Gennaio 2031 - Tredici anni dopo
P.O.V. Spencer
Dio, era dannatamente tardi. Avevo detto a Niall che sarei tornata per cena, ma ovviamente non era riuscita nell'impresa. Però gli avevo mandato un messaggio, scusandomi con lui per doverli abbandonare così. In compenso avevo promesso che avrei fatto la cioccolata per tutti una volta a casa e che avremmo guardato un film insieme.
Uscii dal mio studio che ero ormai da sola. Le luci tutte spente, come se si fossero dimenticati che ero ancora lì dentro. Probabilmente era andata proprio in quel modo. Da quando Emily era stata sostituita da Margaret all'entrata, le dimenticanze erano triplicate. Continuavo a pensare che Josh avrebbe dovuto licenziarla e trovarne una migliore, con voglia di lavorare in più. Ma non era intenzionato ad ascoltarmi.
Non che la luce mi servisse a qualcosa. Conoscevo a memoria quei corridoi e chiusi a chiave la porta d'ingresso una volta uscita dall'edificio. Raggiunsi il parcheggio e salii in macchina, rabbrividendo di freddo e accendendo subito i riscaldamenti. Si gelava.
Mi misi la cintura di sicurezza e feci partire la chiamata dal piccolo display, prima di mettere in moto.
"Dove diavolo sei finita, babe?" la voce di Niall aveva riempito il veicolo, mentre uscivo dal cancello del centro di riabilitazione in cui lavoravo.
"Lo so, lo so. Mi dispiace, amore. Sto arrivando, giuro" risposi in fretta.
"Sei già in macchina?" mi chiese, prima di emettere un versetto di dolore, mentre la risatina di mio figlio si sentiva chiara. Probabilmente era accanto a suo padre.
"Sì, sono in macchina. Il tempo della strada. Che hai fatto?" chiesi a mia volta, incuriosita.
"Lucas si è appena sistemato su di me poco elegantemente" rispose e io ridacchiai. "Penso che tra poco si addormenti. Hai fatto piuttosto tardi stasera, Spence".
"No, aspetto la mamma" intervenne la voce di nostro figlio, ma era così assonnata che mi portava a credere più alle parole di Niall che alle sue.
Mi fermai al semaforo rosso e tamburellai le dita sul volante. "Quante volte devo ripeterti che mi dispiace? Non te la prendere, Niall. Mi farò perdonare. Soprattutto con te".
"Mmmh, mi piace". Potevo sentire perfettamente il tono malizioso nella sua voce.
"Thomas è a casa?" chiesi nello stesso istante in cui il verde era scattato e io aveva premuto l'acceleratore.
"Sì. Sta di sopra. Credo che dovesse finire dei compiti".
"Credi?".
"Lascialo vivere, Spence. Ha sedici anni" borbottò Niall. Era sempre la solita storia. Io ero vista come la cattiva della situazione.
"Guarda che se non recupera quelle tre materie sotto, si può scordare tutti i videogames e le uscite" dissi disperata. Thomas era un ragazzo davvero intelligente e non capivo perché dovesse applicarsi così poco nello studio.
"Alla sua età anche io ero combinato nello stesso modo, amore. Tranquilla. E tuo figlio è più intelligente di quanto lo fossi io all'epoca".
"No, Niall. Tu alla sua età stavi facendo il provino per X-Factor" sbuffai, fermandomi all'ennesimo semaforo rosso che non mi permetteva di arrivare a casa.
"Ma dove sei? E comunque tuo figlio è più avanti di me nella musica. Lascialo perdere. E anche se non dovesse riuscire abbiamo tanti di quei soldi che può farsi mantenere da me".
"È possibile che tutti i semafori siano rossi? Mi stanno facendo un agguato". Lui si mise a ridere. "E comunque ti odio quando parli così, vip del cavolo".
"Come, come? Ma se mi ami!" ribatté lui. "Mi hai sposato e hai fatto due figli con me".
"Sì, sì. Ti amo, ma vorrei che tuo figlio riuscisse, piuttosto che dipendere da te".
"Ti amo anch'io. E ce la farà, babe. Abbi fiducia, è un Horan. Oh, Lucas dorme" disse poi e sentii il rumore di movimento. Evidentemente si stava alzando per portare suo figlio minore a letto.
Sospirai. "Sono quasi a casa. Vedi di aprirmi il portone".
Niall ridacchiò. "Avrai come minimo altri dieci minuti di strada".
"Sei, se i semafori me lo permettono". Niall rise e io premetti l'acceleratore un'ulteriore volta, quando scattò il verde. Le strade erano deserte e io proseguivo tranquillamente.
Forse fu per quel motivo che quel furgone era uscito da quel vicolo senza neanche guardare, credendo che non ci fosse nessuno nei paraggi. Non perché io stavo parlando al telefono con Niall ed ero distratta. Lo facevo sempre: quella non era affatto una distrazione. Non perché io non avevo rispettato le regole della strada, perché lo avevo fatto eccome. E forse, se fossi passata con il rosso quando in quell'incrocio l'unica macchina in vista era la mia, mi sarei risparmiata quell'impatto. Avrei guadagnato secondi e quel furgoncino non lo avrei nemmeno incrociato. O forse sarei dovuta uscire prima dal lavoro e avrei dovuto cenare a casa con mio marito e i miei figli. Se lo avessi fatto non avrei dovuto sterzare in quel modo e sentire quel rumore di schianto nelle mie orecchie.
Ma evidentemente era così che doveva andare e io non avrei potuto farci nulla. Per lo meno, aver sentito la risata di Niall alla fine di tutto, se quella doveva essere davvero la mia fine, era stato un favore che mi era stato concesso dall'alto, per cercare di alleviare quella che in realtà si sarebbe rivelata una tragedia. Per me e per la mia famiglia.
- Fine -
(...To be continued)
Angolo dell'autrice: Avevo detto che mi sarei fatta sentire presto, vero? Beh, dato che il 29 e il 30 sono stati entrambi alquanto corti eccomi qui due volte in un solo giorno con il capitolo finale di questa fanfiction. Era iniziata come una semplice idea che poi si è progredita fino a questo punto. E sinceramente non mi sarei aspettata che sarebbe andata così, che sarebbe piaciuta tanto e sicuramente che sarebbe finita in questo modo. Riguardo a questo finale, che ho avuto stranamente il coraggio di rendere e pubblicare così, lascio a voi i commenti.
Adesso è il momento di fare i dovuti i ringraziamenti a tutti coloro che hanno letto questa storia, che l'hanno apprezzata o meno, a coloro che hanno votato e commentato.
E un ringraziamento speciale alle mie Sarah, Fabi e Miry, che mi hanno aiutato quando avevo dei dubbi e mi hanno dato tantissimi consigli.
Davvero, GRAZIE. VI AMO.
Inizierò presto, spero, con il sequel di questa storia, a cui mi sono affezionata davvero tanto.
Ancora buona Pasqua a tutti! E alla prossima.
-Sempre la solita Manu.
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Avrò Cura Di Te
FanfictionNiall odiava molte cose in quel periodo: odiava il suo ginocchio, odiava le persone che continuavano a chiedergli come stesse. E odiava chi non svolgeva bene il proprio lavoro. Lo scetticismo che prevalse in lui quando si ritrovò davanti quella rag...