CAPITOLO SETTE

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《Camille! devi fargli vedere chi sei! imponiti su Matteo》. Mi disse Chiara a ricreazione. Le avevo chiesto se poteva andare da Teo a chiedergli perché non voleva parlarmi a scuola. Lei ovviamente mi aveva frainteso, pensando che volessi fargliela pagare in chissà che modo. 《Ma dai Chiara, non posso. Primo non lo conosco per niente bene e secondo dovrebbe essere una sottospecie di fratellastro》. Dissi l'ultima parola con un filo di voce.《 Non capisci niente. Qua lui si crede chissà chi e tratta male tutti》 disse Chiara guardandomi spazientita 《scusa, eccetto la sua cara fidanzata Sofia e quel rincoglionito del suo amico》 aggiunse e con lo sguardo indicò dietro di me. Mi voltai e vidi Teo, la sua ragazza e un ragazzo biondo che parlavano fra di loro attaccati alla macchinetta del caffè. 《Ma lui non è in classe nostra?》 dissi girandomi nuovamente verso Chiara. 《si, si chiama Michele》 mi disse guardandolo male. Tornai a fissare Matteo che, notando che lo stavo guardando, mise una mano sul collo di Sofia e se ne andò. quanto ti odio pensai arrabbiata.<<ok, senti, tu sai dove abito?>> domandai a Chiara riprendendomi. 《 certo. Chiunque sa dove abita la famiglia Gon》 mi rispose ridendo 《non è che mi potresti accompagnare a casa che non mi ricordo bene la strada?》le chiesi imbarazzata. Non sarei tornata a casa con Matteo; se era l'indifferenza che voleva, l'avrebbe avuta. Continuando a ridere, Chiara mi rispose di si mentre ci dirigevamo in classe per concludere la seconda parte delle lezioni.

Finito il primo giorno di scuola, che fortunatamente passó senza troppi problemi, ci incaminammo all'uscita mentre Chiara mi raccontava aneddoti di alcuni nostri compagni di classe . Sapevo che Gianni ci aspettava all'angolo, ma non avevo per niente voglia di vedere Matteo: quel coglione. Chiacchierando tranquillamente ci dirigemmo verso casa mia. 《Non immaginavo fosse cosi lontana, in macchina ci avremmo messo cinque minuti》 mugugnai ad un certo punto. 《Dai lumaca, manca poco》 disse Chiara mettendomi una mano sulla spalla. Infatti fu così. Pochi minuti dopo ci trovammo davanti all'enorme casa. 《Grazie mille Chiara!, spero seriamente di non dover vedere Matteo》 dissi alla mia nuova amica. 《dubito che non lo vedrai. comunque prego, tanto sono per strada》 mi rispose facendomi l'occhiolino. 《 a domani allora》le dissi sorridendo debolmente. 《certo, ciao》. Era veramente simpatica. Non avevo mai instaurato un rapporto del genere in così poco tempo; in realtà non lo avevo mai fatto e basta.

Suonai il campanello, dato che non avevo le chiavi di casa. 《chi è?》 era sicuramente la voce di Arianna che proveniva dal citofono. 《Sono Camille》risposi timidamente. 《Oh grazie al cielo! Adesso le apro signorina》 disse dall'altra parte del citofono. il cancello si aprì e io attraversai il giardino ammirando i fiori e annusando il piacevole odore che emanavano. aprii la porta di casa e mi trovai di fronte Teo, rosso in viso e con un'espressione infuriata. 《DOVE.CAZZO.ERI.》 mi disse cercando di trattenersi e con le mani chiuse a pugno.《a scuola!?》 dissi con voce interrogativa. Dove voleva che fossi? Mi aveva vista per tutto il giorno 《Camille, non scherzare con me perchè...》 si accorse che Arianna era nella stanza. 《seguimi》 mi disse e salì le scale rapidamente. molto bene pensai e sbuffando lo seguii molto lentamente. Mi portò in camera sua e sbattendo la porta mi fulminò con lo sguardo. 《senti, tu devi fare quello che ti dico》urlò infine agitando le mani. 《come prego?》 dissi a bocca aperta. 《hai capito bene, non farmi ripetere le cose due volte》 urlò nuovamente. Non ci potevo credere. Mi stava dando degli ordini? Lui? 《Stai scherzando spero? tu non mi dai ordini》 dicendo questo mi girai per andarmene, ma Matteo mi bloccò il braccio in una presa troppo forte. 《ascoltami, sei sotto la mia responsabilità, devo assicurarmi che tu stia bene》. "mi vuole proprio fare incazzare. però devo ammettere che è bello anche quando si arrabbia...." pensai, ma poi tornai in me. 《 allora dovresti farlo anche a scuola no?》 dissi in modo infastidito. Teo si irrigidì 《Lo faccio》 rispose abbassando la testa. 《come no! non guardarmi, non parlarmi e bla bla bla. tue parole.》 gli dissi imitando la sua voce. 《questo non vuol dire che io non faccia quello che devo fare》. Aveva ragione. 《Ma perché non vuoi che ti parli?》. Matteo mi guardò come se gli facessi pena. 《domani VIENI in macchina. Ora vai》 disse indicando la porta. grazie tante per avermi risposto pensai furiosa. 《col cavolo che vengo in macchina con te》risposi alla sua affermazione. sbattendo più forte che potei la porta, uscii e corsi in camera mia, gettandomi sul letto. Mamma, ti prego, aiutami. qui è un inferno!'.

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