CAPITOLO DICIASETTE

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Girai la testa di scatto per evitare quel contatto piacevole con le sue labbra. Non volevo stare ancora male per colpa sua e l'unico modo per non soffrire era evitarlo. Questo era quello che mi diceva la testa, il cuore invece stava urlando che avevo fatto una stupidaggine.

Matteo mi guardò allibito e non mi disse niente. 《 non farlo più》 sussurrai senza guardarlo in faccia. 《 non voglio soffrire》 continuai a voce bassa. Teo si irrigidì improvvisamente e corrugò la fronte 《 cosa vuoi dire?》 mi chiese come se non sapesse di cosa stessi parlando e questa cosa mi infastidiva molto. 《 Perché mi vuoi baciare, quando hai una fidanzata? Quando mi tratti sempre male? mi fai solo soffrire così》 dissi alzando la voce. Ero arrabbiata. Matteo si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza senza parlare. La mia rabbia stava continuando a crescere; volevo delle risposte. D'un tratto Teo si fermò e mi fissò serio 《 non lo so》 fu la sua risposta. Aprii la bocca allibita 《 COME NON LO SAI?》 urlai impulsivamente. "stiamo scherzando?" pensai fra me e me. 《 ti giuro che non lo so. Devo capirlo anche io》continuò lui quasi balbettando. Strinsi il lenzuolo per restare calma. 《 sei uno stronzo》dissi in un sussurro. Non ero certa che mi avesse sentita, ma la sua espressione sorpresa mi diceva di si. Passarono molti secondi, che sembravano ore, prima che lui riaprì bocca. 《 non permetterti di darmi dello stronzo》 disse serio. Restai zitta aspettando che lui dicesse qualcos'altro. 《 e sai una cosa? fai quello che vuoi! vuoi uscire con Michele? escici! vuoi scopartelo? fallo! ma poi non venire a lamentarti da me》 dicendo questo uscì dalla mia stanza sbattendo la porta. Si era proprio infuriato.

Iniziai a piangere come una fontana, non ne potevo più. "Mamma, ho bisogno di te" pensai continuando a far cadere le lacrime. Ero veramente sconvolta. Da quando mia madre non c'era più, la mia vita era diventata un disastro. Non sapevo come affrontare questo genere di cose, non ero abituata ad interagire con i ragazzi e, per come stavano andando le cose, lo stavo facendo nel modo sbagliato.

Passai altri tre giorni a casa nei quali parlai solo con Arianna, Elisabeth e Luca. Tutti eccetto Teo. Il giovedì, fortunatamente mi sentivo molto meglio, la febbre mi era passata e decisi di andare a scuola; dovevo assolutamente parlare con Chiara e Altea di tutto quello che era scuccesso. Era strano il bisogno incontrollato di dover parlare con loro dei miei problemi, non riuscivo proprio a trattenermi.

Decisi di andare a piedi, perché avevo paura di vedere Matteo; non feci nemmeno colazione. Arrivata davanti all'ingresso dell'edificio notai solo Altea che mi sorrideva. 《 ciao Camille, come stai?》 mi domandò sorridendo. 《 fisicamente meglio, psicologicamente uno schifo》 le confessai triste. Altea mi guardò perplessa 《 cosa ha fatto Matteo adesso?》 chiese confusa. Aveva già capito tutto. In quel preciso momento arrivò Chiara che abbracciò sia me che Altea. 《 che ci racconti Camille? 》 domandò lei serenamente. Altea la guardò seria 《Problema Teo》 gli disse. Chiara sbuffò alzando gli occhi al cielo. 《cosa ha combinato?》 chiese con voce spazientita. Gli raccontai ogni singolo particolare di quello che era successo il giorno prima dopo che loro due erano andate via; le loro facce erano sbalordite, non potevano crederci. 《 che deficiente》 disse Chiara con la sua solita finezza. Stavo per parlare quando Altea si mise a guardare dietro di me 《 parli del diavolo.. 》 disse con faccia disgustata. Sia io che Chiara ci girammo e vedemmo Matteo mano nella mano con Sofia che si incamminavano verso di noi. Restammo tutte e tre a fissarli. I miei occhi e quelli di Teo si incrociarono; nessuno dei due voleva cedere e distogliere lo sguardo. Ci superarono ed entrarono a scuola con aria di superiorità, come se fossero due celebrità. Vederlo mi fece salire le lacrime agli occhi; mi faceva male, troppo male. Chiara si accorse del mio stato d'animo e, a passo veloce, si diresse all'interno dell'edificio. Io e Altea la seguimmo immediatamente non capendo cosa volesse fare. L'atrio della struttura era sommerso da studenti tra cui Matteo e la bionda che erano intenti a prendere dei caffè alle macchinette. Chiara li vide e corse verso di loro prendendo per la maglia Teo. 《 senti brutto stronzo, fai star male ancora una volta Camille e ti spacco la faccia》 urlò davanti a tutti. Io e Altea la guardammo a bocca aperta, come fece metà della gente nella struttura; compreso Matteo. Aveva fatto un bel casino.

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