Thomas aveva passato gran parte della mattinata nel suo cubicolo a riflettere sulla sera prima nonostante le chiamate che continuavano ad arrivare e le richieste delle varie segretarie, che approfittarono palesemente della sua presenza, dopo giorni di latitanza.
Verso metà mattinata, approfittò di qualche minuto di libertà per inviare un sms al suo Ammiratore, salutandolo semplicemente, stranito anche dal fatto di non aver trovato, al suo arrivo, il solito caffè di Starbucks sulla sua posizione. Ma l'Ammiratore non rispose, e Thomas pensò che, probabilmente, neanche lui fosse tanto libero. Lo immaginò senza volto, con un aspetto fiero e sicuro come il tono dei messaggi che ogni giorno gli inviava, intento a muoversi nel suo stesso edificio, magari qualche piano più sotto. Sorrise al solo pensiero di quella strana relazione, che però sembrava essere l'unico appiglio sicuro, in settimane di profonda confusione dove neanche la sua stessa migliore amica sembrava capirlo.
Le confessioni della sera prima, seppur dettate forse da qualche bicchiere di troppo di champagne e dalle papille gustative impazzite all'assaggio di quel cheeseburger divino, avevano in qualche modo cambiato la prospettiva di Thomas sul suo capo. La maschera d'impassibilità di Ronald per un attimo era crollata e Thomas era felice di quel piccolo spiraglio di luce. Thomas non vedeva più Ronald solo per il suo aspetto fisico, ma voleva conoscerlo, in profondità, distruggere quella montagna di ghiaccio e vedere l'iceberg sciogliersi, non soltanto perchè lo considerava affascinante e intelligente, ma perchè sentiva, dentro di sé, che c'era molto altro da scoprire e se non avesse potuto farlo come amante, per ovvi motivi, lo avrebbe fatto, quantomeno, come amico.
Dopo un pranzo veloce composto da due hot dog con senape presi al volo a un baracchino in fondo alla strada, Thomas si diresse in ufficio, controllando il cellulare con la speranza di ricevere risposte dal suo Ammiratore ma, l'unica notifica che trovò, proveniva da Ronald:
R. Stevenson-Non venire nel mio ufficio. Non tornerò oggi. Ci vediamo domani, ricordati della riunione con la Stein Corp. alle 10, R.
Thomas sbuffò. Era frustrante avere a che fare con un uomo tanto bipolare, forse il rapporto che si era creato la sera prima aveva messo in allerta il suo capo tanto da evitarlo per un giorno intero, pensò. Ma allo stesso tempo Thomas sapeva che un uomo come Ronald Stevenson era più che impegnato e che non sarebbe stato di certo un "pivello" a sconvolgere la sua vita. Sorrise di fronte a quel pensiero, come poteva pensare di essere tanto importante da essere evitato? Si sentì un idiota, gettò nel cestino la bottiglietta d'acqua ormai vuota e proseguì la strada verso il suo cubicolo.
La giornata proseguì lentamente. Dopo giorni pieni, riunioni con grandi compagnie e serate di beneficenza in musei famosi in tutto il mondo, si sentì quasi retrocesso, obbligato a star seduto in quell'orrenda posizione dove sembrava che tutti potessero ascoltare i suoi pensieri.
«Brutta giornata?» i suoi sospetti vennero confermati alla domanda di Mark, il responsabile del personale.
«Non più del solito» rispose Thomas al ragazzo. Mark Leeson era il responsabile delle risorse umane. Lavorava al cinquantesimo piano e di tanto in tanto saliva da Jake Laichowski durante la settimana. Aveva circa trent'anni, corti capelli scuri e occhi dello stesso colore della pece. Era sempre sorridente, ricambiava sempre il saluto di tutti e non disdegnava mai di fare qualche battuta al biondino.
«Ho saputo che eri con Stevenson al MoMa ieri sera» emise poi un fischio «Si fanno le cose in grande in questa scrivania!»
Thomas rimase a fissarlo. Non apprezzava commenti del genere. Del resto era pur sempre il marketing manager assistant, anche se in quel momento appariva più come un semplice segretario.
«Serata di lavoro» rispose quasi giustificandosi e trattenendo un moto d'ira.
«Già. Ci si vede biondino» concluse Mark, facendogli un occhiolino e girando i tacchi verso l'ascensore.

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Glasses Love
RomanceTratto dal capitolo 1: "Quando le porte dell'ascensore si aprirono, Thomas avvertì un forte magnetismo che gli fece alzare lo sguardo. Una potente scarica gli attraversò il corpo e, come catturato, si ritrovò ad osservare un uomo alto, sui trentacin...