CAPITOLO DUE

507 41 1
                                    


Durante il tragitto immaginai la mia nuova casa. Visto i soldi che dovevano aver speso per la macchina mi aspettavo una piccola abitazione senza giardino e di colore bianco. Azzeccai solo il colore.<<porca miseria>> dissi senza pensarci. <<benvenuta a casa Camille>> mi disse Elisabeth sorridendo.

Era una casa enorme, molto più grande di una villa. Era piena di vetrate, bianca, con terrazze piene di fiori e con una porta d'ingresso grande quanto quella di un centro commerciale, ma molto più bella. Il giardino era spettacolare. Piante, alberi, fiori e cespugli lo rendevano un vero e proprio splendore. una piscina attirò la mia attenzione. <<la piscina!>> dissi. Matteo si mise a ridere e mi fece arrossire. Con l'auto percorremmo un vialetto che portava davanti alla porta d'ingresso dove ci stava aspettando un uomo a cui non feci molto caso per via del mio stato di shock.

A Parigi vivevo un una piccola casetta mal ridotta, con solo quattro stanze e un giardino che assomigliava tanto a un ritrovo per gatti, vista la grande quantità di bestiole che lo abitavano. Solo nei miei più grandi sogni avrei potuto immaginare una casa del genere.

Scesi dall'auto, mi affiancai ad Elisabeth che apri la porta d'entrata. Un enorme atrio mi comparve davanti. era pieno di quadri e qualche scultura; le pareti erano bianche e il pavimento di legno scuro, che dava alla casa un tocco di maestria; al centro c'era una scalinata possente e tutta di legno che portava al piano superiore. Tutt'intorno all'atrio c'erano delle porte di legno chiuse che portavano alle stanze del piano terra.

<<Teo, accompagna Camille nella sua stanza e avvisa Arianna che vada a presentarsi>>.disse Luca entrando in casa con i miei pochi bagagli in mano. << vieni Camille>> disse Matteo sbuffando. Era scocciato?. salimmo le scale e girammo a destra lungo un corridoio piuttosto buio ma ben decorato sempre con quadri e tappeti. Salimmo della altre scale, questa volta a chiocciola e ci trovammo davanti ad una porta. << questa e camera tua. se hai bisogno di me, devi percorrere lo stesso percorso nel corridoio a sinistra delle scale. Ciao>>. detto questo se ne andò via. Lo fissai percorrere le scale a ritroso e sparire velocemente. Mi voltai verso la porta chiusa e prima di entrare nella stanza feci un lungo respiro e chiusi gli occhi. Presi la maniglia in mano e l'abbassai lentamente; la porta si apri con un piccolo cigolio. <<oh cazzo!>>fu l'unica cosa che riuscii a dire. La stanza era enorme. Pareti di legno con porta-finestra che davano su un terrazzo  si ergevano di fronte a me; una libreria e una scrivania, si trovavano attaccati al muro di sinistra. sulla scrivania c'era un computer e una televisione. al centro della stanza c'era un tavolo rettangolare di legno chiaro con quattro sedie messe ai lati. Un enorme lampadario di vetro era posto proprio sopra il tavolo e sul parquet era disteso un grande tappeto che sembrava ariano. Nella parte a destra della stanza c'era un letto a baldacchino grande quanto quello della regina Elisabetta. Ai lati del letto, oltre a due comodini, c'erano due stanze. Senza pensarci aprii la prima e mi ritrovai dentro una cabina armadio piena zeppa di vestiti, accessori, scarpe e borse, con una toilette al centro. Il sogno di ogni ragazza. Corsi fuori dalla cabina ed entrai nella seconda stanza. Era un bagno; un bagno spettacolare. aveva sia la doccia che la vasca a idromassaggio, la TV e anche un lettore cd con casse appese ai quattro angoli della stanza se volevano farmi morire in paradiso c'erano quasi. Sul lavandino notai una busta bianca appoggiata con accanto un mazzo di girasoli. Presi subito la lettera e iniziai a leggerla con un leggero sorriso sulle labbra.

"Cara Camille, spero che la stanza sia di tuo gradimento. ti consiglio di riposarti prima di cena. scendi in sala da pranzo per le 20. mi farebbe piacere se ti mettessi un vestito per la prima cena insieme. Un abbraccio. Elisabeth."

Uscii dal bagno e guardai l'orologio appoggiato su un comodino: erano le 17.05. effettivamente mi sentivo molto stanca per via del viaggio , anche se breve, così decisi di dormire un pochino. Mi distesi sul letto e sprofondai la testa nei cuscini morbidi. Il sorriso che si era formato sulle mie labbra svanì non appena Iniziai a pensare a mia madre, a tutti i nostri ricordi belli e a quanto avrei voluto che lei fosse li con me in quel momento. Dai miei occhi iniziarono a scendere delle lacrime, lacrime amare e piene di malinconia.

un amore imprevisto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora