Capitolo 32

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-Parker. -esordì Greg infilandosi il fischietto al collo, si piazzò davanti a me con le mani sui fianchi e mi fissò. -Che cazzo hai combinato?

-Ti prego, non ti ci mettere anche tu! -esclamai indossando la cuffia.

Inutile dire che i tentativi di mia madre di proibirmi di vedere Harry e frequentare la piscina per un po' erano falliti miseramente.

-Spero non sia stato per quello che ti ho detto, sarebbe molto immaturo da parte tua e davvero poco professionale. -osservò.

-Non è stato per quello. -lo tranquillizzai.
Era solo una piccolissima parte dell'insieme che mi aveva spinto a commettere una stupidaggine del genere.

-Bene. -annuì prendendo il cronometro. -Allora oggi non esci da questa piscina senza essere andata sotto il minuto nei 100 metri stile libero.

La mascella per poco non mi cadde.
Di nuovo?!
Non ce l'avrei mai fatta.

-Ollie togliti quell'espressione dalla faccia! -fece Greg infastidito. -Sai quanto me che non ti chiederei mai un obbiettivo che tu non sia in grado di raggiungere. Puoi farlo e devi farlo. Hai sempre detto che non sei stata tu a scegliere questo sport, ma lui a scegliere te. Dimostragli che non si sbagliava sul tuo conto.

Mi bloccai: non poteva davvero ricordarsi una cosa del genere.
L'avevo detta nei primi anni della mia adolescenza, in particolare avevo detto che era stata l'acqua a scegliere me, ed era davvero così.
Continuavo a sentirmi legata a quell'elemento, in acqua stavo bene con me stessa e col mio corpo.

-Blocco di partenza. -disse Greg prima di portarsi il fischietto tra le labbra.

Non riuscivo a capire le persone che odiavano l'acqua ma forse beh, forse non era per tutti.
Mi sistemai gli occhialini e salii sul blocco, fissando le dita dei piedi al bordo, cominciando a respirare profondamente.
Dovevi essere in grado di capirla anche se non parlava.
Di sentirla anche se ti accarezzava appena.
Di vederla anche se era trasparente.
Quindi sì, credevo davvero che fosse l'acqua a scegliere le persone, a renderle dipendenti da essa e non il contrario.
Ma come ogni cosa che creava dipendenza, giusto qualche giorno prima mi aveva dimostrato che era anche in grado ucciderti.


Greg mi allungò la mano e mi tirò fuori dalla vasca.
Mi sedetti sul bordo, mi tolsi cuffia e occhialini e respirai velocemente mentre lui andava a prendermi una bottiglietta d'acqua.
Me la scolai in pochi secondi e guardai l'orario: quattro ore di allenamento, erano le tre del pomeriggio.

-Allora? -ansimai col fiatone, guardandolo.

Greg si accucciò di fianco a me e per un attimo mi stupii della sua agilità: intorno alla sessantina e con quella pancia, temevo non riuscisse ad accucciarsi in quel modo.
Mi guardò scuro in volto, chiusi gli occhi e buttai indietro la testa.

-Merda. -sbuffai, mi passai una mano sugli occhi e tornai a guardarlo.

-Ho detto che non saresti uscita da qui fino a quando non saresti andata sotto il minuto. -mi ricordò.

Annuii consapevole e abbassai la testa, passandomi una mano dietro il collo.
Prese il cronometro e me lo mostrò.

-No, non voglio vederlo. -dissi girandomi dall'altra parte.

-Ollie. -mi chiamò. -Guardalo.

Sbuffai e mi voltai.
0.58
0 e 58?!
Lo afferrai e me lo portai più vicino, togliendomi dagli occhi le gocce d'acqua per paura di aver visto male.

-Sei andata sotto il minuto già da un quarto d'ora ma te l'ho fatto rifare altre quattro volte, giusto per essere sicuro che non fosse stata semplicemente una botta di culo. -disse e poi sorrise.

Fire Meet Gasoline [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora