28. Baciami, dannazione

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P.O.V. Niall

Sobbalzai spaventato quando la porta della mia camera si era aperta durante la notte. Solitamente la lasciavo socchiusa, ma l'impatto delle mani di Thomas contro di essa era stato così violento che mi aveva fatto svegliare sul colpo.

"Papà" piagnucolò mio figlio e io mi sollevai sui gomiti e accesi la luce sul comodino grugnendo quando mi colpì gli occhi ancora abituati alla tenebra.

Thomas adesso stava muovendo le mani verso di me e il suo labbro inferiore tremava. "Tommy, amore. Cosa c'è?" chiesi, afferrandolo da sotto le ascelle e sollevandolo sul letto.

Lui immediatamente mi strinse le braccia al collo, con una forza incredibile. "Mi hai lasciato. Mi hai lasciato!" esclamò prima di iniziare a piangere.

Io sospirai. A meno che non parlasse del momento in cui ero andato in bagno quel pomeriggio mentre coloravamo insieme in soggiorno, era ovvio che aveva appena avuto un incubo.

"Non ti lascerei mai, babe. Sono qui" dissi, strofinandogli la schiena e cercando di consolarlo.

"Non voglio andare a casa".

Che cosa aveva sognato? "Piccolo mio, questa è casa tua. Con me. Né tu né io andiamo da qualche parte. Non ti lascerò mai. Era solo un sogno. Non ti lascerò mai" terminai, baciandogli la testa.

"Promesso?".

"Promesso". La sua presa si allentò e annuì, tirando su con il naso. "Possiamo tornare a dormire adesso?" gli chiesi, sentendo la stanchezza che si abbatteva pesantemente su di me.

"Con te?" mi chiese stringendo ulteriormente la presa sul mio collo, non facendomi quasi respirare.

"Sì, qui con me, babe" risposi distendendomi, ma continuando a tenerlo tre le braccia. La sua testa si sistemò sul mio petto e io gli misi le braccia intorno, dopo averlo sentito sospirare.

Di solito preferivo dormire sul fianco o sullo stomaco, ma sentire mio figlio finalmente comodo e rilassato su di me, mi faceva pensare che mi sarei potuto abituare facilmente a quella posizione.

-

"Niall!" la porta si aprì, facendomi sobbalzare una seconda volta e aprire gli occhi di colpo. Dannazione, la luce filtrava a malapena dalla finestra. Quella notte nessuno era intenzionato a farmi dormire.

Mugugnai e avvicinai mio figlio ancora di più a me con il braccio. Eravamo finiti sul fianco mentre dormivamo.

"Mmh?" non riuscivo neanche a parlare e mi portai la mano sugli occhi, infastiditi dalla luce che entrava dalla porta che dava sul corridoio, dietro Spencer.

La sentii sospirare. "Dannazione, mi ha fatto prendere un colpo".

"Chi?" chiesi con la voce impastata dal sonno. Il mio accento irlandese molto calcato.

"Thomas. Non era nel suo letto e ho preso paura" mi spiegò, mentre io lanciavo uno sguardo alla sveglia sul comodino. Erano le 5:47.

"Che ci fai sveglia a quest'ora tu?" chiesi, chiudendo di nuovo gli occhi, dato il fastidio estremo che mi stava dando quella luce.

"Non lo so" ridacchiò lei e io mugugnai un'altra volta.

"Allora vieni qui e torna a dormire" affermai e in quel momento Thomas si lamentò nel sonno. Stavano facendo troppo baccano anche per i suoi gusti.

"Silenzio" borbottò e io riaprii gli occhi cercando di non ridere.

"Sì, parla nel sonno spesso" disse Spencer con un sorriso divertito.

Avrò Cura Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora