Capitolo 3

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Sono sopravvissuta alla sessione invernale e gli esami per fortuna sono andati bene.. Stamattina ho finito e anche se lunedì riprenderanno i corsi, ho un pò di tempo per aggiornare. Voi come state? :)

NICOLE
Avete presente la rilassante sensazione di essere svegliata dal canto degli uccellini in lontananza e da un raggio di sole che ti scalda la guancia? Io no. Il mio raggio di sole mi centra perfettamente gli occhi e qualunque posizione provi finisce con il raggiungermi. Al posto del lontano canto degli uccellini, madre natura ha pensato di ricompensarmi con un solo canarino che si è posato sul ramo dell'albero di fronte alla mia finestra. Non ho capito se è una congiura contro di me oppure sta facendo le prove per esibirsi in qualche opera lirica. Tutto lo stress che avevo perso ieri sera facendo un bel bagno caldo si è ripresentato sotto forma di irritazione. Così mi decido ad aprire un occhio e perlustrare lo spazio che mi circonda: quella che prima era la mia camera è ora sembra un campo di battaglia. Apro anche l'altro occhio e mi metto a sedere al centro del letto. Mi costringono a non mettere in moto il cervello più del necessario ed evitare di pensare a lui. Mi alzo e mi stiracchio e inizio a rassettare in giro. Accendo il cellulare e scendo in cucina a prepararmi un the. Naturalmente la pace dura poco visto che un trillo continua a interrompere il piacevole silenzio che mi circonda. Trovo chiamate di Sophie, Rose, un messaggio di mia madre che mi avverte che è andata a lavoro e si è portata dietro Scott (Dio benedica quella donna!), ci sono anche moltissime chiamate di Liam. Un istante prima che io possa premere il tasto verde di chiamata, il cellulare inizia a squillarmi tra le mani. È di nuovo Liam e rispondo.
"Ehi"
"Ma che fine hai fatto?" Chiede stravolto.
"Hai dormito male?" Chiedo acida.
"Non ho dormito affatto per colpa di un testone che ha continuato a sbraitare contro le infermiere"
Oh. "Che ha fatto?"
"Nulla. Se consideri che ha rifiutato le medicine, ha tirato il vassoio con la colazione contro il muro, ha fatto scappare in lacrime una signora anziana e si è rifiutato di vedere la madre"
"Ma che farmaci gli stanno somministrando?" Chiedo cercando di stemperare la tensione. Quando non sento alcuna risata dall'altra parte sbuffo leggermente cercando di non farmi sentire.
"E non sbuffare! Lo sai che l'unico che ha fatto entrare nella stanza sono stato io? E sai cosa mi ha detto? Chiama Nicole"
"Bene, lo hai fatto. E ora?" Chiedo sbuffando in maniera sonora. Vorrebbe prendersela con me perché il suo amico non riesce a mantenere la calma?
"Nicole sto cercando di parlare seriamente"
"A me sembra che tu mi stia rimproverando"
"Scusami. Non volevo, lo sai. Ma credo che tu possa immaginare la situazione che ho dovuto affrontare con quel coglione."
"Si" sussurrò.
"Bene. Che ne dici di venire qui?"
"Non sono pronta"
"Per favore. Sai che sei l'unica ad essere in grado di farlo ragionare. Fallo per la mia sanità mentale, per Johannah e per le gemelle e..."
Ma quanto è bravo a fare l'agnello sacrificale.
"Basta con questa recita. Vengo. Dammi un'ora"
"Splendido-dice tutto pimpante. Idiota. - vado a dare la bella notizia alla signora Collins"
"E chi è?"
"L'adorabile infermiera maltrattata dal tuo fidanzato"
"Non è il mio fid.." Provo a dire mentre lui contemporaneamente mi saluta e mi attacca il telefono in faccia.
Il bollitore inizia a fischiare segno che l'acqua per il the è pronta. Sbuffo e spengo il fuoco e mi siedo al tavolo con una tazza fumante davanti. Vedrò Louis tra poco e non so se sono pronta a parlare della nostra situazione. Magari potrei cercare di evitare l'argomento ancora per un pò. Non sono pronta a sentirlo sbraitare per tutto il reparto.
Alla fine getto via il mio the e salgo in camera per vestirmi. Indosso un jeans scuro con una maglia turchese e le converse blu. Lego i capelli in una coda. Se devo ragionare con Louis ho bisogno di essere pratica.
Scendo di sotto e chiamo un taxi. Per fortuna arriva dopo 10 minuti e dopo altri 15 arrivo davanti all'ospedale. Prendo un respiro profondo e mi avvio verso la camera di Louis. Tra i corridoi incontro Liam che mi abbraccia forte,
"Sei sicuro che voglia vedermi?" Gli chiedo tirandolo per la manica della maglia mentre lui mi precede.
"Certo non fa altro che dire che non farà nulla se non andrai a parlargli"
"Gli hai detto che non ero mai andata da lui in questi giorni?" Chiedo ancora guardando in basso.
Il mio migliore amico mi dà un buffetto sul naso e mi sorride.
"Non mi ha creduto. Ha detto che si ricordava che gli avevi parlato e che ti ha stretto la mano prima di aprire gli occhi"
"Oh" dico ma in realtà mi verrebbe bella merda. Arriviamo davanti alla stanza e Liam si gira verso di me.
"Forza e coraggio. Quello che troverai lì dentro non può essere peggio di quello che immagini". Lo dice con un'espressione talmente seria che per un attimo mi sembra quasi di dovergli credere. Ma quando lo vedo morderei il labbro per cercare di trattenere un sorriso,  mi lascio andare ad una risata.
Ringrazio il mio angelo custode per avermi fatto incontrare Liam; se non ci fosse lui ora non sarei qui o almeno non sarei un po' più rilassata.
"Ce la posso fare?" Chiedo.
"Ce la puoi fare" mi dice ancora con il sorriso sulle labbra.
Appena poggio la mano sulla maniglia, un brivido mi percorre la schiena ma mi impongo di ignorarlo e spingere finché la porta non si apre. Giro la testa verso il letto con le lenzuola bianche tutte aggrovigliate verso il basso. E poi vedo Louis che mi guarda male con le braccia incrociate al petto e lo stesso sguardo di un bambino che non ha ricevuto il regalo che voleva per Natale.
"Ehi. Che combini?" Ma quanto posso essere idiota a iniziare una conversazione in questo modo?
Alza un sopracciglio ma non mi risponde. Mi schiarisco la voce e riprovo.
"Mi ha detto Liam che stai facendo un sacco di casini"
"Mai quanto te" e so che si riferisce alla mia decisione.
Prendo un respiro profondo e mi avvicino. Gli scopro le gambe. "Andiamo a darti una ripulita."
Lo aiuto ad alzarsi e non pensavo che fosse tanto pesante. Entriamo nel bagno della sua stanza. Gli porgo lo spazzolino con sopra il dentifricio e lo aiutò a spostarsi al lavandino per sciacquarsi. Quando prova a piegarsi per lavarsi la faccia gli schiaffeggio la mano ricevendo in cambio un sorrisetto dei suoi e lo faccio al posto suo. Lo faccio sedere sul water mentre lui regge la sua flebo e bagno un asciugamano. Forse sarebbe meglio un bagno caldo ma le fasciature all'addome mi fanno cambiare rapidamente idea. Glielo passo sulle braccia e quando mi sposto verso il petto la sua mano intercetta la mia.
"Non ti faccio alcun effetto?"
"Smettila di fare così, non è il momento. Lascia che ti aiuti" rispondo cercando di mantenere la calma.
Ricevo in cambio un'occhiataccia e intanto cerco di lavargli la schiena ma con scarsi risultati visto che le mie braccia sembrano troppo corte.
Louis poggia le mani sui miei fianchi e mi sposta tra le sue gambe leggermente divaricate rendendomi il compito meno faticoso.
"Puoi togliere le mani ora"
"Non ci penso proprio" risponde subito. "Devi assecondare un povero malato". Sbuffo e continuo a lavarlo.
All'improvviso divento rossa come un pomodoro. "Ehm vuoi che chiami aiuto?" Come gli chiedo se ha bisogno di qualcuno o di un pò di privacy per lavarsi... Lì? Maledetta la mia boccaccia. Potevo restare mente zitta visto che per lui non sussiste neanche il problema.
"Per cosa?" Risponde stranito.
"Per lavarti"
"Ma se lo stai facendo tu"
Prima che possa rispondere vedo un luccichio attraversargli gli occhi.
"Non. Dire. Niente" sibilo ancora rossa in viso.
"La mia bellissima principessa imbarazzata" mormora poggiandomi una mano sulla guancia arrossata.
Mi guarda per un attimo e poi mi dice che può fare da solo e che posso aspettarlo fuori.
Così faccio e dopo qualche minuto lo vedo apparire sulla soglia reggendosi al muro. Lo riporto a letto e lo faccio stendere sistemandogli i cuscini in modo che possa stare seduto. Gli rimbocco le coperte sistemando le lenzuola.
Solo ora mi accorgo che sul tavolino c'è un nuovo vassoio con la colazione. Devo assolutamente ringraziare la signora Collins appena la vedo.
"Vuoi mangiare qualcosa?"
"No" borbotta.
"Non fare il bambino" gli dico e prima che possa rendermene conto mi avvicino e gli scosto una ciocca di capelli dal viso per poi scendere verso la guancia dove la barba ispida mi solletica il palmo. Quando lo sento appoggiarsi a me mi scosto e mi avvicino al vassoio. Mi siedo accanto a Louis e gli farcisco un toast. Glielo porto alle labbra e prima di morderlo mi sorride. Continuo a imboccarlo finché non ha finito tutto è un nuovo sorriso illumina il suo viso.
"Il cibo migliora l'umore" dico cercando di rompere il silenzio anche se la situazione non era imbarazzante.
"Non sorrido per il cibo ma perché ci sei tu e lo sai" mi dice prendendomi una mano.
Non so cosa rispondergli. Credo che il momento che ho cercato di evitare sia arrivato e non so come affrontarlo.
"Credo che sia il momento di parlare, non trovi?"
Sento la voce morirmi in gola e serrò le labbra. "Nicole io ti voglio ancora e so che tu vuoi me quindi qual è il problema?"
Già, qual é il problema?

If I could fly (Sequel di No Control) -Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora