30. Quel Maggiordomo, Audace

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Colmore Row era una strada ampia, pensata per il traffico abbondante di una città che ambiva a trasformarsi in metropoli. Il suo solo difetto era che offriva ben poco riparo dal sole di agosto agli stanchi viaggiatori che si lasciavano alle spalle la stazione di Snow Hill – un grande edificio in mattoni rossi dal sapore neoclassico.

« Signorino, dovreste stare all'ombra, mentre cerco una carrozza. » disse Sebastian. Nonostante avessero viaggiato insieme, non gli aveva rivolto la parola, né lo aveva guardato per tutto il viaggio. Era irritante quasi quanto rendersi conto che di colpo le sue azioni avevano tanta rilevanza.

« Sbrigati. » gli rispose e andò a sedere sull'unica panchina libera che trovò. Anche con addosso solo una camicia a mezze maniche e una marsina estiva, moriva di caldo. Si fece vento con la tuba e si soffiò via il ciuffo dagli occhi.

Il maggiordomo era poco più in là, che contrattava con un vetturino appoggiato con le spalle ad una carrozza coperta, che di tanto in tanto si lisciava i baffi cespugliosi. « Signorino, ha detto che per oggi può portarci solo fino a Ludlow e domattina continuare fino a Devil's Bridge. »

« Va bene, digli di caricare i bagagli. »

« Sì, signorino. »

Umano e demone tirarono su le valigie e le caricarono la berlina, quindi uno montò a cassetta e l'altro aiutò il ragazzo a entrare nella vettura.

« Sarà un lungo viaggio. » disse Sebastian, mentre la pariglia di bai si metteva in moto. « Perciò, signorino, vi consiglio di usare questo tempo per studiare. E poiché sarebbe davvero scortese pugnalare le orecchie del vetturino con la vostra "musica"... » Gli porse Le Metamorfosi di Ovidio. « Aprite a pagina trecentotredici e cominciate a leggere in metrica. »

« Ma...! »

« Niente "ma", signorino. Gli esametri sono la base della letteratura latina. Non potete non saperli leggere. »

Ciel gli strappò il libro di mano. « Da che verso? »

« Cinquecentonovantadue. »

Il conte sfogliò fino a trovare il passo in questione, che descriveva la grotta del sonno. Essendo un libro da studio, non aveva accanto la traduzione in inglese e mettere segni sulle sillabe da accentare non era possibile. Non poteva barare. « Èst propè Cimmèrios lò... »

« Cimmeriòs. » lo corresse Sebastian. « Ve l'ho detto cento volte, signorino: le parole terminanti in -as, -es, -is, -os e -us sono sempre lunghe. »

« Lo so. » lo rimbeccò il ragazzo, piccato.

« Eppure continuate a sbagliare. Da capo. »

« Èst propè Cimmeriòs longò spelùnca recèssu

mòns cavùs, ignàvi domùs et penetràlia Sòmni,

quò numquàm radiìs orièns mediùsve cadènsve

Phoèbus adìre potèst; nebulaè calìgine mìxtae

èxhalàntur humò dubiaèque crepùscula lùcis. »

« Se siete in grado di farlo, non dovreste lamentarvi. La pigrizia non si addice a un lord. » commentò il maggiordomo. « Ora traducete. »

« Sta' zitto. » protestò Ciel, nonostante il colorito pallido tradisse un accenno di rossore. « C'è, presso i Cimmeri, una grotta, nel profondo recesso di un monte cavo, dimora e penetrale del Sonno imbelle, dove mai Febo può entrare con i suoi raggi, né quando nasce, né quando è a metà, né quando muore; fumi misti a polvere sono esalati dal terreno e ci sono penombre di debole luce. »

Tetragrammaton [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora