11. Quel Maggiordomo, Determinato

1.1K 122 22
                                    

« Vi sentite bene, padroncino? »

« Sì, certo. » gli assicurò il ragazzo. « Perché non dovrei? »

Sebastian non rispose. Aveva la sensazione che quella freddezza fosse solo una posa, ma, senza il consenso del giovane Lord, non avrebbe potuto fare nulla.

« Interroga le donne della lista. Elimina quelle che sanno troppo e consegna la versione ripulita alla polizia. » ordinò il Conte. « Dopo di che ci occuperemo di trovare quel maledetto cuore. »

« Sì, mio Lord. » rispose il demone. Si inchinò e ricevette la lista dalle piccole mani del ragazzo. Ne colse il tremito e ne sfiorò piano il dorso, quasi per caso.

Una luce sfarfallò nell'iride azzurra del suo padrone, ma le labbra rimasero serrate, contratte nella linea dura dell'alterigia.

« Volete che vi riporti al King Lear, signorino? »

Ciel scosse la testa. « Voglio camminare un po'. Ho bisogno di pensare. »

« Siete sicuro che sia una buona idea? Potrebbe essere pericoloso. »

« Non finché resto nella Southside. » gli assicurò il ragazzo. « Raggiungimi quando hai fatto. »

« Sì, signorino. »

Il Conte lo guardò allontanarsi verso nord e sospirò. Non riusciva spiegarsi il motivo, ma la presenza del demone lo metteva a disagio. Forse, ragionò, era perché non si era mai affidato a lui fino a quel punto, ma non poteva permettere che una cosa tanto insignificante lo condizionasse. Doveva essere al di sopra di tutto, anche delle normali emozioni umane. Non aveva tempo per provare imbarazzo, né per i traumi. Aveva già passato troppe cose perché essere quasi divorato vivo potesse scalfirlo; o, almeno, era ciò di cui doveva convincersi. Si avviò lungo Dundrum Road e superò il ponte sul fiume Dodder. Svoltò a destra su Miltown Road e proseguì nella sua passeggiata senza prestare grande attenzione a dove stesse andando, o ai passanti che gli scorrevano accanto. Da che aveva siglato il patto con Sebastian, era la prima volta che si concedeva una tregua. Tregua, poi. pensò. È solo una stupida passeggiata. Scosse la testa. A breve il demone sarebbe tornato e avrebbe dovuto dargli i nuovi ordini, ma ancora non aveva preso una decisione. Si massaggiò le tempie. Se avesse ammesso di non avere un piano, sarebbe apparso debole, nel momento peggiore possibile. Prese posto su una panchina lì vicino e guardò il fiume.

Scorreva placido, con il suo mormorio leggero e i baci del sole che si rifrangevano sulla sua superficie.

Ciel si perse a guardarlo con tanta intensità che quasi non si accorse di Sebastian, in piedi di fronte a lui.

« Signorino? »

Il Conte si riscosse. « Pensavo. » si giustificò.

« A cosa, signorino? »

« A come trovare il cuore di quella immonda creatura. » ammise, con una smorfia infastidita a raggrinzirgli il viso e si appoggiò allo schienale con le spalle. « Puoi fiutarlo, o cercarlo con la magia? »

« Potrei provare, signorino. » concesse il demone. « Ma, se Hana'el lo ha nascosto bene come credo, non basteranno né il mio olfatto, né i miei incantesimi. »

Il giovane Lord sbuffò. « Lo immaginavo. » Si allentò la cappa. « Chiedere ai Lord è inutile. Se sanno qualcosa, saranno loro a venire da noi, ora che hanno capito che la creatura è stata sconfitta, ma, se la sua padrona è furba come dici, non si sarà affidata a loro per nascondere il proprio cuore. »

Sebastian annuì.

« Ciò significa che l'unica a sapere dove si trova è lei, che non ce lo dirà mai. »

Tetragrammaton [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora