3. Horan di qua, Horan di là

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P.O.V Spencer

"Ecco la risonanza magnetica di Horan".

Erano passati un paio di giorni dalla prima visita di quel ragazzo maleducato e io non avevo più pensato a lui. Avevo tanti altri pazienti e avevo una vita. Di quel biondo impertinente me ne sarei occupata in seguito.

"Bene. Ci hanno messo poco" risposi, togliendo la busta gialla dalle mani di Josh.

"Essere vip servirà pur a qualcosa, no?".

Annuii appena aprendo un cassetto e ficcandoci dentro ciò che mi aveva dato. Mi alzai dalla sedia, mentre Josh mi guardava. "Che stai facendo? Non gli dai neanche un'occhiata?".

"No. Il mio lavoro per oggi è finito. Non posso fare tardi in palestra" risposi, mettendomi la giacca.

"Neanche una sbirciatina?".

Roteai gli occhi infastidita, mentre afferravo le ultime cose. "Gliela darò domani".

Josh comunque continuò a seguirmi mentre uscivo dall'ufficio e chiudevo la porta, prima di attraversare il corridoio.

"Oh, Spencer. Un'altra cosa..." disse, forse sentendosi troppo ignorato.

Mi voltai a guardarlo in attesa, senza smettere di camminare.

"L'operazione di Horan sarà a gennaio".

E ovviamente l'irritazione prevalse in me.

"Perché così lontana? Manca un mese".

"Perché ha deciso di farla in America. Ed era l'unica data disponibile".

E io sbuffai. "Vip del cavolo" borbottai. Chiunque nel nostro continente pensava che l'America fosse la terra dei miracoli. Perché non semplificare le cose e chiedere del dottor Fallen qui a Londra? Era uno dei miglior chirurghi che ci potessero essere. Ma no, ovviamente bisognava aspettare un mese, con il dolore per di più, solo per andare in America.
E io avrei perso altro tempo.

"Ma in questo modo i mesi diventano due. Come posso lavorare in queste condizioni, Josh?" mi lamentai.

"No, resteranno comunque tre mesi i tempi di riabilitazione" mi rassicurò.

Ah, ma chi se ne frega, pensai cercando di far sparire l'irritazione. La scelta era di quel biondo. Che ritenevo fosse quella sbagliata, ma era pur sempre sua.

-

Quando aprii la porta di casa il forte odore di curry arrivò al mio naso, facendomelo storcere.

"Jake!" urlai, gettando la borsa e il giaccone sull'attaccapanni.

Una testa bionda sbucò fuori dalla porta della cucina, con uno stupido sorriso sul viso.

"Ben tornata a casa, Spencie".

"Ben tornata un corno. Cos'è questa puzza? Devi piantarla con il curry, Jake!" esclamai, mentre lui squittiva e tornava a rifugiarsi in cucina.

"Come è andata la palestra?" mi chiese quando lo raggiunsi, una volta essermi tolta anche le scarpe.

"Al solito, la signora Bennet è caduta dalla fitball ancora una volta".

E lui scoppiò a ridere, mentre continuava a mescolare quell'intruglio di cibo dentro alla padella.

"Non c'è niente da ridere. Dovrebbe smetterla di attentare alla sua vita e fare un corso di uncinetto piuttosto. Come le signore della sua età" e stavo cercando davvero di restare seria, ma era più forte di me e sentendo la sua risata contagiosa, iniziai a ridere anche io, portandomi la mano alla bocca come mio solito.

Avrò Cura Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora