L'altra faccia del successo

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Il sole stava tramontando all'orizzonte, oltre le case della piccola cittadina di Rock Hill: Wendy si era appisolata per ore, proprio come Justin che ancora dormiva beatamente sul comodo letto. La giovane si chinò per indossare anche l'ultima scarpa e quando alzò il capo, non potette far a meno che intravedere la stessa bustina di plastica che giaceva indisturbata sul comodino, di fianco una bottiglietta d'acqua semivuota. 
La fissava attimo dopo attimo in silenzio, scrutandone per quel che era possibile il contenuto. Nella stanza era percepibile solamente il respiro pesante del biondo, né un singolo altro suono. La giovane si voltò lentamente, perdendosi tra i perfetti lineamenti di Justin, rilassati e per niente tesi come lo erano sempre: le labbra socchiuse di poco, il petto che si innalzava e poi abbassava regolarmente, la figura coperta da un paio di boxer insomma, uno spettacolo da mozzare il fiato. Era bellissimo.

Accarezzò dolcemente il capo di Bieber, facendo scorrere tra le affusolate dita i morbidi capelli, godendosi al massimo quel momento; quante volte aveva desiderato potersi svegliare di fianco a lui, restando interi minuti a fissare la sua figura inerme, a ripetersi che lo amava con tutta sé stessa e che mai lo avrebbe lasciato. Finalmente era accaduto, dopo tanto era riuscita a realizzare uno dei suoi più grandi sogni.

Si distaccò dopo interi minuti, intenta a non svegliarlo per nessuna ragione al mondo, lasciandolo riposare dopo la mattinata di pura passione. Si alzò dal letto, afferrando istintivamente la bustina e portandola all'interno delle tasche dei pantaloni, buttò un'ultima occhiata rivolta verso Justin e uscì di casa, nonostante gli abiti fossero ancora umidi. Chiuse la porta alle sue spalle senza far rumore e si incamminò dritta verso le scale che scese velocemente, tenendo le braccia conserte al petto a causa del freddo; oltrepassò la hall abbassando il capo, cercando di non dare assolutamente nell'occhio e a quanto pare ci riuscì, nonostante il solito uomo moro si fosse accorto di lei. Avrebbe dovuto chiedergli come si chiamava, magari lo avrebbe ringraziato per tutte le volte che l'aveva supportata e sopportata. 

Una volta raggiunta la porta d'ingresso, si bloccò di colpo notando non solo una, ma ben quattro guardie del corpo intente a scrutare la assurda situazione circostante: cosa ci facevano tutti quei giornalisti e paparazzi lì fuori? Si tirò indietro spaventata, cercando di mantenere il controllo nonostante la tensione stesse crescendo a dismisura. Riconobbe la fedele guardia del corpo di Justin e questo la intimorì ulteriormente, capendo che tutte quelle persone erano lì fuori solo ed esclusivamente per accaparrarsi la prima pagina di una qualche rivista sportiva con foto di Justin e magari in compagnia di Wendy in prima copertina.

Quando si voltò per tornare frettolosamente in camera da Justin, la figura di Sebastian le si piantò davanti facendola sussultare di terrore. Portò una mano sul letto percependo il battito irregolare, accelerare di secondo in secondo.

"Non volevo spaventarti" ammise sincero. Wendy scosse il capo, facendo intendere al ragazzo di non preoccuparsi.

Sebastian la fissava quasi furioso, piuttosto severo e la mora non potette fare a meno che mordere il labbro inferiore, sperando di non essere la causa di tanta rabbia. In fondo, cosa mai avrebbe potuto combinare? Però più il silenzio l'aveva da padrone fra i due, più era percepibile la tensione e questo non gioiva affatto alla giovane che avrebbe desiderato con tutta sé stessa prendere una boccata d'aria fresca.

"Siete stati degli incoscienti" ammise portando una mano fra i capelli pieni di gel. "Non tanto tu, quanto proprio Justin. Cosa diavolo aveva per la testa?" domandò quasi più a sé stesso che a Wendy, la quale corrugò la fronte capendoci poco e niente.

In che senso erano stati degli incoscienti? Era stato proprio lui quella stessa mattina a pregarla di pensare alla proposta di tornare a New York con loro, come mai tutto ad un tratto tanto ripensamento?

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