Una volta usciti dal locale, Thomas sentiva che il rapporto con il suo capo era decisamente cambiato. Sentiva di essere riuscito, seppur minimamente, ad instaurare quasi un'amicizia e in qualche modo si sentì più sicuro, meno ansioso e più libero di essere se stesso.
Thomas si lasciò catturare dalle luci di quel quartiere tanto chiassoso e si guardò intorno, notando particolari che prima, alla vista di tutto quel ben di dio che il suo capo trascinava con sé, facevano soltanto da sfondo.
«Vuoi fare un giro? Conosco un pub alla fine della via»
Thomas sorrise e annuì a Ronald, seguendolo subito dopo.
Si incamminarono fianco a fianco, e Thomas, incuriosito dai mille colori e dalle centinaia di voci che lo circondavano, non si accorse dello sguardo di Ronald su di sé, che ne approfittò per guardare il giovane con occhi diversi. Thomas era bello in maniera semplice ma evidente. I capelli biondi scompigliati, il volto mascolino ma dai lineamenti leggeri, le labbra carnose, il naso forte e gli occhi di ghiaccio, lo rendevano palesemente attraente insieme al corpo tonico e non esageratamente muscoloso. L'abito gli stava perfettamente, sottolineandone il fisico e il sedere tornito. Si muoveva con sicurezza, aveva un atteggiamento fiero e sapeva cosa voleva. Il carattere forte, solo all'apparenza, nascondeva un'insicurezza che potevi notare solo attraverso lo sguardo, ma Ronald aveva imparato a conoscerlo e sapeva fin dove poteva spingersi.
«Hai detto che tua madre e tua sorella vivono a Brooklyn, vai spesso a trovarle?»
Thomas non si aspettava quella domanda.
«In realtà no» rispose secco, portando lo sguardo verso il marciapiede.
«Perchè no?»
Thomas fissò Ronald e quest'ultimo potè notare il cambiamento sul suo viso, sembrava profondamente triste ma, allo stesso tempo, voleva sapere.
«E' da quando sono partito per il college che non le vado a trovare. Chiamo mia madre una volta al mese almeno, ma non vado mai da loro. Mi dispiace un po' per Jenny sinceramente, ma ci sono cose che non possono cambiare.»
«E' perchè sei gay?»
Thomas trasalì di fronte a quella domanda. Okay, era stato beccato mentre lasciava un locale in compagnia di un ragazzo, ma una domanda così schietta? No, non se l'aspettava di certo.
Thomas sbuffò, lo guardò negli occhi e rispose: «Sì».
Arrivati al locale, Thomas era talmente preso dai pensieri che quella conversazione gli aveva portato in mente, da non accorgersi neanche di essere già seduto. Sembrava un tipico pub inglese nonostante fossero ancora a Little Italy. Le pareti in legno, così come gran parte dell'arredamento, i divanetti in pelle marrone e i Kings of Leon in sottofondo, lo avevano trasportato dritto a Londra.
«Sì, lo so, è un po' atipico per la zona»
Thomas sorrise e una cameriera con una lunga coda corvina si avvicinò con un bloc notes in mano.
«Cosa vi porto?»
«Una birra bionda per me e un Long Island Ice Tea per lui» rispose Ronald senza neanche chiedere il permesso di ordinare per entrambi.
La cameriera andò via con un leggero sorriso e le guance rosse alla vista di Thomas.
«E se avessi voluto qualcos'altro?» domandò divertito Thomas
«Sei un tipo abbastanza ordinario» rispose Ronald.
«Non mi conosci così bene»
«Questo è quello che pensi tu»

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Glasses Love
RomansaTratto dal capitolo 1: "Quando le porte dell'ascensore si aprirono, Thomas avvertì un forte magnetismo che gli fece alzare lo sguardo. Una potente scarica gli attraversò il corpo e, come catturato, si ritrovò ad osservare un uomo alto, sui trentacin...