19. Quel Maggiordomo, Acuto

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Dieci minuti più tardi, il banditore di corte annunciò Lord Alexis Leon Midford con sua moglie e i suoi due figli.

Ciel desiderò con tutto se stesso scomparire, ma non poteva lasciare Buckingham Palace per almeno un centinaio di valide ragioni e tanto meno poteva ignorare pubblicamente la sua fidanzata. La zia Frances lo avrebbe ridotto in un mucchietto di cenere, se avesse osato, Sebastian o non Sebastian. Fece un bel respiro profondo, ingoiò la saliva in eccesso e si fece largo tra i nobili per raggiungere l'unica famiglia che gli restava, che aveva appena reso omaggio a Sua Maestà e al festeggiato. « Buona sera. » salutò, compito.

Il duca di Midford ricambiò con un cenno della testa il suo rapido inchino e lo salutò con un sorriso.

Edward fece lo stesso.

La duchessa assottigliò le labbra e non nascose il disappunto per la trasandatezza della sua chioma, ma si attenne all'etichetta e, per quella sera, lo lasciò in pace.

Lizzie lo salutò per ultima e dovette trattenersi dal saltargli addosso come al solito. « Ancora non riesco a credere di essere stata presentata alla regina con tre anni di anticipo! » esclamò. Stritolava il suo ventaglio di pizzo con entrambe le mani e gli occhi scintillavano estatici dietro la retina che le nascondeva il viso dalla fronte al naso. Vestiva d'azzurro, il colore delle debuttanti, ad eccezione degli accessori, di un candido bianco panna, che risaltava sulla seta color fiordaliso.

Il Conte avrebbe preferito che non fosse così entusiasta. Si aspettava lo scoppio di un putiferio da un momento all'altro e li avrebbe voluti tutti a miglia da lì. « Almeno avete fatto come vi ho detto? »

« Non preoccuparti, Ciel. » assicurò la ragazza. « Ci siamo organizzati. »

Questo lo fece sentire un po' meglio, ma ancora non abbastanza. « Ora scusami, Lizzie, ma... »

Lei non lo lasciò finire. « Io ho fatto la mia parte. » protestò. « Ora tu devi fare la tua. »

Il giovane Phantomhive fu tentato di invocare Sebastian, ma neanche lui avrebbe potuto fare niente: non c'era scampo all'orribile tortura. Deglutì. « Solo un ballo, Lizzie. Non di più. » cedette. E prega che ne esca vivo. Si lasciò trascinare sulla pista da ballo come un condannato a morte al patibolo e si inchinò alla fidanzata. Le posò la sinistra sul fianco destro e tenne il braccio destro piegato ad angolo retto. Avanzò il piede destro, mentre il cuore batteva in petto come un tamburo impazzito.

Lizzie arretrò. Era brava a farsi guidare. Sembrava persino capace di anticipare i suoi errori e sorrideva con la grazia di una fata.

Ciel non aveva idea di come riuscisse a calmarlo con un gesto così infimo. Il suo cuore passò dal galoppo al piccolo trotto e si placò, mentre la musica filtrava nella sua mente come in una spugna. Riuscì persino a sorridere. « Questa sera sei molto bella, Lizzie. » azzardò. Non osava guardare in basso per paura di perdere quello stato di grazia che aveva avvolto il suo corpo, ma riconosceva la mano di Nina Hopkins in quel vestito.

La sua fidanzata arrossì. « Davvero? »

Il Conte annuì.

« La mamma mi ha permesso di farmi confezionare questo vestito apposta per il ballo a corte, sai? » raccontò. « E Nina è stata bravissima ad aggiungere certe piccole modifiche... solo che adesso la gonna pesa più di me. » Ridacchiò. Non le dispiaceva portare un po' di peso in più, per far stare tranquillo il ragazzo e poi era così ben distribuito che i mille strati di tulle e seta ondeggiavano come una nuvola sospinta dal vento.

« L'importante è che siate al sicuro. » ribadì il Cane da Guardia della Regina, mentre le ultime note sfumavano nell'aria. Si inchinò di nuovo e condusse Elizabeth fuori dalla pista. « Ho pagato la mia libbra di carne. » disse. « Ora, se vuoi danzare, dovrai obbligare Edward. »

Lizzie gonfiò le guance come uno scoiattolo e si imbronciò. « Sei un egoista. » borbottò, a braccia conserte.

« Non dovreste dire così, signorina Midford. » Susan sorrideva, con le mani giunte in grembo e quell'espressione quieta e distante dipinta in viso.

« E voi chi sareste? » domandò lei. Non era ostile, ma sul suo viso lampeggiava il sospetto.

Ciel si fece avanti. « Elizabeth, ti presento Susan Beresford. » disse. « Susan, lei è la mia fidanzata, Elizabeth Midford. »

Susan sorrise e le fece la riverenza.

Elizabeth ricambiò, ma faticava a rinunciare alla diffidenza nei confronti della ragazza. Voleva chiederle cosa volesse dal suo fidanzato, ma non osava.

« Desideravate parlarmi, signorina Beresford? » domandò il Conte.

La giovane scoccò un'occhiata incerta ad Elizabeth. « Un'altra volta, magari. » rifiutò. Salutò entrambi con una riverenza e svanì tra le gonne delle lady, silenziosa come il volteggiare di una piuma.

Un silenzio teso caricò l'aria tra Ciel e la sua promessa sposa.

« Adesso capisco perché hai evitato che incontrassi i tuoi ospiti irlandesi. » fece lei. In genere si fidava di Ciel e sapeva bene quanto fosse sconveniente per una lady fare scenate, però non poteva fare a meno di essere gelosa. Quella ragazza irlandese era tanto più graziosa di lei!

« Ma no, Lizzie. » rispose il giovane lord. Non aveva idea di come rassicurarla, forse perché una parte di lui era davvero affascinata da Susan. O forse, si disse, perché non voleva ingannare la ragazza con la stessa favola che aveva imbastito per il resto del mondo. I suoi occhi trovarono quelli di Sebastian e seppe di non avere scelta.


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Buonsalve, fanciulle (e fanciulli?) di tutte le età. <3 

Che dire di questo capitolo? A parte "Povero Ciel, costretto a ballare!", s'intende. xD Pare proprio che sia beato tra le donne, anche se la zia Frances resterà sempre uno dei personaggi più spaventosi di sempre. >w< La amo per questo, sapevatelo. E non odiate troppo Lizzie e Susan: hanno le stesse possibilità di conquistare Ciel che ha un pinguino di volare fino alla savana. ùwù 

Non dovrei fare di questi spoiler, but... tra i tag c'è già SebaCiel, più spoiler di così si muore. xD

Detto questo, mi raccomando, fatemi sapere se la storia vi sta piacendo e farete di me una scribacchina felice!

See ya next Sunday!

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