21. Quel Maggiordomo, Tempestivo

965 107 148
                                    

Susan correva. Doveva scappare, o l'Ombra l'avrebbe presa. Si guardò intorno, in cerca di un riparo, ma intorno a sé non vide altro che buio e i profili degli alberi. Più volte aveva tentato di raggiungerli e nascondersi dietro i loro tronchi, ma non era mai riuscita a sfiorarli. Poteva solo continuare a farsi largo tra radici e rami bassi perché poteva toccare quelli e non il resto, dannazione? con la camicia da notte di lino che garriva al vento come una bandiera. Si protesse il volto con le braccia e le lacrime le appannarono la vista. Sapeva, che era un sogno, ma non riusciva a sfruttare quell'informazione. Aveva provato a pensare a sua madre, suo padre, o chiunque potesse aiutarla, ma non era mai riuscita a farlo apparire. Era sempre sola, in fuga dall'ombra. Pensò al Conte, ma nemmeno lui apparve. « A... Aiuto! » gridò al nulla.

L'Ombra si fece più vicina, più grande.

« Aiuto! » ritentò. Era la prima volta che riusciva a fare qualcosa di diverso dal correre e basta. « Che qualcuno mi salvi! »

Un fuoco candido divampò di fronte a lei. Era poco più alto del suo pollice, quindi doveva essere molto lontano, ma non importava. Era qualcosa. La sua mente doveva averlo prodotto, dopo mesi di paura, per scacciare l'incubo, e tanto bastava. « Io posso salvarti. » le disse. Aveva una voce femminile, dolce e pacata. « Ti aiuterò, ma devi invitarmi ad entrare. »

« C-Che? Co... me? »

« Invitami ad entrare. » ripeté la voce e il fuoco ebbe un guizzo. « Non posso aiutarti, senza il tuo permesso. »

Susan esitò. Gli adulti le dicevano sempre di non fidarsi degli estranei troppo gentili, ma aveva paura.

« Io non sono un'estranea. » disse la voce, risentita. « E lo sai. »

La bambina si sentì in colpa. Se l'aveva chiamata lei, dal fondo della sua mente, scacciarla sarebbe stato stupido. « Scusa. »

« Non temere. » le disse la voce. « Io non sono tua nemica. »

Susan deglutì. « A-Allora... t-ti... ti invito a entrare. »

« Brava ragazza. »


Il meccanismo interno della finestra scattò e le ante si aprirono verso l'interno. Le tende di candida organza ondeggiarono, sospinte dal venticello estivo, e il profumo dei fiori e degli alberi inondò la stanza.

Susan aprì gli occhi. Aveva un sonno molto leggero e detestava il freddo. Anche in piena estate aveva bisogno di un lenzuolo in cui avvolgersi. Tese le orecchie.

Alle sue spalle, qualcosa emanò un forte ronzio. Non era un semplice insetto, ma qualcosa di più grosso.

La ragazzina nascose la testa sotto il lenzuolo e si appallottolò su se stessa. Odiava gli insetti ronzanti. Le sembravano più aggressivi e pericolosi degli altri.

"Non avere paura." le sussurrò all'orecchio la voce del sogno.

Susan non si mosse. Stava impazzendo? Non poteva sentire le voci dei sogni nella realtà, specie se erano una rappresentazione del suo subconscio.

"Non stai impazzendo." le assicurò la voce. "E io non sono il tuo subconscio. Sono vera."

« Ma mi leggi nella mente. » sussurrò la ragazzina, che non aveva nessuna voglia di uscire da sotto la sua debole protezione.

Tetragrammaton [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora