POV NADINE
"Volete davvero farmi credere che qualche folle è pagato per mettere dei libri dentro a un quadro?".
Il tono di Alec era così indignato che per poco scoppiai a ridere. Invece mi sforzai di restare seria, fingendo un colpo di tosse per nascondergli il mio sorriso. Battei il dito sullo schermo del mio pc, dove il caricamento della pagina avanzava lento. Da quando mi ero trasferita in questo appartamento non ero riuscita a trovare un'operatore che mi garantisse un'ottima connesione wireless, perciò evitavo sempre di connettermi. Il modem gracchiò, stabilendo una connessione e sul desktop apparve la barra di ricerca di google.
"Non è così semplice inserire qua dentro dei libri", spiegai. "E non è un quadro, ma un computer. Basta usare questa", indicai la tastiera,"per scrivere quello che stai cercando e qua", battei di nuovo l'unghia sullo schermo, "apparirà tutto ciò che vuoi".
La sua fronte si corrugò, e tre rughe profonde segnarono la sua pelle. "Siete assolutamente certa che non vi sia lo zampino del diavolo?".
"Il diavolo non esiste", sbuffai.
La fronte si distese mentre si guardava attorno, fermando gli occhi contro la finestra. "Potreste evitare di farvi sentire da qualcuno? Comincio ad essere stanco di uccidere chiunque pensi a voi come a una strega".
Bloccai le dita sulla tastiera. Lo stomaco contratto. "Hai ucciso qualcuno per colpa mia?".
"Si".
"Quanti?".
"Proseguiamo la ricerca", tergiversò.
"Quanti?", insistetti, voltandomi verso di lui.
I suoi occhi vennero attraversati da un lampo di rabbia. "Abbastanza".
"E non te l'ho impedito?".
"Non ve l'ho mai rivelato prima d'oggi". Sospirò, deviando lo sguardo. "Non giudicatemi".
Grattai via con l'unghia una piccola macchia di unto dallo schermo del pc. "Lo hai fatto per difendermi. Suppongo che quelle persone che hai ucciso mi avrebbero fatta ardere al rogo".
"Non intendevo in questo senso. Vi ho pregata di non giudicarmi per avervelo taciuto".
La macchia dal pc scomparve e mi concentrai su un'altra, accanto alla precedente. Per qualche strana ragione, tutto ad un tratto, sembravamo entrambi incapaci di guardarci negli occhi. Sentivo la tensione divampare come un incendio, e non ne capivo la ragione.
"Immagino che nel XVII secolo non venga punito l'omicidio", borbottai.
"Non era un omicidio".
Fermai l'unghia al centro della macchia. "No?".
"Mi sono limitato a difendere mia moglie", mormorò, posandomi una mano sulla spalla per farmi voltare. "Nadine?".
Staccare gli occhi dal pc fu difficile, per questo impiegai qualche secondo per osservarlo. Gli occhi erano più scuri del solito, segno che dentro di lui stava avendo luogo una vera e propria lotta. Una lotta che io potevo solo immaginare, ma che senza ricordi non avrei mai potuto comprendere.
"Ho giurato davanti alla casa del Signore di proteggervi e amarvi, ho chiesto a Dio di affidarmi la vostra vita. Uccidere quelle persone rientrava nei miei obblighi e di certo ha sancito la promessa che ho rivolto a nostro Signore". Inspirò lentamente e chiuse gli occhi. Era facilmente intuibile immaginare che dietro quelle palpebre abbassate si nascondesse il ricordo di tutte le persone che mi avevano additata come una strega. "Chiunque al mio posto avrebbe fatto lo stesso e per questa ragione non ho dubbi che possiate mai giudicarmi. Se ho commesso un errore, di certo non è stato uccidere quei traditori, ma tenervi nascosto il pericolo da voi scampato".
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SEI MIA PER DIRITTO
Paranormal2° libro della trilogia "SE TI PRENDO SARAI MIA". Da quando l'anima di Nadine è tornata nel futuro, la vita di Alec è rimasta immobilizzata nel dolore, divisa tra i rimpianti e il suo ruolo di Signore degli O'Braam. Questa routine straziante verrà s...