CAPITOLO VENTITRE

420 29 1
                                    


Nel bar la musica era a tutto volume e i giovani si divertivano spensierati. Il ragazzo biondo era immobile, quasi paralizzato. Il sangue continuava a colargli dal naso. I suoi due amici guardavano Matteo a bocca aperta come del resto stavo facendo anch'io. "o mio Dio" pensai sconvolta. Gli aveva tirato un pugno in piena faccia per me. Questo era uno di quei gesti che non avrei mai dimenticato.

《 Brutto idiota. Mi avrai rotto il naso》 urlò il biondo portandosi una mano al naso. Teo lo guardò con occhi di sfida 《 Non provare a dire mai più una cosa del genere su Camille》 ringhiò a denti stretti. Non sapevo cosa fare. Il mio sguardo passava dal ragazzo a Matteo di continuo. Improvvisamente Teo mi prese per un braccio e mi trascinò fino all'uscita del bar senza dire più una parola ne a me, ne al ragazzo biondo. Ci incamminammo verso la nostra stanza in silenzio. La mia testa era piena di pensieri che cercavano delle risposte e delle conferme. Il mio corpo tremava per l'adrenalina e la paura; non c'era una parte di me tranquilla. Arrivati in camera, Matteo iniziò a tirare pugni alla porta con molta violenza. 《 Quell'idiota io lo uccido》 disse gridando. Lo guardai sconcertata; stava esagerando. 《 calmati adesso. 》 sussurrai incerta di quello che volevo dirgli. Teo si voltò verso di me con gli occhi bene spalancati 《 come posso calmarmi? hai sentito cosa ti ha detto?》. Si, lo avevo sentito bene e mi aveva ferita, ma cosa potevo fare? Prima di rispondergli presi fiato 《 dai, stai tranquillo, ormai è passato》. Detto questo mi infilai a letto senza cambiarmi perché ero davvero molto stanca e stressata. Matteo continuò a guardarmi con un espressione che non faceva trapelare sentimenti. Avrei tanto voluto potergli entrare nella mente per sapere cosa stava pensando. 《 come vuoi tu》 disse infine sospirando. Iniziai a pensare a quello che era successo e le mie guance si infiammarono. Mi aveva protetta; mi aveva salvata da quei tre ragazzi. Come potevo non amarlo? come potevo odiarlo? Era davvero la prima persona che mi aveva fatto battere il cuore a mille, che mi aveva fatto sentire le farfalle nello stomaco.

Il sonno pian piano mi stava assalendo quindi cercai di liberarmi la mente. 《 grazie Teo》 dissi proprio prima di addormentarmi. Non sentii nessuna risposta.

---

Il resto della vacanza trascorse tranquillamente. Io e Matteo eravamo più uniti che mai; ridavamo, scherzavamo e ci divertivamo come due bambini e il giorno del ritorno in Italia arrivò in un secondo.

Eravamo in aereo ormai da un po' di tempo e io stavo guardando tutte le foto che avevo fatto; i paesaggi, i monumenti e le sculture erano tutte molto belle, ma le foto migliori erano quelle che avevo scattato a Teo. C'era una in particolare che mi piaceva tanto, dove Matteo chiedeva indicazioni a dei londinesi. I suoi lineamenti, i suoi occhi e i suoi capelli lo facevano sembrare ancora più perfetto di quanto non era già. ovviamente lui non se n'era accorto che glie l'avevo scattata, per questo motivo l'avrei conservata con cura.

Quando l'aereo iniziò il decollo pensai subito a Chiara ed Altea. Era ormai una settimana che non le sentivo e volevo raccontargli tutto quello che mi era successo, in ogni minimo particolare.

Non appena fummo dentro l'aeroporto mi tornò in mente il primo giorno che arrivai in Italia. Pensai ad Amelì, l'assistente sociale che mi aveva accompagnata fino a qua, che mi era stata più vicina nel momento del bisogno. "dovrò chiamarla per sentire come sta" mi dissi malinconica; mi mancava tanto.

Non vedevo l'ora di arrivare a casa per disfare i bagagli e fare una doccia, quindi sollecitai Elisabeth e Luca a sbrigarsi dicendo che non mi sentivo molto bene, anche se, alla fine era vero che non ero in gran forma. Era già da un paio di ore che avevo uno strano presentimento, come se dovesse succedere qualcosa di brutto, qualcosa che non potevo evitare, ma forse era solo la mia fantasia.

Arrivammo a casa in poco tempo e Teo mi aiutò a portare in camera mia i bagagli. 《 finalmente a casa》 dissi non appena il mio piede varcò la soglia della mia stanza da letto. Matteo era dietro di me e il mio orecchio sentì a fatica una sua risatina. 《 sei sempre che ti lamenti 》affermò schiarendosi la voce. Lo fulminai con lo sguardo, ma poi gli sorrisi teneramente 《anche tu non scherzi》risposi facendogli la linguaccia. Ci guardammo per un paio di secondi che sembravano minuti se non ore, poi sospirando mi voltai verso la mia valigia《 mi faccio una doccia》dissi prendendo dei vestiti puliti da mettermi. 《 va bene, ci vediamo dopo》 mi rispose sorridendo leggermente.

Non appena Matteo uscì dalla camera Mi incamminai verso il bagno e accesi l'acqua calda della doccia. Mi spogliai e mi infilai sotto il getto tiepido per rilassarmi un po'. Liberai la mia mente e iniziai a canticchiare vecchie canzoni francesi che mia mamma mi aveva insegnato quando ero piccola. Non so per quanto tempo rimasi sotto l'acqua, ma quando uscii dal bagno mi sentivo rigenerata e felice.

Indossai un paio di pantaloni di tuta e una maglietta a maniche corte e scesi al piano inferiore per vedere se c'era Teo, dato che non era in camera sua. Entrai in soggiorno dove c'era Luca che stava guardando una partita di calcio, di conseguenza constatai che dovevano essere le nove di sera circa. 《hai visto Matteo?》 chiesi catturando l'attenzione del mio padre adottivo. 《 è in giardino》 mi rispose lui sorridendomi allegramente. Gli risposi con un sorriso di rimando e mi diressi verso l'uscita della casa. Cosa ci faceva in giardino a quest'ora? Non era da lui. Volevo divertirmi un po' con Teo come avevo fatto a Londra. Uscii dall'ingresso principale allegramente, ma questa sensazione felice fu subito sostituita da rabbia, una rabbia che mi spezzò il cuore. Vidi Teo baciarsi con Sofia. Sapevo che stavano insieme, ma dopo tutto quello che avevamo passato pensavo di piacergli, dopo quello che mi aveva detto pensavo che ormai non sarebbe andata avanti fra loro. Ero proprio una stupida. Sofia lo salutò e se ne andò con la sua camminata da oca; per fortuna non si era accorta di me a differenza di Teo che non appena mi notò,  mutò il suo sguardo da felice a sorpreso e a triste. Mi voltai di scatto per entrare in casa, ma subito dopo scattai di nuovo verso di lui. La rabbia ebbe la meglio sull'indifferenza.《 sai una cosa, non mi parlare più e non venirmi mai più a raccontare le tue stronzate》 urlai inferocita. Matteo mi guardò con aria truce, come se avessi detto qualcosa di sbagliato e offensivo. 《 ma cosa pretendi? che io non stia più con lei per...》 si bloccò per un secondo 《 per non so neanche io cosa? perché dovrei lasciare Sofia? dammi un buon motivo》 mi ringhiò contro infine. Sentii il calore invadermi e il sangue ribollirmi. Ero davvero arrabbiata. 《 tu, sei solo un impertinente, viziato e sciocco ragazzino troppo cresciuto. Ti diverti a prendere in giro le persone? pensavo che io e te potevamo andare d'accordo ormai, ma a quanto pare mi sbagliavo》 urlai tutto d'un fiato senza pensare. Matteo mi guardò sgranando gli occhi, poi si volto e si incamminò verso il cancello del giardino 《 ma vaffanculo Camille》 riuscii a sentire e questo mi bastò per seguirlo. 《 come scusa? 》 dissi con disprezzo. Non mi accorsi che ci eravamo diretti davanti ad un'auto. Matteo sali dalla parte del guidatore e io distinto mi sedetti da quella del passeggero 《scendi》 mi disse serio. 《no, adesso tu ripeti quello che hai detto》 urlai decisa. La macchina partì, ma lui non mi rispose 《 Mi hai sempre presa per il culo vero? non ti è mai fregato niente di me》 dissi esasperata sempre ad alta voce. 《 non dire stupidaggini. Io non mento mai》 disse Matteo quasi ridendo per quello che avevo detto. 《 E allora perché fai cosi? perché mi dici quelle cose belle e poi ti baci con Sofia?》 mugugnai. Mi stavano per scendere le lacrime dal nervosismo. Teo si volto verso di me 《Camille, io ti...》.

Lo schianto fu immediato. Sentii solo un gran rumore, poi nulla, il vuoto. Era tutto buio. Ero morta?

un amore imprevisto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora