17. Simone

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In poco tempo Jason era davanti a me.

"Volevi parlarmi?" Domandò confuso.

Sam era già entrata per parlare con lei.

"Si" risposi "ecco... Volevo scusarmi per ciò che è successo prima... Sai..."

"Okay" rispose.

"Okay?" Domandai confuso.

"Si, okay. Okay nel senso che accetto le scuse" continuò "ma sono quasi certo che tu sia venuto per fare 'bella figura' con Mia, o, per meglio dire, farti perdonare" disse.

E... Dio, se aveva ragione.

Non mi interessava niente chiedere scusa a questo tizio, volevo solo una scusa per venire qua e magari riuscire a parlare con Mia.

"Non è vero" dissi.

Incrociò le braccia e si appoggiò allo stipite della porta, "sì che è vero" disse.

Sospirai. Tanto, che senso aveva mentire?

"Come potrei farmi perdonare da lei?" Domandai.

"Io un'idea ce l'avrei" disse sorridendo.

...

Okay, a sua idea è geniale. Penso proprio che seguirò la sua idea.

Dopo aver parlato con lui, sono andato a casa. Domani avrei comprato tutto il necessario per la mia sorpresa per farmi perdonare.
Spero solo che funzioni.

Arrivato a casa, iniziai a prendere ciò che mi serviva e che avevo in casa: lenzuolo grande.

Presi il portatile e iniziai a cercare delle foto, delle nostre foto.

POV'S PAOLO

"Una settimana e sarai mia moglie" dissi, prendendola per i fianchi, sorridendo.

"Potrei sempre non venire all'altare" scherzò lei.

"Davvero lasceresti una persona come me all'altare?!" Domandai facendo il broncio.

"Mai! Non troverei più una persona come te" disse iniziando a giocare con i miei capelli.

Le diedi un bacio "Sono io che non troverei più una persona come te" e le diedi un altro bacio.

"Mh.." Mugugno mentre le davo un altro bacio. E poi un altro. E poi un altro.

Quando poi feci unire le nostre labbra, approfondendo sempre di più quel bacio.

La presi in braccio portandola in camera da letto, senza mai staccare le nostre labbra. Ormai, quella casa, la conoscevo come il palmo della mia mano.

La feci cadere sul letto, mi tolsi la maglia e la raggiunsi.

Iniziai a lasciarle baci sul collo, sulla mascella, sulla guancia, sulle labbra. Tornai sul collo, dove iniziai a baciare e mordicchiare nello stesso punto, lasciandole poi il segno.

Le sganciai i jeans e glieli sfilai, mostrando le mutande di pizzo nero identiche al reggiseno.

Tornai di nuovo sulle sue labbra, e quando cercai di toglierle le mutande, lei mi bloccò.

"Che succede?" Domandai.

"Ho... Non... Ecco... Ho le mie cose..." Rispose balbettando per poi coprirsi la faccia, diventata tutta rossa.

Le tolsi le mani dalla faccia "non ti devi vergognare, è una cosa normale, okay?" Annuì e le diedi un bacio a stampo per poi stendermi accanto a lei e abbracciarla.

"Paolo..." Sussurrò.

"Mh?" Mugugnai con gli occhi chiusi.

"Ti... Ti devo dire una cosa importante..." Disse.

Aprii gli occhi e la guardai "che è successo?" Domandai.

"Ecco..."

Credevo di odiartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora