15. Quel Maggiordomo, Efficiente

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Sebastian versò l'acqua calda nel filtro con le foglie di tè Ceylon fino a riempire due terzi della tazza e sbirciò verso il padroncino con la coda dell'occhio. Da che Knox aveva lasciato la stanza, il ragazzo non aveva aperto bocca, immerso nei giornali, e questo lo rendeva inquieto. Zuccherò il tè e versò il latte senza perdere d'occhio il Conte, ma la posa delle spalle rimase morbida e la sua maschera imperturbabile.

Ciel inarcò un sopracciglio. La piega della bocca tradiva nervosismo, eppure non un suono lasciò le sue labbra. Sorseggiò il tè ad occhi socchiusi, troppo lontano con la mente persino per il suo maggiordomo. Prese fiato, ma un suono alla finestra interruppe il momento.

« Oh, ma che mortorio! » squittì Grell Sutcliffe, a cavalcioni sulla finestra come un'amazzone scarlatta. I suoi colori così accesi spiccavano contro il cielo di Dublino che iniziava a imbrunire. I lunghi capelli rossi si confondevano nell'impermeabile sottratto a Madame Red e i nuovi occhiali scivolavano sulla punta del naso, trattenuti solo dalla catenella di perline. « Dovreste essere allegri, sapete? » disse, con un sorriso da squalo. « Soprattutto tu, Sebby. » precisò, con un'occhiata languida che fece rabbrividire il demone. « Adesso sei di nuovo l'unico demone sulla piazza e tutto il resto. Mi dovresti un bel bacio passionale, per aver ucciso quella sgualdrinella da due soldi! Se non ci fossi stata io, sarebbe ancora viva. » raccontò, strusciandosi sul maggiordomo come una gatta. « Era proprio brutta, sai? Non poteva proprio competere con me. » continuò e sbatté le lunghe ciglia finte verso di lui.

Il diavolo la spinse via senza pensarci due volte e si spazzolò il frac con le mani. Era pronto a scommettere l'anima del padroncino che quel maledetto Spears avesse mandato apposta "lo svitato" per infastidirlo. « Avete fatto solo il vostro dovere, niente di più. » la smontò. « La nostra collaborazione finisce qui. »

« Ah, come sei crudele, Sebby! » piagnucolò Grell, tirando su con il naso per fare più scena.

« Taci. » la zittì Sebastian. « Avverti piuttosto il tuo capo che le anime sono ancora qui a Dublino. Il vincolo con la Fish & Friends si indebolirà, a lungo andare, e allora si disperderanno. Farete bene a ripulire tutto prima che accada. »

La Shinigami lo guardò a bocca semiaperta e inclinò il capo da un lato.

« Con questo, siamo pari. » chiarì il demone. « Né io, né il padroncino siamo vincolati a riconoscenza nei vostri confronti, d'ora in poi. »

Grell sogghignò. « Ho capito tutto, Sebby, non temere. » gli assicurò. « Per questa volta ti lascio andare, ma la prossima sarai mio e ci divertiremo da morire. »

Sebastian sorrise. « Vedremo. Ora sparisci, prima che ti uccida. »

L'altra accennò un saluto militare con la Death Scythe e si tuffò all'indietro fuori dalla finestra.

« È pazzo. Completamente suonato. » commentò Ciel, atono. Rigirava il tè senza apparente intenzione di berlo, ma il suo viso sembrava aver ripreso colore almeno in parte.

Il demone annuì. « Come buona parte degli Shinigami, signorino. »

Il Conte assentì. « Se non altro, si sono rivelati utili, una volta tanto. » commentò. Spinse via la tazza e accavallò le gambe. « Fai le valige, Sebastian: è ora di tornare a casa. »

« Sì, signorino. » Il demone si inchinò, ma il ragazzo lo trattenne con uno scatto della mano.

« I lord e le loro famiglie sono già partiti? »

Sebastian controllò l'orologio da taschino. « Partiranno a momenti, signorino. » rispose. « Ho spaventato a sufficienza Lord Leinster perché prendessero tutti il traghetto entro stasera. Se non si sono già imbarcati, lo faranno entro poco. »

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