CAPITOLO VENTIQUATTRO

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Mi sentivo leggera, come se non ci fosse la forza di gravità. Era tutto bianco; più cercavo di muovermi per scappare e più mi rendevo conto che non sarei riuscita ad andare da nessuna parte. Dove mi trovavo? Sapevo che mi stava sfuggendo qualcosa, che c'era qualcosa che dovevo ricordarmi, ma anche se mi concentravo al massimo la mia mente si rifiutava di aiutarmi a capire. Decisi di sedermi sul pavimento a gambe incrociate e iniziai a canticchiare una canzone che mia madre mi cantava da piccola quando ero triste. "mia madre! " pensai all'improvviso. Chissà se anche lei, prima di morire, era finita in quel luogo. Stavo morendo? era molto probabile, ma perché? non riuscivo a ricordarmelo. Cosa mi sfuggiva?. D'un tratto sentii una voce famigliare 《Camille, mi senti?》 mi chiedeva. Mi guardai in torno, non capivo da dove proveniva. 《 Forza Camille, svegliati》continuava a dire la voce. Stavo dormendo? quindi non ero morta. Mi concentrai sui miei ricordi: mia madre, Amelì, Luca, Elisabeth e...

《si sta risvegliando》 stava dicendo Luca con ansia. Tenevo gli occhi chiusi perché mi dava fastidio la luce, ma riuscivo a sentire le voci dei miei famigliari. 《 finalmente》 disse Elisabeth con la voce piena di dolore misto a felicità. Sentivo dolori molto fitti in varie parti del corpo. La mano della mia madre adottiva stringeva la mia. Pian piano iniziai a sbattere le palpebre per tentare di aprire gli occhi. 《 Camille, mia cara, come ti senti?》 mi domandò Luca sorridendo. Non riuscivo a muovere la bocca per rispondere, ma mi sforzai 《b-bene》 sussurrai con un filo di voce. Un'infermiera si avvicinò a me per controllare la flebo che avevo nel braccio, poi chiamó un medico per farmi una visita veloce. L'uomo che mi stava facendo il controllo era sulla quarantina, capelli brizzolati, occhi azzurri e fisico tonico; per la sua età era ancora molto affascinante. 《 È tutto a posto per ora, è stabile》 disse a Luca ed Elisabeth. 《 però adesso dovrebbe riposare, quindi sarebbe meglio lasciarla sola》continuò serio, poi uscì dalla stanza con delle cartelle sotto il braccio. Elisabeth mi guardò preoccupata, forse perché si era accorta della mia espressione sconcertata. Non capivo cosa stava succedendo. Perché ero in ospedale? 《cosa è successo?》 chiesi sforzandomi di parlare. Elisabeth e Luca si scambiarono delle occhiate insicure e titubanti, come se non volessero dire cosa era successo. 《 hai avuto un incidente, per ora devi accontentarti di questo》 mi rispose Luca cercando di restare tranquillo. Non mi bastava, volevo sapere, dovevo sapere. 《va bene. Cosa mi sono rotta?》 gracchiai un po' scocciata. 《 la gamba sinistra , tre costole e i legamenti della mano destra, per il resto hai molti lividi》 rispose Elisabeth questa volta. Ora capivo i miei dolori. 《da quanto sono qui?》 domandai ancora. 《tre giorni. Sei rimasta in coma pilotato per tre giorni.》 continuò sempre Elisabeth. Ero rimasta tutto quel tempo in coma pilotato? Ma perché? che incidente era successo?. Prima che potessi continuare con le domande Luca prese la mano della moglie.《 dovremmo andare adesso. Lasciamola riposare》le disse. Elisabeth lasciò la mia mano per darmi un bacio sulla fronte e uscire dalla stanza. Sospirai rassegnata; non ero riuscita ad avere tutte le risposte che avrei voluto.

《 sei fortunata ad avere una famiglia così》 disse una voce alla mia destra. Mi voltai di scatto e notai una ragazza magra che mi sorrideva dal letto accanto al mio. Non mi ero accorta della sua presenza. 《 già》 le risposi ricambiando il sorriso. Era una ragazza molto carina, capelli neri, occhi azzurri e con delle fossette che la rendevano dolce. 《io sono Sharon》 mi disse allegramente. 《 piacere, io sono...》 《Camille》 mi interruppe lei. In quel momento entrò nella stanza una ragazza di media altezza, bionda con occhi azzurri e un fisico perfetto. 《 sharon, ti ho portato del succo all' arancia, va bene?》 la ragazza posò un cartone sul tavolino vicino al letto della mia compagna di stanza. 《grazie mille, Je》 disse Sharon tutta felice. La ragazza bionda si voltò verso di me e mi scrutò per bene 《finalmente si è svegliata》 disse sorridendo. 《 Jessica, lei è Camille; Camille, lei è Jessica, una mia amica》 Sharon ci presentò gentilmente. Arrossii per l'imbarazzo. Jessica si sedette accanto al letto dell'amica. 《 cosa ti è successo?》 chiesi a Sharon con un filo di voce. 《 niente di grave; ho bisogno di trasfusioni di sangue》 mi rispose serenamente.《a te piuttosto è successa una cosa grave! sei stata molto fortunata》 continuò con voce seria. 《siete》 la corresse Jessica. 《 si, scusa》 mi disse la mora. La mia fronte si corrugò. Cosa volevano dire? Mi stava sfuggendo qualcosa, qualcosa che anche in sogno mi tormentava, qualcosa di veramente importante. 《 siamo? 》 domandai incerta. 《 si, tu e il ragazzo. Come si chiamava Je?》 chiese Sharon all'amica. 《 mi sembra Matteo》 le rispose lei.

Mi si fermò il respiro. Non sentivo nemmeno più battere il cuore. Matteo, ma certo. Iniziai ad agitarmi e a ricordare tutto. Io e lui in macchina, litigavamo e poi il buio; l'incidente. "che stupida sono! come ho potuto dimenticare Teo!" pensai tra me e me.《Come sta lui?》 chiesi quasi urlando. Le due ragazze mi guardarono sconcertate. 《 l-lui è...》 iniziò a dire Sharon 《... in coma>>

un amore imprevisto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora