CAPITOLO TRENTACINQUE

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Mi alzai di scatto e mi misi seduta sul letto. I miei occhi erano puntati su Matteo che mi guardava sorpreso. << cosa ci fai qua?>> mi chiese allontanandosi di poco da me. Mi guardai in torno alla ricerca di un orologio. Era già mattina? << che ore sono?>> domandai ignorando quello che mi aveva detto. Teo prese il telefono in mano per guardare l'ora. << sono quasi le undici>> rispose con voce dubbiosa. << non hai risposto alla mia domanda però>> continuò subito dopo << cosa ci fai qui?>> finì infine portando le mani ai fianchi impaziente della mia risposta. Cosa ci facevo li? La sera precedente avevo passato una serata orribile a causa della sua 'ragazza' che mi aveva 'minacciata' e io avevo bisogno di lui, avevo bisogno di sentirlo vicino. Gli avrei detto questo? No, certo che no. Avrei dovuto inventarmi qualcosa, e anche alla svelta. Pensa Camille, pensa! Dopotutto non fai altro dalla mattina alla sera mi ammonii sola. Il mio cervello non mi portava a nulla di buono, nessuna scusa accettabile, che filasse via liscia.

<< allora?>> disse Matteo distraendomi dai miei pensieri. << io...>> iniziai per poi interrompermi alla ricerca di un qualcosa da dire. <<ieri sera ho bevuto. E devo aver sbagliato camera. Non ci ho fatto caso, scusami>> finii la frase con una nota di stupore. Non riuscivo a credere alle mie stesse parole e probabilmente neanche lui ci credeva, ma poco importava, ormai era fatta. Mi alzai dal letto e mi incamminai verso la porta della stanza per uscire. Urlai un << ben tornato>> prima di scomparire verso la mia camera.

Che figuraccia avevo fatto! Farmi trovare in camera sua da lui era proprio la cosa peggiore che potessi fare. Chissà cosa aveva pensato quando mi aveva vista li. Però, tutto sommato mi complimentai con me stessa per la scusa che avevo trovato. Che avessi bevuto? Era possibile, dopo tutto lo avevo già fatto. Che lui mi credesse? Probabile. Non era presente alla festa e non poteva sapere che... <<Michele>> urlai una volta entrata in camera. Michi mi aveva riportata a casa e sapeva che ero perfettamente sobria, come lo sapevano Chiara ed Altea, ma di loro non mi preoccupavo. << cavolo!>> pensai allarmata. Poteva essere un'ottima scusa se il migliore amico di Teo non mi avesse riaccompagnata a casa.

Mi buttai sul letto a riflettere. Forse mi stavo preoccupando per niente. Perché mai i due amici dovevano parlare di quel sabato sera? Avranno avuto sicuramente altri mille discorsi da fare. Dopotutto non si vedevano da un po'. Sospirai convinta dei miei ultimi pensieri e mi rilassai.

Quanto mi sbagliavo.

Neanche finito di calmarmi, Teo entrò nella stanza bruscamente. Mi rialzai dal letto corrugando la fronte. << non ti hanno insegnato a bussare?>> domandai ironicamente. Cosa voleva adesso? Aveva già parlato con Michi? Mi aveva scoperta?

<< e a te non hanno insegnato che mentire è sbagliato?>> chiese lui portando le braccia al petto. Osservai la sua figura per una frazione di secondo. Era ancora ricoperto da lividi giallognoli, ma tutto sommato, era sempre il solito Matteo, solo un po' ammaccato.

<< cosa vuoi dire?>> chiesi distogliendo lo sguardo dalla sua figura. << eri ubriaca ieri sera?>> mi domandò lui alzando un sopracciglio. dannato Michi pensai maledicendolo. Gli aveva già spifferato tutto. Posso sempre continuare a dire che ero ubriaca. La mia parola contro la sua. Che brutte cose mi passavano per la testa, ma optai per proseguire sulla mia strada. << non so cosa ti abbia detto Michele, ma ti assicuro che..>> iniziai ma non potei finire la frase perché Matteo mi interruppe bruscamente. <<Michele?>> domandò lui sorpreso.

Lo fissai interdetta. Non era stato Michele a dirgli che non ero ubriaca? E allora chi era stato? Altea e Chiara di certo non erano state; loro e Matteo non si parlavano.

<< scusa, ma chi ti ha detto che non ero ubriaca?>> chiesi con voce debole ma curiosa. Teo chiuse la porta dietro di se e si avvicinò al mio letto. << Arianna. >> disse infine come se fosse ovvio. << Oh>> fu l'unica cosa che uscì dalla mia bocca. Non avevo pensato a lei. Che stupida ero stata.

<< è venuta per salutarmi e vedere come stavo. Poi mi ha chiesto se ti ho vista e se ti ho parlato, dato che ieri sera eri stata fuori meno di un'ora ed eri tornata perché 'eri molto stanca e la festa non ti piaceva'. Parole tue a detta di Arianna.>> continuò lui severamente. Mi aveva proprio beccata. Non potevo certo negarlo ormai.

<< cosa è successo alla festa Camille? E non mentirmi, sai che verrò a sapere la verità>> mi rimproverò alla fine. Sapevo che aveva ragione. La verità sarebbe venuta fuori. Tanto valeva dirgli quello che era successo.

<< Sofia ieri sera mi ha aggredita dicendomi di starti lontana altrimenti avrei rimpianto di essere venuta in Italia>> dissi tutto d'un fiato con lo sguardo basso. Matteo non disse niente e questo mi portò ad alzare la testa per osservarlo. Stava guardando un punto fisso dietro di me. Non so dire con certezza cosa fosse. Rimasi in silenzio attendendo una sua reazione che, per fortuna, arrivò. <<e poi?>> chiese Teo senza distogliere lo sguardo. E poi? Mi domandai io. << e poi mi sono fatta accompagnare a casa da Michele e sono salita in camera tua perché..>> lasciai la frase in sospeso. Cosa avrei detto? Mi venne in mente Sharon e le ultime parole che mi disse. Dovevo affrontare Matteo e dirgli ciò che provavo. Forse era la volta buona? << avevo bisogno di te>> continuai con un filo di voce. Feci quasi fatica a sentire le mie stesse parole. Lo avevo detto. Ormai era così evidente quello che provavo per lui. Anche un cieco se ne sarebbe accorto.

Lo sguardo di Teo si spostò improvvisamente su di me. << perché non sei venuta a trovarmi?>> mi domandò. Forse non  aveva ascoltato quello che gli avevo detto in precedenza. Cosa centrava il fatto che non fossi andata a trovarlo in ospedale? << non volevo vederti>> dichiarai schiettamente.<< perché?>> continuò lui tenendo un tono di voce calmo e placato. <<perché mi avevi ferita>> replicai con voce sempre più bassa. <<quando?>> chiese subito dopo Matteo. << quando avevi chiesto spiegazioni su quello che ti avevo detto quando eri in coma>> dissi io. Nella stanza calò il silenzio. Poi io presi coraggio. << quando tu quasi ti presi gioco di me perché ti avevo detto che ti amavo>> . Ecco, l'avevo detto.

un amore imprevisto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora