12. Passi veloci

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P.O.V. Spencer

Non sapevo neanche perché avessi preso quella decisione. Era un pomeriggio come tanti dopotutto. Non c'era niente di diverso dal solito, eccetto i pensieri che mi vorticavano in testa.

Forse era stato il sogno della notte precedente. O forse era solo Niall, che negli ultimi tempi mi aveva fatto portare a galla certi ricordi.

"Che sport facevi?".

Quando entrai in quella palestra silenziosa, munita di borsone e attrezzatura, si sentiva soltanto il rumore delle mie scarpe che rimbombavano sul pavimento.

"Chi è?" sentii la voce profonda del vecchio Charles prima che vedessi la sua figura sbucare in corridoio, uscendo dalla piccola stanza all'ingresso, quella con la vetrata nel caso in cui la gente avesse avuto bisogno di informazioni. Ma in realtà solo una stanzina in cui il vecchio custode passava il tempo, con un piccolissimo televisore e il minifrigo.

"Buonasera, Charles" salutai, avvicinandomi sempre di più.

"Spencer? Sei tu, ragazza mia?" chiese e io sorrisi.

"Sì, sono io" lo raggiusi e lui allargò le braccia per farsi abbracciare.

"Sei venuta a salutare il vecchio Charles?" mi chiese, mentre mi allontanavo da lui.

"Veramente ero passata per constatare se la palestra è ancora libera a quest'ora" dissi, sistemandomi la borsa sulla spalla destra.

Il sorriso che il vecchio uomo aveva sul volto da quando ero arrivata si allargò. "Certamente" disse senza fare commenti al riguardo. "Io tra poco vado via. Vuoi che ti lasci le chiavi?".

Sapevo perfettamente che quella era una domanda posta per capire le mie reali intenzioni. Soppesai la richiesta prima di annuire.
"Sì, lasciami le chiavi".

E il sorriso sotto ai baffoni bianchi di Charles divenne soddisfatto. "Bentornata, Spencer. È sempre un piacere rivederti qui".

"Grazie" dissi, afferrando le chiavi che mi porgeva e dirigendomi verso la palestra buia.

Trattenni il respiro quando premetti l'interruttore che illuminò tutto e mi permise di osservare meglio la palestra. Era proprio come l'avevo lasciata, quasi un anno prima.

Nell'angolo più lontano della palestra le travi, alle quali non mi sarei nemmeno avvicinata. A sinistra le parallele asimmetriche e al centro la grande pedana del corpo libero.

E fu proprio lì che mi diressi automaticamente. Gettai la borsa per terra, che fece un tonfo sordo e mi sedetti sulla pedana, togliendomi le scarpe.

Sospirai e mi distesi per terra, con la schiena contro alla pedana bianca. Continuavo a guardare la borsa all'interno della quale c'era il mio body dorato.

"Buon compleanno, Spencie".

Presi il pacco che mio fratello mi porgeva e lo scartai. Inutile dire che avevo lasciato cadere per terra il body che mi ero ritrovata tra le mani.

E ovviamente il sorriso era sparito dal mio viso e anche da quello di Jake.

"Jakson".

"Aspetta, non arrabbiarti. Io so che sei tornata in palestra. E non ti sto dicendo di tornare ad essere una professionista. Ma pensavo che i body vecchi ti venissero piccoli e...".

"Non ne ho bisogno". Era una semplice affermazione. Falsa. Ma Jake si sarebbe dovuto aspettare una risposta del genere.

Mi ero alzata da lì ed ero uscita dalla stanza.

Avrò Cura Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora