PROMESSA IN SPOSA

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POV NADINE

Camminai per casa spostandomi da una stanza all'altra, senza una méta, incapace di stare ferma. Avevo fatto pipì sopra quel dannatissimo test ed ora era lì che mi fissava, posato sopra il lavandino del bagno, immobile. Così immobile che mi sembrava quasi mi stesse prendendo a schiaffi nella mente. I secondi passavano al rallentatore, giocavano con la mia ansia, la stuzzicavano, la alimentavano. Scappai dal bagno e puntai il salotto, poi feci dietrofront e andai in cucina. Aprii il frigorifero e fissai due cipolle. Lo richiusi e solo a quel punto mi accorsi che le mani mi stavano tremando.

Avevo combinato un casino.

Un casino grosso che non potevo...

Non potevo neppure....

Senza sapere quello che stavo facendo tornai a passo di marcia nel salotto, scontrandomi con gli occhi pieni di ansia della mia migliore amica. 

"Ancora due minuti", bisbigliò, gettando un'occhiata verso la porta del bagno.

Tamburellai con due dita sul mobile dell'ingresso pieno di  scartoffie e bollette da pagare. La mia mente girava in tondo. Ossessiva. Come avevo fatto a rimanere incinta? Quando avevo fatto sesso l'ultima volta? E per la ventesima volta ricominciai a contare mentalmente. E poi daccapo. E di nuovo, finché i numeri si mescolarono confusi.

"Un minuto", disse e per poco sussultai. 

Volevo svegliarmi e rendermi conto che era solo un incubo o una storia che ascoltavi al pub mentre mentalmente ringraziavi Dio che non era capitato a te.

Invece stava capitando proprio a me. A me. La testa cominciò a girarmi e respirai con affanno. Mi sentivo soffocare. Era un attacco di panico? Sì, che lo era. Mi sedetti accanto a Mary e le acciuffai le mani, stritolandole tra le mie.

"Andrà tutto bene", mi baciò la tempia. "Ci sarà stato un errore. Avranno scambiato le tue analisi con quelle di un'altra tirocinante".

Annuii frenetica, gli occhi spalancati nel vuoto.

"Voglio dire", ridacchiò, "non si può certo rimanere incinta senza un uomo". Poi aggrottò la fronte, socchiudendo gli occhi. "Perchè tu non hai un uomo, giusto?".

"Mi sono lasciata col mio ex almeno sette mesi fa", confermai, stridula. La mia gola sembrava carta vetrata. Avevo bisogno di acqua. 

Mi alzai per andare a prenderla ma la mano di Mary mi inchiodò sul posto. 

"Il test è pronto. Andiamo a vedere?".

Deglutii l'aria, irrigidendo i muscoli della schiena. "Vai tu. Guarda tu. Io non... non posso... io... vai tu".

Lei si alzò e con passo tranquillo camminò verso il bagno.

"Sbrigati!", urlai, pentendomene subito. "Scusa, scusa. Non volevo alzare la voce".

Mi fece l'occhiolino e scomparve nel bagno per poi tornare sui suoi passi un istante dopo. Non ebbe bisogno di parlare per farmi capire che su quel maledettissimo test c'erano segnate due sottili linee blu. Il suo sguardo afflitto e confuso parlava chiaro.

Tramortita mi lasciai cadere sulla sedia più vicina, prendendomi la testa tra le mani. 

"Oh, Nadine", mormorò, correndomi incontro e inginocchiandosi ai miei piedi.

Per riflesso alla preoccupazione che lessi nel suo sguardo mi portai una mano al ventre, scontrandomi immediatamente contro il lieve gonfiore. Non avevo alcuna esperienza in fatto di gravidanze, ma non ero idiota. Avevo studiato abbastanza da sapere che non funzionava così. Cos'è? Una si alzava una mattina e scopriva di essere incinta dello spirito santo? Era impossibile. L'unica persona con cui avevo fatto sesso era il mio ex, dannazione! Un ex che era sparito mesi fa per non farsi più sentire. Perciò doveva esserci un'altra spiegazione scentifica. Qualche strana malattia genetica o poco conosciuta che sballava gli ormoni nel sangue.

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