Capitolo 20

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"Kendall" dissi spaventata "Kendall.. guardami" poggiai la mia mano sul suo viso dal momento che i suoi occhi erano aperti solo in parte.

Imprecai indecisa sul da farsi.

Il ragazzo fra le mie braccia mugugnò qualcosa, e ne fui in parte sollevata, almeno riusciva a sentirmi.

Feci appello a tutta la mia forza e cercai di non farmi prendere dal panico. Mi ero allontanata così tanto dagli altri che la mia voce non li avrebbe raggiunti, coperta in parte dal rumore della musica martellante del Dilley.

Agii d'impulso e misi il braccio di Kendall attorno alle mie spalle, sorreggendolo, e cercando di farlo stare in piedi. Una volta che trovai l'equilibrio necessario, mi diressi sul retro del locale, dove avevo posteggiato l'auto qualche ora prima.

Posizionai Kendall steso nei sedili posteriori e velocemente mi sedetti al posto del guidatore. Accesi l'auto e guidai fino all'autostrada diretta verso casa di Kendall.

Durante tutto il tragitto non facevo altro che alternare lo sguardo dalla strada allo specchietto retrovisore per controllare Kendall e le sue condizioni.

La strada verso casa non mi sembrò mai così lunga.

Odiai ogni semaforo rosso ed ogni stop obbligatorio.

Arrivai al punto di mandare al diavolo i limiti di velocità, violandoli. Non sapevo in che condizioni si trovasse Kendall, e ogni minuto era prezioso.

"si pronto?.. ho bisogno di un paramedico a questo indirizzo..la quattordicesima di Halloway Street" durante il tragitto decisi di chiamare un medico a domicilio, dato che ci avremmo messo il doppio del tempo per arrivare in ospedale "d'accordo.. la aspetto" chiusi la chiamata e mi dedicai alla strada

"El..Ellie.." quelle parole uscirono come un soffio dalla sua bocca, e se il silenzio non avesse regnato, non sarei riuscita a sentirle.

"si Kendall, sono qui" dissi voltandomi verso di lui solo per qualche secondo, ma i suoi occhi erano ancora chiusi "resisti, manca solo qualche altro isolato" sussurrai tra me e me visto che non mi avrebbe sentito.

Accelerai fino a che non scorsi la sua casa a distanza. Distanza che annullai velocemente, parcheggiando nel suo vialetto.

Mi diressi verso gli sportelli posteriori, che spalancai velocemente tirando a me il corpo di Kendall.

Lo trascinai di peso davanti alla sua porta di casa, che riuscii ad aprire grazie alle chiavi nei suoi jeans.

Una volta all'interno chiusi la porta e lo condussi ancora una volta per le scale del piano di sopra, facendolo stendere sul letto della sua camera.

Oramai era solo questione di pochi minuti ed i medici sarebbero venuti ad aiutarci quindi, nell'attesa, presi la sedia dalla sua scrivania e mi sedetti accanto a lui.

Era così strano studiare il suo corpo da quella vicinanza dopo tutto quel tempo.

"non hai idea di quanto tu mi abbia fatto spaventare" sussurrai. Guardai il suo viso, aveva dei lividi più o meno ovunque, persino sulle braccia, e dei tagli sul sopracciglio, la gota ed il labbro inferiore "non riesco a credere che quello fossi davvero tu" gli presi la mano fra le mie, era così fredda "ma perché eri lì?" sussurrai dolcemente. Una lacrima lasciò il mio viso.

"Ellie.." sussurrò aprendo poco i suoi occhi. Non seppi dire con sicurezza se mi avesse vista o se sapesse della mia presenza

"sono qui" dissi alzandomi velocemente dalla sedia e poggiando una mano sul suo viso, mentre l'altra era ancora stretta alla sua "sono qui Kendall" risposi sentendo i miei occhi riempirsi di lacrime.

Remember Me || Kendall Schmidt vs James MaslowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora