POV ALEC
Aprii lo sportello dell'auto con troppa foga e per un momento mi paralizzai, temendo sul serio di averlo scardinato. Era completamente diverso da quello delle carrozze a cui ero abituato. Per aprire l'abitacolo, di norma, dovevo impiantare il collo del piede tra lo spigolo, tirare verso di me la maniglia e poi spingerla con forza verso l'esterno, in modo tale che i perni in legno non rimessero incastrati tra i cardini. Mentre questo sportello aveva la capacità d spalancarsi semplicemente alitandoci contro.
Scrollai la testa e seguii Nadine all'interno di casa sua. Stavo cominciando a riconoscere i dettagli di quell'appartamento. Come il modo in cui gli ultimi raggi della giornata si infrangevano obliqui sul lucido legno del pavimento, accarezzando pigramente alcuni ritratti della famiglia di Nadine appesi alle pareti. O come il ticchettio regolare delle goccie d'acqua che si infrangevano monotone sul fondo del lavello in cucina, come un'onda perpetua che scavava la roccia. Mi facevano sentire a casa mia, sebbene fossero solo tre giorni che ero stato scaraventato nel XXI secolo.
"Vuoi farti una doccia mentre preparo la cena?", mi propose, un pò meno sicura di sè.
"No", declinai. Primo perchè non avevo idea di cosa fosse una doccia, secondo perchè l'unica cosa che volevo fare in quel momento era stare a guardarla. Solo quello. I miei occhi su di lei e tutto il mondo fuori.
Era stata particolarmente silenziosa durante il viaggio di ritorno ed io ne avevo approfittato per guardarmi attorno, cosa che non ero riuscito a fare all'andata, troppo occupato ad imprecare mentalmente contro i diversi pericoli che ci stavano attaccando. Il viaggio in una carrozza motorizzata restava per me ancora un immenso e oscuro dilemma, ma avevo di certo apprezzato la velocità con cui consentiva alle persone di spostarsi da un punto all'altro. Non mi ero sorpreso quindi, quando sulla strada del ritorno non avevo intravisto molte persone. Chi era del resto il folle che avrebbe rinunciato ad una simile comodità per camminare sulle proprie gambe o sulla scomoda sella di uno stallone?
Avevo invece lasciato che le domande entrassero e uscissero veloci dalla mia testa, a seconda di ciò che la velocità aveva permesso ai miei occhi di vedere. C'erano così tante cose da scoprire che non avevo avuto nemmeno il tempo di chiedermi a cosa servisse una determinata cosa prima che qualcos'altro avesse stuzzicato la mia curiosità. Edifici immensi si rincorrevano al posto degli alberi lungo il ciglio delle strade, alti abbastanza da poter far quasi credere di poter sfiorare le nuvole con un dito, e maestosamente imponenti da richiudere alla proprie spalle i boschi e le alte colline scozzesi. Gli stessi uccelli sembravano timorosi di spingersi sopra quest'ammasso di luci e suoni, trovando rifugio nei pochi alberi ormai quasi completamente spogli che erano rimasti in qualche cortile. Ma c'era qualcosa che aveva calamitato i miei occhi verso di sè, stringendoli in un triste abbraccio affinchè potessero prendersi il tempo necessario per cogliere la mancanza di colori; il cielo nelle sue striature grigiastre, attraversato da decine di linee bianche.
Quel cielo che, come Nadine mi aveva detto qualche mese prima, sembrava essersi spento, deturpato dal tempo dei secoli trascorsi, unico sequestratore dei suoi colori reali.
Mi tolsi la giacca a scacchi e l'appesi sopra il tronco di albero che avevo appena scoperto si chiamasse attaccapanni. Non sapevo di chi fosse quella giacca ma avevo preferito non fare domande. Il silenzio di Nadine continuò, spezzato solo dal suo respiro accelerato. Sembrava agitata per qualcosa e mi stava innervosendo, per questa ragione evitai di starle addosso, preferendo di gran lunga affacciarmi alla finestra della cucina, dalla quale si poteva intravedere qualche spiraglio di cielo. Fu a quel punto che la mia mente venne proiettata in un grande prato, sommersa dal ricordo mio e di Nadine:
"E' bello", disse. Gli occhi lucenti per l'emozione.
"E' solo un cielo blu", minimizzai, non riuscendo a capire il motivo per cui le donne tendevano a commuoversi davanti alle cose più semplici.
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SEI MIA PER DIRITTO
Paranormal2° libro della trilogia "SE TI PRENDO SARAI MIA". Da quando l'anima di Nadine è tornata nel futuro, la vita di Alec è rimasta immobilizzata nel dolore, divisa tra i rimpianti e il suo ruolo di Signore degli O'Braam. Questa routine straziante verrà s...