New York,
1 marzo 1951
Trentotto giorni.
Era trascorso più di un mese dall'ultimo incontro di Wendy e Justin e durante quell'ultimo periodo, la ragazza non aveva mai smesso di pensare a come sarebbe andata se, invece di fare di testa propria, avesse rispettato il volere di Justin.
Spesse volte, soprattutto durante quell'ultima settimana, Pauline era solita a farle visita o invitarla ad uscire, anche solo per una semplice passeggiata al parco. Wendy non ci stava; persino New York pareva non essere poi così tanto meravigliosa come l'aveva sempre considerata.
Non leggeva più da molto. Erano trentotto giorni che non apriva un libro mentre prima, nei momenti di pura solitudine, una buona lettura era la soluzione a tutto. Non indossava il maglioncino azzurro della mamma da più di un mese, non sedeva fuori, sulla comoda sedia a dondolo, non si concedeva neanche un secondo per pensare. Riflettere la faceva stare peggio e non aveva bisogno di piangere anche durante la giornata, ci riusciva alla perfezione la notte, quando nessuno l'avrebbe disturbata, sotto le coperte.
Si limitava a svolgere i doveri di unica figlia e donna, controvoglia del signor Harry che la pregava di svagarsi, uscire a divertirsi. Era tanto testarda da non dare retta neanche al padre, così ogni giorno era sempre la stessa storia; stirare, cucinare, spazzolare. La monotonia la stava consumando poco a poco ma a lei non dispiaceva. Stava bene così...o almeno era quello che credeva.
Un giorno di metà febbraio persino Sebastian e Larry si precipitarono pensierosi a casa sua: se prima era solita quasi tutti i giorni ad andarli a trovare al bar con Justin, quel mese non si era mai fatta vedere. Un po' si sentiva in colpa, in fin dei conti Larry e suo figlio non c'entravano nulla con tutta quella storia e, in effetti, fu molto grata ai due uomini quella mattina quando se li ritrovò davanti, tutti e due intenti a conversare con Harry.
Di Justin invece nessuna traccia da trentotto giorni. Pareva essersi volatilizzato, scomparso dalla circolazione. Soltanto una volta era capitato alla ragazza di sostare proprio dinanzi alla sua abitazione e dalle finestre sigillate, il cancello chiuso e la mancanza di una qualsiasi auto capì che molto probabilmente era partito per Chicago e che come le aveva riferito, sarebbe stato via per un bel po'. Avrebbe ricordato per sempre il dolore lancinante che provò nel sapere che il giovane non si era degnato neanche di recapitarle una lettera per avvertirla del viaggio. Cosa avrebbe dovuto fare? Ci aveva provato a mettere da parte l'orgoglio ma fu tutto inutile; ripensare a quegli occhi saturi di rabbia e soprattutto al modo in cui aveva dato via libera a Jeremy per umiliarla la fecero soltanto stare peggio, non riuscirono neanche per un attimo a darle la forza necessaria per affrontarlo di nuovo.
Ed era partito. Se ne era andato e chissà quando sarebbe tornato, nonostante l'incidente non aveva esitato a lasciare New York e Wendy. Trascorsero i giorni, febbraio si concluse molto più velocemente di quanto la ragazza avesse pensato. Meglio così -pensò. Odiava quel mese con tutta sé stessa, non le era mai piaciuto nonostante fosse nata proprio il terzo giorno, diciotto anni prima.
Non festeggiò, non se la sentì a dire il vero; Pauline l'aveva come al solito pregata di pensare all'idea per un'ipotetica festa ma Wendy scartò a priori l'idea, così si ritrovò ad attendere la mezzanotte da sola, chiusa in camera sua. Quello che sarebbe dovuto essere il miglior compleanno della sua vita si trasformò nel peggiore. Fu una notte da dimenticare.
Non tardò ad arrivare neanche il ventunesimo compleanno di Bieber che avrebbe festeggiato proprio quel primo marzo, o a Chicago o nella sua mastodontica villa newyorkese.
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Tutto Il Coraggio Del Mondo
FanfictionWendy Casey trascorre gli ultimi anni della sua vita insieme ai suoi figli e nipoti nella casa che l'ha vista crescere, a New York. Giorno dopo giorno ricorda gli anni della sua adolescenza spensierata, ma soprattutto del suo primo vero amore, Justi...