23. Quel Maggiordomo, Previdente

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Susan si lasciò cadere sul prato, supina e con le mani intrecciate dietro la nuca. Non si sarebbe mai abituata a quel profumo di fiori così intenso, né al cielo ocra con i suoi due soli. Ne aveva subito amato i colori brillanti, ma non era casa. Per quanto ci provasse, non riusciva proprio a vederla come tale. Sospirò e poggiò le spalle contro il tronco del grande alberò. Chissà come stanno a casa. pensò. Quanto sarà passato? Sapranno già che sono sparita? Cosa ne penseranno mamma e papà? E il Conte? Passerà dei guai per questa storia? Oh, non potrei sopportarlo!

Le sue riflessioni vennero interrotte da una palla di cuoio marrone che atterrò a poche spanne dal suo piede.

« Scusa, puoi lanciarcela? » le gridò un ragazzino di un paio d'anni al massimo più grande di lei. Aveva una zazzera di capelli castani tendenti al rossiccio e lentiggini su buona parte del viso. Gli mancavano almeno un paio di denti, ma questo non rendeva il suo sorriso meno allegro.

La marchesina si alzò, spazzolò la gonna candida e gli tirò la palla con tutta la propria forza, ma senza mirare.

Il passaggio fu comunque debole e il ragazzo dovette sporgersi in avanti per prenderla. Le sorrise e le mostrò il pollice alzato.

« Ehi, perché non vieni a giocare anche tu? » gridò una ragazzina che poteva essere sua sorella, con quel mare di lentiggini che si estendeva sotto gli occhi azzurri. I suoi capelli erano una cascata di ricci color carota e le scendevano fin'oltre le spalle.

Susan annuì e corse verso il gruppetto.

Erano in cinque, tutti più o meno della sua età e indossavano tutti la stessa veste candida, una versione più raffinata del chitone greco, che lasciava scoperte le gambe dal ginocchio in giù e lasciava libere le braccia. Tutti avevano al polso un braccialetto simile al suo,a ognuno con un fiore e una pietra diversi.

« Io sono Aiden. » si presentò il ragazzo più grande e le tese la mano libera.

La ragazza la strinse. « Io sono Susan. »

Ad uno ad uno, si presentarono anche Bianca, Daniel, François e Brigit.

Susan strinse le mani a tutti. « Allora, come si gioca? »

« È facile. » le rispose Bianca. « Ci mettiamo tutti in cerchio e ci passiamo la palla in questo modo. » La prese da Aiden e la palleggiò sopra la testa un paio di volte, prima di ripassarla al ragazzo. « Ad ogni passaggio contiamo a voce alta e a dieci possiamo colpire la palla più forte, in modo che l'altro non possa prenderla, perché chi fa cadere la palla è eliminato e vince l'ultimo che resta in gara. »

« Sembra facile. » commentò la nobile, anche se non aveva mai giocato.

Le fecero spazio nel cerchio e cominciarono a passarsi la palla, gridando ad alta voce i numeri. Era più difficile di quel che sembrava, perché a volte il tiro usciva storto e per recuperare la palla bisognava lanciarsi. Erano soprattutto i maschi a rischiare i recuperi più spericolati, ma anche Bianca e Brigit non esitavano più di tanto a rotolarsi nell'erba morbida per non farsi eliminare.

Il primo a uscire dal cerchio fu Daniel, che finì con le natiche a terra nel tentativo di salvare un lancio troppo lungo. « Oh, beh, farò il tifo! » dichiarò e fece spallucce. Si asciugò il sudore che colava dalle ciocche bionde e sedette all'indiana poco distante. Tifava per tutti e li incoraggiava senza fare preferenze. Aveva uno strano accento sibilante che sembrava arricciare le parole e teneva le mani a coppa ai lati della bocca per amplificare il suono. Le sorrise, quando uscì dal cerchio due decine più tardi, e batté sull'erba accanto a sé per invitarla a sedersi.

« Grazie. » accettò la marchesina. Sedette a sirenetta accanto a lui e si unì al tifo. Era piacevole stare in compagnia di altri ragazzi, dopo tanti giorni passati da sola. Non sapeva perché non ci avesse pensato prima. Forse, si disse, era perché si sentiva spaesata, in quel mondo così diverso dal suo, che con quel cielo giallo ocra le ricordava di non essere nemmeno parte della Terra.

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