendola sussultare. 

"Tutto bene?" chiese sussurrando dolcemente e sorridendole successivamente.

Wendy annuì, fulminando con lo sguardo la mora che abbassò lo sguardo; vittoriosa, si lasciò sfuggire un sorriso che non passò inosservato da Justin, il quale inarcò un sopracciglio.

"Bieber, il suo tavolo è pronto. Se vuole seguirmi..." annunciò la ragazza saltando fuori dalla sua postazione di lavoro.

Senza rendersene conto, la mano di Justin afferrò quella di Wendy e incastrò perfettamente ogni singola dita, Wendy ricambiò senza esitare perché quel gesto, stranamente, lo aveva sperato così tanto per tutto il tempo. Irruppero nella grande sala mano nella mano e sentì gli occhi di molte, troppe persone puntante sulla sua figura; che sia stato per il vestito, i gioielli o il ragazzo al suo fianco, Wendy si sentì così a disagio che si precipitò al tavolo il prima possibile, prendendo posto su una delle due sedie a centro sala e facendo ridere di cuore Justin.

"Non mi hai dato neanche il tempo di farti accomodare per bene" disse con voce roca, sedendosi di fronte a lei. 

La mora era ormai sparita, lasciandoli da soli e ancora una volta Wendy si ritrovò ad esultare senza un motivo ben preciso. Era una cameriera, cosa avrebbe dovuto fare? Beh, tra il menù non credo siano inclusi anche sorrisi maliziosi -pensò.

"Non importa" bisbigliò afferrando uno dei cinque bicchieri di fronte a lei, inclinando il capo verso destra.

A cosa servivano tutti quei bicchieri proprio non riusciva a capirlo, per non parlare delle posate che parevano non finire mai, sia a destra, a sinistra e sul davanti del piatto vuoto. Quando alzò lo sguardo, notò Justin contorcersi dal ridere e strizzare gli occhi e si sentì così in imbarazzo, talmente tanto che le guance iniziarono a bruciarle come mai prima d'ora. 

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