CAPITOLO QUATTRO

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Non sapevo dove andare. ero nel panico più totale. percorsi il corridoio per arrivare davanti le scale del secondo piano. dovrei scendere pensai, ma dopo non avrei saputo da che parte andare. Decisi allora di andare in camera di Matteo, lui mi avrebbe aiutato. mi incamminai verso la sua stanza e man mano che mi avvicinavo sentivo la voce di Teo che parlava al telefono. l'unica cosa che riuscii a sentire fu:<<va bene amore, ci vediamo domani a scuola>>. ecco, lo sapevo, ha la ragazza; era ovvio...

Mi sorpresi di me stessa per aver pensato a una cosa così tanto strana. Non mi era mai capitato di soffermarmi a riflettere su ragazzi. Che stessi impazzendo a causa delle mille sorprese che stavo vivendo nell'ultimo periodo? 

Presi fiato e bussai alla sua porta. <<avanti>> disse con voce decisa. entrai molto timidamente <<p-permesso, scusami ma...>> mi interruppi. Era bellissimo. Non avevo mai visto nessuno di più stupendo di lui. Indossava semplicemente un paio di jeans scuri e una camicia bianca, ma su di lui sembrava uno smoking di lusso.<<Camille, dimmi>>mi ripresi non appena pronunciò il mio nome <<ah, si, volevo chiederti se potevi accompagnarmi in sala da pranzo. Non so dov'è>> dissi gesticolando veloce. Matteo alzò un sopracciglio e mi guardò come se fossi pazza <<va bene>>. Rispose infine lanciando il telefono sul letto. Uscimmo dalla stanza e ci incaminammo verso il piano inferiore della casa in silenzio. Sentivo le mie guance andare in fiamme come se avessero preso fuoco. Teo aprì una porta che conduceva ad un corridoio ed entrammo nella prima stanza a sinistra. Era una stanza molto grande, con ai lati porte finestre che davano sul giardino anteriore; al centro della stanza c'era un tavolo rettangolare molto lungo circondato da sedie; sopra il tavolo cadeva un lampadario imponente, hai lati della stanza c'erano delle credenze di legno e, vicino ad esse, c'era una porta che supposi portava in cucina.

Non appena misi il piede dentro la stanza Elisabeth si avvicinò a me <<Camille, mia cara, accomodati qua di fronte a Teo.>>. non dissi niente e mi sedetti di fronte a lui cercando di non arrossire ulteriormente. <<spero che ti piaccia il pasticcio di carne>>mi disse Luca sorridendo.

<<non l'ho mai mangiato>> risposi sempre più in imbarazzo.

<<come no? è una delle cose più buone in assoluto>> fu Matteo a parlare adesso. lo guardai e mi si chiuse lo stomaco. la mia attenzione poi fu catturata da due cameriere che iniziarono a servirci il pasticcio.

<<Allora, io e Luca stavamo pensando che se vuoi, puoi iniziare scuola tra una settimana; cosi puoi prima sistemarti.>> disse Elisabeth. scuola? accidenti, non ci avevo proprio pensato. Pensai che sarebbe stato meglio iniziare subito anche perché se no sarei stata troppo indietro col programma e, non avendo mai studiato in italiano, non mi sembrava il caso..<< preferirei iniziare già domani...>> dissi anche se solo l'idea di incontrare ragazzi nuovi mi spaventava.

<<se insisti per noi va bene>> disse Luca sorpreso della mia richiesta. Effettivamente nessuno sano di mente avrebbe chiesto di iniziare subito la scuola, ma ormai era quasi Febbraio ed ero abbastanza indietro con gli studi

. <<Grazie>> risposi timidamente.

Passai il resto della cena in silenzio, ascoltando i discorsi della mia nuova "famiglia" e osservando Matteo, che sembrava molto annoiato.

Il pasto fortunatamente era delizioso e il mio stomaco ne fu molto grato dato che era tutto il giorno che non toccavo cibo.

Mi confedai alla svelta, anche se cordialmente, perché mi sentivo a disagio seduta al tavolo, dopotutto per me erano ancora tutti sconosciuti

Tornata in camera mi buttai sul letto senza cambiarmi, programmai la sveglia per le 6.30 e iniziai a immaginare la ragazza di Teo... fortunata lei pensai; poi mi ripresi scuotendomi un po' Dai Camille!  Non hai mai pensato ad un ragazzo in vita tua; proprio adesso devi iniziare? . Era proprio vero. In tutta la mia vita non avevo mai visto i ragazzi da quel punto di vista, non mi era mai interessato vederli così. Avevo tutto ciò di cui potevo aver bisogno: mia madre. la mia ancora di salvezza.

con questo mio ultimo pensiero, iniziai a canticchiare la ninna nanna che lei mi cantava da bambina e sulle sue note dolci, tristi e calme mi addormentai.

un amore imprevisto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora