Capitolo 13

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UN MESE DOPO

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..UN MESE DOPO..

Sono seduta in cucina a fare colazione. Sono dimagrita tantissimo. Mangio solo la mattina tanto per far contento Eric che, ogni mattina viene a svegliarmi (gli ho dato una copia delle chiavi di casa.. ma non stiamo insieme).

Eric: Pensi che sia scemo? - Non mi ha mai parlato in quel modo.

Io: ........ - Rimango in silenzio.

Eric: Allora? Rispondi! - Sta perdendo la pazienza.

Io: No, non lo penso. Perchè questa domanda? - Ma ho dei sospetti.

Eric: Quanto mangi al giorno? Voglio la verità!

Io- Altrimenti cosa fai eh? Te ne vai? Mi lasci sola? Non ti ho chiesto io di venire qui tutte le mattine per farmi da badante.. - Me ne pento, mi piace sapere che conto qualcosa per qualcuno.. soprattutto se quel qualcuno è Eric.

Eric: No. Ti porto in ospedale.. così loro ti faranno mangiare a forza.. sai che possono farlo! Gli basta una flebo.

Io: Non puoi costringermi a venire con te.

Eric: Io non ti costringo a fare proprio niente! Vuoi finire come i tuoi genitori? Beh, fà pure! - Così dicendo se ne va.. lasciando il silenzio, il vuoto. Corro in bagno e faccio la cosa che so fare meglio: mi taglio. Tagli profondi, sulle braccia, sulle gambe, sul collo (per la prima volta). Poi entro nella vasca e l'acqua diventare rossa, tinta dal mio sangue.. quel sangue che mi serve, mi serve per vivere. Invece io lo quardo allontanarsi dal mio corpo, quasi non volesse farne parte. Sento un dolore allucinante: è il sapone che entra nelle ferite... cazzo se brucia! Questa volta però non smetto di pensare alla mia prima litigata con Eric, e allora il dolore si fa più vivo. Comincio a piangere: è da quella sera che non piango, da quando ho saputo che mia madre non c'è più.

Credo che sto per svenire, non per aver perso molto sangue, ma per il mal di testa che mi è venuto con le lacrime.

Poi sento la porta aprirsi. Una voce mi chiama. La riconosco. è lui. Sale le scale.

PARLA ERIC:

Me ne sono andato, sono un codardo, l'ho lasciata da sola, in quella casa. Penso mentre mi allontano il più possibile.

Non resisto: torno indietro, torno da le.

Entro in casa, la chiamo: non risponde. Salgo le scale e vedo una luce provenire dal bagno, sento un respiro affannato (il suo), entro e.....

PARLO IO

Passano pochi secondi da quando sento chiudersi la porta di casa a quando lo vedo entrare in bagno.. ma sembra un tempo interminabile.. é tutto bagnato (fuori piove, penso). Appena apre la porta mi guarda sbalordito e...

"Tu.. e il mio dolore"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora