6. Quel Maggiordomo, Sadico

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Dovettero attendere diversi secondi, prima che l'inquilina si decidesse ad aprire, ma l'attesa valse la visione del suo corpo giunonico, strizzato in un negligé color champagne ben oltre il limite dell'indecenza. I suoi seni prosperosi erano ben più appariscenti del volto a forma di fragola e, se i capelli non fossero stati più rossi di quelli di Grell, Ciel non li avrebbe nemmeno notati. La donna, d'altro canto, non fece alcun caso a lui. I suoi occhi azzurri erano puntati su Sebastian e sembravano divorarlo a generosi bocconi. « Sebastian, mio caro. » lo accolse, leziosa. « Già di ritorno, vedo. » Si fece da parte per lasciarlo entrare e per poco non chiuse la porta in faccia a Ciel, ma il ragazzo fu più veloce della sua mano e sgusciò dentro.

Fu talmente precipitoso nell'entrare che quasi le cadde addosso, ma la presa decisa di Sebastian sul suo braccio lo salvò dal capitombolo. Tossicchiò. « Allora, donna... » cominciò, ma la prostituta non gli permise di aggiungere una parola di più.

« Che ci fa un moccioso come te nella mia cabina? » chiese, con le braccia incrociate sotto al seno. Superato il momento di confusione, si era fatta guardinga. « Sebastian, è con te? »

Il demone sogghignò. « Sì, si può dire così. » confermò, consapevole che al Conte non avrebbe fatto piacere sentirglielo dire.

Ciel corrugò le sopracciglia e borbottò una protesta, ma a voce troppo bassa perché uno dei due "adulti" riuscisse a sentirlo. Arricciò il naso. Non riusciva a riconoscere la puzza tremenda che aleggiava in quella stanza, ma tutto ‒ incluso il mobilio ‒ ne sembrava pregno. È questo si chiese l'odore del sesso? Considerato il mestiere della donna, non riusciva a immaginare cos'altro potesse essere. È orribile. Perché non fa arieggiare?

L'oblò sulla sinistra non sembrava bloccato. Sarebbe stato semplice aprirlo e lasciar cambiare l'aria, ma alla donna quel tanfo doveva piacere. L'aura di decadimento di quella cabina ‒ che un tempo doveva essere stata affittata a passeggeri di lusso ‒ non era, però, altro che incuria. Sarebbe bastato mettere i vestiti nella cassapanca e rifare il letto, perché sembrasse almeno agibile.

Quanto degrado. pensò il giovane Phantomhive. Come si può vivere così? Non riusciva a immaginarlo, ma la donna non era certo il soggetto ideale per rispondere a quelle domande.

La meretrice si piegò in avanti in modo da guardarlo negli occhi ‒ o forse per esporre la merce ‒ e gli sorrise maliziosa. « Un'anima candida come te cosa potrebbe mai volere da una sirena tentatrice? » sussurrò.

Le labbra del tredicenne si distesero in un sorrisetto. Non rideva più da tanto tempo, ormai, ma in quel caso ci andò vicino. « Niente che riguardi le tue "grazie", Sirena. » le assicurò. « Voglio sapere di Victor Cavendish. » chiarì e le sventolò davanti agli occhi una foto recente del deceduto.

Gli occhi quasi uscirono dalle orbite di Mary e l'imprecazione che sfuggì alle sue labbra era quanto di più colorito la sua professione le potesse suggerire.

« Dovete riconoscere che è appropriato. » commentò Sebastian, fin troppo divertito per i gusti del Conte.

« L'importante è che siano appropriate le informazioni, o questa sirena dovrà farsi spuntare pinna e branchie molto presto. » rispose il ragazzo, come se la donna non fosse lì.

La prostituta inarcò un sopracciglio, quindi scoppiò a ridere. « È inutile minacciarmi, moccioso. » disse, seria. « Sono un pesce troppo grosso per te. »

Ciel non la contraddisse. Sfilò soltanto la benda e guardò il suo maggiordomo. « Sebastian, questo è un ordine: strappale qualunque informazione in suo possesso. »

« Sì, mio Lord. » rispose il demone. Prese la donna per il collo e la legò all'unica sedia presente nella stanza. « Sono desolato, mia cara, ma gli ordini sono ordini. » disse, quindi si rivolse al ragazzo. « La cosa potrebbe diventare piuttosto sanguinosa, padroncino. Mettetevi sul letto, o rischierete di sporcarvi. »

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