|Capitolo 15|

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Da notare la gif da urlo.

*** "La rabbia è una follia momentanea, quindi controlla questa passione o essa controllerà te." -Omero.

Pov Zayn》
"Alla prossima, pasticcino" Lurido. Lurido verme.

"Lo uccido" sussurrai, rafforzando la presa sul volante dell'auto, vedendo quella razza di un bastardo dai capelli lunghi e grassi osservare il culo di Megan.

Come si permette. Lei è mia. Solo io la posso guardare.

"Non guardarla, no, no, no" sussurrai velocemente, con il fiato corto.

"Non guardarla, se non vuoi morire" sussurrai ancora una volta, cominciando a sfregare nervosamente il piede sul tappetino.

Oh, no.
Questo non dovevi farlo.

Vederlo mordersi il labbro, con ancora lo sguardo fisso su Megan, fu la goccia che servì a far traboccare il vaso.

E così la rabbia prese il pieno controllo del mio corpo e della mia mente, strappandomi via quel briciolo di sanità che mi era rimasta, rendendomi una bestia, facendomi agire di istinto.

La rabbia, una tra le emozioni più precoci.

Quell'emozione che predomina sulle altre e che può nascere per vari motivi.

La rabbia, la tipica reazione alla frustrazione e alla costrinzione, sia fisica che psicologia.

Quell'emozione che ti scuote le membra e che ti comanda e ti utilizza come se fossi una fottuta marionetta, per i suoi scopi malefici ed egoistici.

E diciamocelo, fa perdere il controllo e fa agire di istinto, come fanno gli animali.

Perché si, dentro di noi, in qualche parte remota del nostro cervello, è rimasto anche a distanza di milioni di anni quell'istinto aniamlesco e rude, pronto a manifestarsi in ogni momento e quando accade ciò, ci comanda a suo piacimento, generando così vere e proprie "catastrofi".

E queste "catastrofi", nella mia vita, ce ne sono state tante e penso in futuro ce ne saranno altre, a partire dall'uccisione di quel bastardo.

In quel momento, nella mia testa era presente solamente l'immagine di quel lurido verme ed un solo pensiero, chiaro e diretto.

Uccidilo.

Zayn, non farlo, ragiona..

Uccidi quel figlio di puttana.

Trattieni il tuo istinto, Zayn.

Stava mangiando con lo sguardo la tua piccola ed amata Meg.

E cavolo, la rabbia aveva ragione. Ha sempre avuto ragione.

Ad un tratto, sentì la muscolatura del mio corpo estendersi, fino ad immobilizzarsi; la mascella tendersi, il respiro accelerare e del calore spargersi su tutto il viso.

Sentivo il sangue caldo pompare velocemente nei vasi sanguigni e i palmi delle mie mani stretti con forza sul volante dell'auto cominciare a sudare a freddo.

Il mio corpo era pronto per attaccare ed uccidere.

Ma non potevo cazzo, non potevo.

Mi trovavo in un luogo pubblico e se qualcuno mi avesse visto, sarebbero stati guai seri.

Ma io dovevo sfogarmi. Dovevo uccidere.

Con un colpo secco, premetti l'acceleratore, facendo stridere le ruote sull'asfalto e partendo ad una velocità potentissima, allontanandomi dalla scuola e prendendo una strada periferica, mi allontanaí dalla città.

Il desiderio di uccidere era sempre lì, pronto per essere esaudito e soddisfato.

Giunto in una piccola zona di campagna, parcheggiai e scesi dall'auto, inoltrandomi tra gli alberi di un bosco, in modo da non essere visto e sentito da nessuno.

Guardandomi intorno, cominciai a camminare, alla ricerca di un uccello o di una lepre da uccidere.

Come se satana mi avesse sentito in quel preciso momento, vidi poco più lontana da me una lepre, dal pelo lungo e bianco.

Quel pelo che si sporcherà del suo stesso sangue.

Con mano tremante, tirai fuori dalla tasca dei jeans un coltellino e con passo attento e cauto, mi avvicinai sempre di più all'animale.

Essendo molto vicino alla lepre innocente, mi ci fiondai sopra, prebdendola per le orecchie e infilando lentamente la lama affilata nel petto dell'erbivoro.

Poco dopo, la lepre smise di muoversi del tutto e ormai il suo pelo era macchiato di rosso scuro.

Estraendo il coltello dall'animale, chiusi gli occhi e immaginai che al posto della povera bestiola ci fosse stato quel pezzo di merda.

Digrignando i denti, infilzai più volte il petto di quella povera lepre, per poi aprirlo, in modo da prendere via tutti i suoi organi e svuotare del tutto il suo corpo.

Per tutto il tempo immaginai di squartare quel ragazzo dai capelli lunghi e non potete capire l'orgoglio che misi nel trucidare quel corpo.

Avendo sfogato del tutto la mia ira, lasciai vicino ad un cespuglio la carcassa dell'animale e con un sorriso radioso, osservai le mie mani sporche e puzzolenti di sangue.

"Ora si che mi sento bene!" urlai con voce felice e rauca, convinto di non essere sentito da nessuno.

Spazio autrice
Ecco un nuovo capitolo!
Spero che sia di vostro gradimento, people.
Alla prossima, Roberta xx.

Demons::zjm (#wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora