CAPITOLO VENTOTTO

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"Ci sono cose che solo il cuore può percepire" . Mia madre me lo diceva sempre, ma solo in quel momento avevo capito il significato; solo in quel momento potevo dirle hai ragione mamma.

. La gioia di sentire la voce di Teo, di vedere i suoi meravigliosi occhi verdi, di sentire il suo respiro e di percepire il suo sguardo su di me, non era dovuta al senso di colpa che provavo a causa dell'incidente; il mio cuore aveva ricominciato a battere regolarmente. In quell'istante in cui Matteo aveva riaperto gli occhi, in quell'istante in cui aveva pronunciato il mio nome, io avevo capito. Lui mi completava; lui aveva dato un senso alla mia vita dopo la morte di mia madre, dopo che tutto era diventato buio.

Ero immobile; le lacrime continuavano a scendere incondizionatamente senza che io lo volessi. 《Teo?》sussurrai lentamente. Nella mia mente iniziarono a formarsi mille pensieri. Cosa faccio? Cosa dico? Devo chiamare i dottori? Avverto Elisabeth e Luca?

Ero in uno stato di shock. Finalmente, dopo tante preghiere, dopo tante lacrime e pensieri aveva riaperto gli occhi e pronunciando il mio nome. Mi allontanai dal suo viso di scatto e mi guardai in torno. Cosa avrei detto ai medici quando mi avrebbero trovata li? ''che stupidi problemi ti fai Camille! Matteo si è appena svegliato e tu pensi a cosa diranno i dottori?'' ragionai arrabbiandomi con me stessa.

《Camille》 disse nuovamente Matteo chiudendo gli occhi a fatica. Mi gettai nuovamente su di lui. 《No, no. Riapri gli occhi. Resta con me》urlai facendo aderire la mia faccia sul suo petto. Le lacrime non volevano smettere di scendere. Non poteva abbandonarmi di nuovo.

Mi alzai di scatto e a fatica raggiunsi la porta della stanza d'ospedale che aprii con violenza. 《Infermiera?》 Gridai con tutta la voce che avevo tenendomi saldamente alla porta della stanza. 《Matteo è sveglio》 continuai. Tornai più velocemente che potevo hai piedi del letto mi Matteo. << ti prego...>>

Pochi secondi dopo le mie urla si materializzarono due donne.

La più giovane delle due mi prese fra le braccia e mi portò nell'atrio del reparto mentre l'altra entrava nella stanza.

《Camille, cosa ci facevi li dentro? 》 mi domandò appena mi sedetti su una delle sedie nella grande stanza. 《Io... lui è sveglio, capisce?》 Farfugliai fra un singhiozzo e l'altro. Lo era veramente? Non me l'ero sognata? Iniziarono a frullarmi queste idee nella mente. Magari non ero lucida, magari era tutto uno scherzo della mia stupida mente.

《Certo che capisco, ma non hai risposto alla mia domanda. Non puoi entrare nelle stanze degli altri pazienti senza permesso》continuò lei con tono severo. In quel momento non mi importava di quello che mi stava dicendo. 《 sta bene? La prego, mi dica che sta bene!》 Dissi ignorando la sua predica. L'infermiera mi guardò per qualche secondo per poi chiamare un'altra donna che mi portò in camera mia. Non smisi neanche un secondo di piangere, non ne avevo le forze. L'unico pensiero era rivolto a Teo. Stava bene? .

Sharon dormiva beatamente e non si accorse di nulla quando la donna che mi riportò nella stanza. << la prego, mi dica come sta Matteo! La prego!>> dissi fra un singhiozzo e l'altro. Non volevo arrendermi adesso, non avrei ceduto tanto facilmente. L'infermiera mi dovette sedare con una puntura siccome non volevo tranquillizzarmi. In seguito a quel gesto i miei ricordi divennero vaghi. Una telefonata. Delle urla. Persone che entravano e uscivano dalla stanza. Mille parole confuse. Poi niente, il silenzio. Di nuovo    

un amore imprevisto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora