28. Quel Maggiordomo, Sorpreso

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Sebastian si chinò su Ciel e lo aiutò ad alzarsi per controllare che non fosse ferito.

« Sto bene. » gli assicurò il ragazzo. « La fata? » Si guardò intorno alla sua ricerca, ma la sua luce dorata era sparita: l'Ombra l'aveva rapita. Strinse i pugni e rivolse a Sebastian uno sguardo di fuoco, ma non poteva condannare del tutto il demone: sapeva bene che in caso di pericolo avrebbe scelto lui; anche sulla Campania aveva abbandonato lo scontro con Undertaker per correre a salvarlo. Quel pensiero gli diede una scossa al petto. « Per ora non possiamo fare niente. » disse. « Domattina decideremo il da farsi. »

Il maggiordomo annuì. « Vi accompagno in camera, signorino. È ora che andiate a dormire. »

Il Conte non protestò. Si lasciò condurre nella propria stanza e sedette sul letto mentre l'altro prendeva una camicia da notte dalla cassettiera. Si sentiva strano, ma si disse che era solo la stanchezza per quella giornata più lunga del normale; eppure il corpo non era stanco. Era un languore strisciante che gli faceva formicolare i muscoli e tutto il sistema nervoso.

Le mani delicate del suo servo gli sollevarono il viso per sciogliere il nodo della benda e il sangue colorò le gote del ragazzo.

Da quando quelle dita sottili erano così calde? Non lo sapeva. Ma perché stava pensando a una cosa così stupida? Era solo Sebastian, si disse, eppure il suo profumo così familiare gli faceva venire la pelle d'oca. Non era normale. Il cervello cercò di dirgli che doveva avere paura, ma il corpo non voleva saperne. Continuava a provare quella strana attrazione e nient'altro. Doveva dire qualcosa? E cosa?

Sebastian non dava cenno di aver notato niente, mentre gli sfilava la marsina e sbottonava la camicia.

Batté le palpebre. Si sentiva meglio, senza tutta quella stoffa addosso. Si alzò per farsi sfilare anche i pantaloncini e sollevò le braccia.

Il maggiordomo gli fece indossare la camicia da notte e gliela lisciò addosso. Era così vicino che il suo odore gli arrivava al cervello come un colpo di cannone ad ogni respiro. « Ora, signorino... » disse, ma Ciel non lo lasciò finire.

Lo prese per il colletto della camicia e lo tirò verso di sé finché le sue labbra sottili non incontrarono le sue, più piccole. Non aveva mai baciato nessuno, nemmeno Lizzie, eppure l'istinto lo guidava come se lo avesse fatto mille altre volte. Fu molto più ardito di quanto si sarebbe aspettato da se stesso, semmai avesse osato immaginare una cosa del genere. Leccò le labbra del demone e fece pressione in un muto ordine.

Il diavolo obbedì e permise a quella lingua non più infantile di esplorare i suoi denti appuntiti e superarli per cercare un contatto più profondo. Si appoggiò al letto con entrambe le mani e strinse le lenzuola con forza mentre la fame che coccolava da mesi ruggiva in fondo allo stomaco, o un po' più a sud. Contrasse ogni muscolo e si chiese se quello fosse un test o la punizione più strana che avesse mai subito. Con quel ragazzo tutto era possibile. « Signorino... » ringhiò sulle sue labbra.

« Sta' zitto, demone, e baciami. »

Il suo corpo approvò in una vampata di eccitazione che fece cadere la maschera del perfetto maggiordomo dal viso, mai tanto ferino. Gli era capitato che i suoi contraenti fossero attratti da lui, in passato, e non aveva mai esitato ad approfittarne, ma che lui fosse attratto da un umano in quel modo era un'esperienza del tutto nuova. Prese il ragazzo per i fianchi e lo baciò di nuovo. Lo depose al centro del letto, attento a non separarsi di nuovo da quelle labbra così dolci.

Ciel approvò l'idea e si aggrappò alla sua nuca, mentre la lingua calda dal suo servo esplorava la sua bocca e gli solleticava il palato. Rabbrividì e gli sfuggì un versetto acuto, ben poco virile, nel sentirsi stuzzicare dietro ai denti. Lo stomaco si contorse. Non era preparato a quelle sensazioni, ma ne voleva ancora. « Sebastian... » ansimò, ignaro dello stato in cui si stava mostrando. Aveva le guance arrossate e gli occhi lucidi, seminascosti dalle palpebre.

« Cosa desiderate che faccia, signorino? » sussurrò il maggiordomo, roco come non lo aveva mai sentito prima.

« Io... » Non seppe cosa rispondere: essere consapevole dell'esistenza del sesso e del suo scopo era ben diverso dall'immaginare come funzionava. Arrossì e voltò il volto verso la spalla destra.

« Ma certo. » mormorò Sebastian. « Siete troppo piccolo per sapere queste cose. »

Il Conte si voltò verso di lui per fulminarlo con un'occhiata assassina. « Non osare trattarmi come un dannato marmocchio. » lo rimproverò, nonostante una parte di lui sapesse di esserlo, in fondo. Poteva anche essere cresciuto troppo in fretta, ma mai abbastanza.

Il diavolo sorrise. « Non preoccupatevi, signorino. » promise, a un soffio dal suo orecchio. « Vi insegnerò anche questo. » Mordicchiò il lobo e ci giocò con la lingua, prima di scendere su quel collo morbido e bianco che sembrava fatto apposta per essere morso. Non avrebbe potuto lasciargli segni in punti visibili, ma il corpo minuto del ragazzo gli lasciava ampia scelta, quanto ad alternative. Inspirò il suo profumo ad occhi chiusi. Era sempre delizioso, ma c'era una nota acidula che stonava. Si scostò per guardarlo in viso e si impose di andare oltre la maschera di lussuria che gli vedeva in volto.

« Sebastian, cosa...? » biascicò il ragazzo, infastidito da quella brusca interruzione.

« L'Ombra vi ha fatto qualcosa, signorino. » spiegò. Gli sedette accanto e si sfilò il guanto dalla sinistra, che stese sul corpo del ragazzo. Una magia diversa dalla sua pulsava nelle vene del ragazzo e gli toglieva i freni inibitori. « Sono dolente, signorino. Avrei dovuto accorgermene subito. » si scusò e premette il palmo sulla sua fronte. Chiuse gli occhi. Squarciò quella magia aliena come un velo di tulle e la divorò con la propria fino all'ultimo brandello. Lo disgustava che qualcuno di diverso da lui avesse osato toccare il padroncino, fosse anche a distanza. Avrebbe fatto pentire l'Ombra di esistere. « Come vi sentite, signorino? » chiese, come se nulla fosse successo.

Ciel gli avvampò. Non si fidava abbastanza della propria voce per provare a rispondere e guardarlo non era nemmeno un'opzione. Cosa aveva fatto? Doveva essere impazzito! Non poteva desiderare di baciare quel dannato demone. Lui aveva una fidanzata; se voleva baciare qualcuno, doveva essere lei, no? E allora perché quando la guardava vedeva solo sua cugina? Si coprì il viso con le mani. Aveva dato il suo primo bacio al suo maggiordomo, a un demone che avrebbe divorato la sua anima. No, decise. Non era stato lui. Era stato l'incantesimo. Alzò lo sguardo verso il diavolo, gelido e distante. « Tutto questo non è mai successo. » disse. « E non succederà in futuro. »

« Come desiderate, mio lord. » rispose Sebastian, con un lieve sorriso. « Domattina verrò a svegliarvi un'ora più tardi, ma non di più. » disse e, preso il lume, uscì dalla stanza.


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Buonsalve, gentah. Il capitolo tanto atteso è in fine giunto. Ciel e Sebastian si sono finalmente baciati! *Spara botti di Capodanno.* C'è voluto "solo" un incantesimo che facesse perdere i freni inibitori a Ciel lanciato da un villain mangia-fate... ma vabbè. L'importante è che sia successo. xD Non sono andati molto avanti, ma è prevedibile. Sebby vuole che il suo amoruccio gli salti addosso, sì, ma da lucido. <3 Ora, però, il vaso di Pandora è stato aperto, perciò... ghghghghgh Succederanno coseh, ecco. ùwù

Mi dispiace per la pubblicazione tardiva, ma (come vi avevo preannunciato) sono in Spagna e posso pubblicare solo con il wi-fi dell'albergo / ostello dei poveri. Le vacanze poracce sono disagiate, ma divertenti. Per il momento, commentate e stellinate tanto e io cercherò di rispondervi quando possibile. Vi amo. ♥

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