11. Particolari attenzioni

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P.O.V. Niall

Era davvero troppo facile restare da solo con Spencer. Mark aveva avuto anche quella mattina un impegno improvviso ed era dovuto andare via prima. E io ero rimasto solo con la mia fisioterapista.

La sua risata aleggiava per la piccola palestra piena di attrezzi, mentre si copriva il viso con le mani. Quel suo modo di ridere mi lasciava ogni volta sorpreso, perché non ne capivo il senso. Dopotutto il suo modo di ridere era davvero bello.

"Oh mio dio, non ci credo che tu me lo abbia fatto fare davvero" stava dicendo mentre io avevo ancora il fiatone, poggiandomi con le mani al tapis roulant ormai fermo.

"Che schifo, sono tutta sudata".

Sorrisi divertito. "Hai perso" le dissi, voltandomi a guardarla.

"Confidavo in lui, ma continua comunque a non rinunciare alle ciambelle" disse, sedendosi sul tavolo e scuotendo la testa.

Se Mark avesse saputo che lo stavamo prendendo in giro in quel modo, ci sarebbe rimasto male.
Io e Spencer, mentre lo aspettavamo quella mattina avevamo scommesso sulla causa del suo, sebben lieve, ritardo.

Io avevo optato per: "Colazione. E se arriva con la ciambella e il caffè in mano, ho ragione".

Lei per: "Naah, io dico che è solo per il traffico".

Ovviamente Mark era arrivato con la bocca piena e un bicchierone di caffè in mano, facendomi vincere alla grande. Avevo piegato la testa verso Spencer e avevo fatto un sorriso soddisfatto, mentre lei metteva su un piccolo broncio.

E quindi l'avevo costretta a correre con me - anche se la mia era una camminata neanche tanto veloce per quel dannato ginocchio che dopo due mesi e mezzo continuava a non volerne sapere - sui tapis roulant, per pagare il suo pegno.

L'avevo osservata abbastanza bene, dato che aveva scelto proprio quello di fronte al mio, per controllarmi meglio.

Il suo modo di correre mi aveva affascinato: era così leggiadra nei movimenti. Aveva mostrato un'eleganza incredibile. Non che di solito non la mostrasse. Anche mentre camminava il suo portamento era lo stesso.
E a causa del suo passo leggero mi aveva fatto spaventare già tante volte, dato che spesso non la sentivo arrivare.

Scesi da tapis roulant, mentre lei mi rispondeva: "Lo so che ho perso, Horan. Ma non c'è bisogno che me lo ripeti tutte queste volte".

Io risi, cercando di respirare. Dio mio, questa corsetta mi aveva stremato.
"La sconfitta brucia, eh?" e mi gettai per terra sul mio tappetino.

"Ma cosa? Per una stupida scommessa..." borbottò, mentre io chiudevo gli occhi continuando a sorridere.

Dopotutto il mio rapporto con Spencer Morgan aveva preso una piega decisamente diversa dalle nostre prime volte.
Continuavamo a battibeccare sì, ma avevamo anche iniziato a scherzare. Alla fine, la sua compagnia non era poi così male e sembrava quasi che anche in mia presenza stesse iniziando a sciogliersi.
Magari, di quel passo, avrebbe mantenuto la sua promessa abbastanza presto.

Ero così perso nei miei pensieri, con gli occhi chiusi, che non mi resi conto dei suoi movimenti. Si era alzata ed era venuta verso di me, sedendosi per terra.

Il peso della sua testa sul mio stomaco mi fece aprire immediatamente gli occhi.

"Stavi per addormentarti, mostro?" mi chiese, inclinando la testa per guardare meglio il mio viso.

Non riuscii a rispondere subito. Stavo prestando attenzione al modo in cui si era sistemata quella donna. Anche lei era distesa per terra, ma perpendicolarmente a me, usando il mio stomaco come poggiatesta.

Avrò Cura Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora