17. Quel Maggiordomo, Divertito

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Charles Gray e Charles Phipps non erano fratelli, né cugini. Non avevano parenti in comune nemmeno nei più remoti rami dei rispettivi alberi genealogici e, prima di iniziare a lavorare per la regina, non si erano mai incontrati. Tutto ciò era risaputo, eppure erano come gocce d'acqua. Erano conosciuti anche come Double Charles e nei salotti si mormorava che avessero deciso di sembrare identici la prima volta che si erano visti. Furono loro ad aprire le porte della sala del trono al Conte Phantomhive.

Il giovane si inginocchiò davanti alla regina e chinò il capo.

« Caro bimbo nostro. » lo salutò lei, dall'alto del suo scranno. Sorrideva, ma il fatto che avesse voluto un incontro formale aveva messo in allarme Ciel fin dalla sua lettera. « Ti troviamo bene. Dicci, com'è andata la permanenza nella graziosa Dublino? »

Il giovane lord deglutì e fu tentato di cercare lo sguardo di Sebastian, ritto contro il muro alla sua destra. Strinse i pugni fino a incidere piccole mezzelune rosee nei palmi delle mani. « Tutto tranquillo, Vostra Maestà. » mentì, con consumata freddezza. « I lord non avevano intenti di ribellione e sono pronti a rifare formale atto di sottomissione alla corona come prova della loro fedeltà. »

« Dunque come si spiega l'incidente? »

« Con il ricatto. » rispose il Cane da Guardia. « Un pazzo era riuscito a rapire il giovane Patrick Boyle e alcuni dei suoi amici. Sosteneva di avere accesso alle case dei lord e minacciava di restituire i loro figli nello stato in cui ha poi ridotto il ragazzo. Quando hanno tentato di ribellarsi la prima volta, ha preso il figlio del duca come prova di forza, per dimostrare che poteva arrivare a chiunque e ovunque. Questo li ha spaventati abbastanza perché la situazione tornasse come prima. Mi spiace dire che la morte del giovane Boyle è stata causata dal nostro intervento, ma siamo stati in grado di riportare i bambini alle loro madri. »

« Oh, poveri piccoli. » commentò l'anziana sovrana. « Speriamo si stiano riprendendo. »

« Sono ragazzi coraggiosi. » assicurò Ciel, con un cenno del capo.

« Vorremmo esprimere loro la nostra più profonda simpatia. » affermò la regina. « Credi sarà possibile, caro ragazzo? »

« Naturalmente, Vostra Maestà. » assicurò il Conte. « In verità, speravano di potervi ringraziare di persona per aver mandato aiuto. »

La regina sorrise. « Questo è molto bello da parte loro. »

Ciel assentì.

« Dovremmo organizzare un ballo. » decise. « Per alcuni sarà forse un po' presto per partecipare, ma in questo caso faremo un'eccezione. » Sorrise. « Oh, il nostro caro Albert* sarebbe d'accordo. Adorava i balli! » sussurrò, con tono sognante, prima di scoppiare in lacrime. Si gettò a terra, invocando il defunto marito.

I due Charles le furono subito accanto, a distrarla da quegli infelici ricordi con l'illusione che il suo amato le fosse ancora al fianco.

Funzionò e la regina si riscosse. « Un ballo, come dicevamo. » riprese, di nuovo assisa in trono. « Lo organizzeremo per il sei agosto, in occasione del compleanno del nostro caro Alfred, così i nostri coraggiosi bambini avranno tutto il tempo di ritrovare il sorriso. »

E di imparare a mentire. « Ne saranno entusiasti, Maestà. »

« È deciso, allora. » La sovrana gli fece cenno di alzarsi. « Puoi andare, caro ragazzo. »

Il Conte si alzò.

« Naturalmente, invieremo le nostre felicitazioni ai lord per lettera, » aggiunse la regina « se sarai così gentile da fornirci i loro indirizzi. »

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