prologo

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"Ogni persona è padrona della propria felicità"; mia madre me lo diceva sempre e io ne ero convinta fino a pochi mesi fa

Pensavo che ognuno si costruisse la propria felicità da solo, tutte le emozioni che provava, le provava perché lo desiderava, io però, non avrei mai voluto sentirmi cosi. Non ho mai avuto amici perché non ne ho mai sentito la necessità, l'unica persona con cui parlavo, con cui mi divertivo, con cui mi confidavo e a cui dicevo tutto era mia madre, la mia migliore amica; ma adesso che lei non c'era più, adesso che una stupida malattia me l'aveva portata via, io mi sentivo persa.

Non avendo mai conosciuto mio padre e non avendo rapporti con i parenti di mia madre, i quali non avevano mai accettato il fatto che a soli sedici anni lei avesse avuto una bambina, fui affidata ai servizi sociali in quanto minorenne.

Per mia fortuna o sfortuna, una famiglia italiana, la famiglia Gon, mi adottò Non sapevo niente di loro, a parte che vivevano a Venezia. Ma comunque non avevo altra scelta.

Fortunatamente a Parigi imparai bene l'italiano, grazie all'aiuto di mia madre che amava l'Italia alla follia e fece innamorare anche me di quel paese.
Ma viverci? Come sarebbe stato? Non ero pronta al cambiamento.

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