25. Festa del papà

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P.O.V. Spencer

Stavo guardando la radiografia di alcune dita rotte quando quel succhiare era diventato il mio rumore di sottofondo.
Sospirai e allungai il braccio verso Thomas, togliendogli il pollice dalla bocca.

Ma mio figlio, preso dal cartone che stava vedendo, non se ne curò. Non mi guardò neanche e dopo pochi secondi riportò il dito in bocca, tornando a ciucciare.

Guardai le sopracciglia aggrottate di mio figlio e mi resi conto che lì qualcosa non andava.

"Thomas" dissi e lui mi lanciò solo un'occhiata, prima di tornare ad osservare la tv. Quel dito sempre lì in posizione.
"Togli il pollice dalla bocca".

Lui scosse la testa e io sospirai. Poggiai la radiografia sul tavolino e mi spostai di più verso di lui sul divano. Lo presi in braccio, intenzionata a capire quale fosse il problema. Perché se Thomas si stava succhiando il pollice così spudoratamente, significava che qualcosa non andava. Qualcosa lo turbava.

Thomas si divincolò, cercando di allontanarsi da me. "Voglio guardare la tv. Lasciami" piagnucolò.

"Tommy" dissi soltanto e i suoi occhi si riempirono di lacrime. "Ehi, amore mio. Cosa c'è?".

Non avevo neanche finito di dire la frase che Thomas era scoppiato a piangere tra le mie braccia.

"Ssh, no amore. Va tutto bene" cercai di confortarlo, stringendomelo al petto e alzandomi in piedi.

Iniziai a camminare per la stanza e ad accarezzare la schiena del mio bambino che continuava a singhiozzare, stringendo le braccia intorno al mio collo.

Ogni volta che mio figlio piangeva era un dolore atroce per me, perché era come se non fossi riuscita a fare il mio lavoro. A prendermi cura di lui. E il non sapere neanche il motivo era ancora peggio.

"Cosa c'è che non va, tesoro mio?".

"Voglio Niall".

Quelle semplici parole dette tra i singhiozzi mi avevano spiazzata. Niall si era svegliato con un mal di testa atroce quella mattina e mi aveva avvertita che non sarebbe venuto per un giorno.

Ma era solo un giorno. Quindi Thomas non poteva piangere per quello. Insomma, era un po' troppo esagerato, no?

"Niall torna domani, piccolo" dissi, baciandogli la testa.

Thomas portò di nuovo il dito in bocca, dopo aver poggiato la testa sulla mia spalla.

Lo lasciai stare e continuai a cullarlo. Non volevo che si addormentasse, perché avrei preferito sapere se l'assenza di Niall fosse l'unico problema, ma farlo riposare sembrava la cosa migliore in quel momento.

Thomas si era giusto appisolato e io lo portai sul mio letto, distendendomi accanto a lui.

"Mamma" disse aprendo i suoi occhi blu e guardandomi impaurito, non appena avevo tolto il contatto da lui.

"Sono qui, amore" lo rassicurai, accarezzandogli i capelli. "Mi dici perché piangi?".

"Una persona può fare il papà anche se non ama la mamma?" mi chiese e io mi sentii confusa. Perché mi stava chiedendo quelle cose?

"Sì, tesoro. Ci sono tante mamme e papà che non si amano più" cercai di essere il più chiara e sincera possibile.

"Niall fa le cose da papà, vero?" sussurrò e io sentii lo stomaco che si chiudeva. Sembravano domande sconnesse, ma in realtà era chiaro che avessero un filo conduttore.

Lo guardai per qualche secondo senza rispondere, poi annuii.

"Domani è la festa del papà" disse Thomas strofinandosi il naso con la mano. Oh. La festa del papà. "Le maestre ci fanno scrivere un biglietto. Ma io non ce l'ho il papà. A chi lo do?".

Avrò Cura Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora