34. Quel Maggiordomo, Lussurioso

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Ciel si lasciò cadere sul letto e stirò le braccia il più possibile. Quella specie di festa in suo onore era stata la più breve a cui avesse mai preso parte, eppure si sentiva esausto, non nel tanto nel fisico, quanto nella mente. Si massaggiò le tempie. « I pazzi devono smetterla di rapirmi, una buona volta. » borbottò, irritato da quel pulsare sordo delle tempie.

« Davvero disdicevole, signorino. » concordò Sebastian, che aveva già tirato fuori la camicia da notte. « Ma del resto... sembrate fatto apposta per questo. » aggiunse, con un ghigno.

Il ragazzo gli rivolse un'occhiata assassina e si tirò a sedere.

L'altro ridacchiò e si inginocchiò davanti a lui per cominciare a sbottonargli la redingote.

« E comunque, le fate non sono minuscole, di norma? » chiese il conte, che temeva quello strano silenzio per un motivo che nemmeno lui riusciva a decifrare.

« In questa dimensione sì, signorino. » rispose il maggiordomo, sfilando la giacca. « Sono creature connesse all'energia dell'universo in cui si trovano e il loro aspetto fisico riflette la sintonia che hanno con essa. Pur essendo nate in questa dimensione, il loro legame con questo mondo si è sfilacciato sempre di più e loro si sono... rimpicciolite. Per questo hanno creato Lyressa, un universo artificiale in cui possono prosperare, con le conseguenze che avete visto. »

Il giovane lord sospirò. « Beh, spero di non vederne mai più. »

« E del loro dono cosa avete intenzione di fare? »

« Per ora niente. » ammise il ragazzo, con un lieve sbadiglio. Si alzò per farsi sfilare i pantaloncini e alzò le braccia per farsi infilare la camicia da notte. « Ma forse la darò a Lizzie, prima o poi. O, se dovessi morire prima di farlo, provvederai tu. »

« Sì, signorino. » promise il demone e gli lisciò addosso la stoffa candida. « Ora mettetevi a letto... prima che decida di tenervi sveglio. »

Il giovane lord gli rivolse un sorrisetto furbo e lo prese per i rever della giacca. « E se fossi io a non voler dormire? » chiese, con una malizia inequivocabile.

« Signorino... »

Ciel si sporse verso le sue labbra e mordicchiò piano quello inferiore.

« Siete sicuro di quello che state per fare? » insistette il maggiordomo.

« Dannatamente. » gli assicurò il conte, che non aveva nessuna intenzione di cambiare idea. « Rischio di morire tutti i giorni e prima o poi tu divorerai la mia anima, quindi perché no? Sono adulto, ormai. »

« Non per la legge, signorino. » obiettò Sebastian. « Dopo il putiferio di quattro anni fa*, l'età del consenso è stata alzata a sedici anni. »

« Pensi che ci scoprirebbero? » lo stuzzicò Ciel, sornione. « E comunque ti preoccupi di quisquilie: l'omosessualità è reato a tutte le età. »

Il demone ghignò e lo prese per i fianchi. « Come desiderate, signorino. » disse e lo baciò con la lingua. Lo prese in braccio e lo distese al centro del letto.

« Come se tu potessi disobbedirmi. »


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