Capitolo 25

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LOUIS
Io e la mamma di Nicole ci sediamo al tavolo della cucina, l'uno di fronte all'altra.
"Dov'è Nicole?"
La vedo prendere un respiro profondo prima di parlare.
"Allora. Ti dico da subito che non mi piace tradire la parola data ma in questo caso penso di poter fare un'eccezione. Lei mi aveva chiesto di non dirti nulla ma non hai per niente una bella cera, per cui mi sembra il caso di parlarti sinceramente. Lei è dai nonni. È partita stamattina e non mi ha detto quando tornerà".
"Perché se n'è andata?"
"Aveva bisogno di stare un pò lontana da tutto questo"
"E da me"
"Si Louis. Anche da te. Sai che le hai fatto male".
"Non era mia intenzione, ero soltanto spaventato. Insomma, lo sa che vita facevo prima di conoscere sua figlia. Che futuro potrei dare ad un bambino? Che padre potrei essere?"
"Vedi, mi rendo conto della tua situazione ma hai tante scelte davanti a te. Prima di tutto puoi decidere se essere un padre presente oppure no, se essere un padre capace di rendere felice la propria donna, e puoi decidere di impegnarti per costruirti una famiglia oppure lasciare che qualcun altro lo faccia al posto tuo".
All'ultima frase, un moto di stizza mi percorre il corpo e mi affretto a stringere i pugni per cercare di controllarmi.
"Nessuno prenderà il mio posto"
"Non hai pensato che potrebbe succedere proprio questo quando hai detto a Nicole di non volerne sapere nulla del bambino?"
"Questa non è un opzione da prendere in considerazione. Nessuno crescerà mio figlio e starà al fianco della mia donna"
"Sei convinto di quello che mi stai dicendo Louis? Per mia figlia la delusione è stata forte e ora sta cercando di farsene una ragione. Se non sei certo della tua decisione e dei tuoi sentimenti, ti chiedo di lasciarla in pace".
"La amo. Questi giorni senza di lei mi stanno consumando lentamente. Ho capito che quello che provo per lei è superiore a tutte le mie paure e voglio avere la possibilità di dirglielo. Mi dica come arrivare a casa dei suoi genitori, la prego"
"No. Mi dispiace ma non posso."
"Perché?"
"Perché tu ti sei preso il tempo per pensare e decidere. Ora tocca a lei. Mia figlia si crede fragile ma ha una forza dentro che neppure lei immagina. Ha bisogno di capire che può farcela da sola, di metabolizzare quello che le sta succedendo e solo quando sarà pronta, tornerà".

NICOLE
Quest'estate si sta rivelando davvero calda. Per fortuna almeno di sera si respira un pò e posso godermi l'aria fresca che mi solletica la pelle mentre mi spingo avanti e indietro sul dondolo.
Sono già passate due settimane da quando sono arrivata qua e posso dire che sono molto più tranquilla. L'aria di campagna mi fa bene e stare con i nonni mi fa sentire come se fossi tornata un pò bambina. La pancia inizia a spuntare dalle magliette e più si vede più tendo a poggiarci una mano sopra, non perché mi vergogno ma ho come un senso di protezione per il mio piccolo muffin.
Ho pensato spesso a Louis, a cosa stesse facendo, a cosa stesse pensando, se qualche volta avesse avuto la tentazione di chiamarmi, così come capita a me ogni giorno.
Vengo richiamata dai miei pensieri quando nonna si siede accanto a me. Non ho bisogno di girarmi a guardarla per capire che è lei perché il suo inconfondibile profumo la precede.
"Come stai bambina?"
"Bene".
"Davvero?"
"Si. La tranquillità che mi trasmette questo posto è incredibile. È come estraniarsi dal mondo"
"Non vorrei che tu ti estraniassi troppo, però. Non puoi nasconderti per sempre".
"Lo farò quanto basta" le dico rivolgendole un sorriso complice.
"Louis ancora non si è fatto sentire?"
"No. Non penso che lo farà. È stato piuttosto chiaro"
"Magari le cose potrebbero cambiare".
"Oppure no. Chi lo sa".
"È normale avere paura. Nei tuoi occhi ce la leggo ogni giorno"
"Ma io non ho avuto la possibilità di lavarmene le mani. E neppure ho voluto. Pensare che qui ho il frutto dell'amore che provo per Louis, non mi ha mai fatto venire il minimo dubbio".
"Sai, quando dissi a tuo nonno che aspettavo tua madre, lui rimase così sconvolto che per tre giorni dormì nel capanno degli attrezzi. Poi una mattina, si presentò da me che ero seduta proprio su questo dondolo, si inginocchiò e iniziò a dirmi quanto fosse stato stupido, testone, orgoglioso. E continuò con una sfilza di insulti per un bel pò e ad ognuno io annuivo. Alla fine decise di alzarsi e mi disse che non potevamo continuare ad insultarlo perché altrimenti il bambino sarebbe già nato con un'idea sbagliata del padre. E alla fine mi fece scoppiare a ridere, mi sollevò tra le sue braccia e mi baciò".
Quando finisce di raccontarmi questa storia, abbiamo entrambe gli occhi umidi.
"Sono gli ormoni" mi giustifico e nonna scoppia a ridere.
"È l'amore bambina mia, semplicemente quello".
Passa un'altra settimana e arriva il momento della visita dalla dottoressa Morrison.
Ho abbandonato i miei soliti skinny jeans sia per il troppo caldo che per il fatto che il bottone iniziava a premere in maniera fastidiosa sulla mia pancia. Così ho preferito mettere una salopette dai pantaloncini corti, una maglietta bianca e legare i capelli in una treccia a spina di pesce.
"Sei sicura che non vuoi che io o il nonno ti accompagniamo?"
"Ma certo. Prenderò l'autobus e al ritorno mi accompagnerà mamma. Te lo ha detto ieri che resterà con noi per il fine settimana"
"Hai tutto con te? Acqua, qualche caramella, l'ecografia, il cellulare?"
"Si nonna ho tutto. Adesso vado altrimenti faccio tardi" le dico abbracciandola rapidamente e salendo sul pullman. L'aria fresca data dal climatizzatore, mi sfiora la pelle provocandomi un sospiro di sollievo. Mi accomodo in uno dei posti davanti e metto le cuffie lasciando partire la riproduzione casuale.
Per fortuna l'autobus mi lascia a qualche centinaio di metri dall'ospedale e per quanto posso, cammino a passo spedito. Mamma dovrebbe aspettarmi già dentro.
Ma quando imbocco il corridoio per l'ambulatorio mi fermo di colpo.
Louis
"Che ci fai qui?"
"Hai l'ecografia oggi, no?" Mi dice sorridendomi.
Prima che possa dire altro, la porta al nostro fianco si apre.
"Nicole! Come stai? Ti trovo bene. Entra! E lui chi è? Il padre del bambino forse?" La dottoressa è particolarmente esuberante stamattina e non mi da il tempo di rispondere alle sue domande ma quando proncuncia l'ultima, io mi limito ad emettere un borbottio indistinto mentre Louis annuisce e mi prende per mano trascinandomi dentro.
Si siede al mio fianco mentre la dottoressa controlla l'ultima visita e prepara il monitor per l'ecografia.
"Si può sapere che vuoi?" Gli dico tra i denti.
"Allora Nicole. Sai già cosa fare. Siediti qui e scopri la pancia. Vuoi avvicinarti?" Chiede rivolta a Louis.
"No" "si" rispondiamo insieme.
Sbuffando mi siedo e faccio quanto mi è stato detto.
"Allora, tu l'ultima volta non c'eri ma possiamo recuperare ora."
Appena il monitor si riempie, Louis mi afferra la mano e la stringe forte. Cerco di ritrarmi ma non funziona.
Ad un tratto la stanza si riempie di nuovo di quel rumore che da tre settimane non faccio che riascoltare e tutto il resto scompare, compresa la rabbia per Louis.
C'è solo il mio piccolo muffin.
Più il battito ci riempie le orecchie più la presa di Louis su di me si rafforza e ad un certo punto sento sulle nocche una sensazione di bagnato e girandomi verso di lui, noto che ha gli occhi lucidi ma decido di non commentare.
"Questo piccolino cresce bene ed è in salute. Tutte le misure coincidono con quelle standard per le tue settimane di gravidanza e quindi potete stare tranquilli. Puoi rivestirti".
Mi sollevo per pulirmi da quell'odioso gel ma la mano di Louis mi precede afferrando la carta prima di me.
"Faccio io" mi dice cercando di avvicinare la mano.
"Scordatelo" gli dico togliendogli il fazzoletto dalle mani.
"Nicole ci rivediamo tra un mese. Devi fare le analisi del sangue e portarmi gli esiti. Ma puoi stare tranquilla, tutto va come dovrebbe". Mi sorride gentile ma io non riesco a ricambiare per colpa di questo tizio a fianco a me.
"Grazie, ci vediamo il prossimo mese" rispondo cercando di usare un tono gentile.

Non appena usciamo dalla porta afferro la cartellina che ho in mano e la uso per colpire Louis sul petto.
"Vattene subito. Dov'è mia madre?"
Mi rivolge un sorriso malizioso, che non capisco cosa centri con la conversazione che stiamo avendo.
"Non c'è.  Oggi stai con me. Dobbiamo parlare".
"Non ho alcuna intenzione di stare con te. Portami da mia madre".
Cammino spedita verso l'uscita ma Louis mi raggiunge in un paio di falcate, mi prende per mano e mi trascina verso la sua auto.
Mi fa salire e poi fa il giro della macchina per prendere posto al lato del guidatore.
Mette in moto e usciamo dal parcheggio.
"Questa non è la strada per casa di mia madre"
"Lo so"
"Torna indietro"
"Non ci penso proprio"
"Potrei denunciarti per tentato rapimento, lo sai?" Gli chiedo sempre più stizzita ma all'improvviso la mia attenzione viene calamitata su una pasticceria che in vetrina ha dei muffin al cioccolato. Schiccio il naso contro il vetro e guardo incantata quei vassoi. Dio, che darei per mangiarne uno in questo momento ma sono troppo arrabbiata con Louis per chiedergli di fermarsi.
Lo fa comunque, qualche centinaio di metri più avanti e senza darmi una spiegazione, scende e mi chiude dentro.
Ma che diavolo vuole da me?!
Quando rientra, ha in mano un pacco scuro che poggia sul sedile posteriore.
"Si può sapere dove sei andato? Mi hai lasciata chiusa qui dentro come un cagnolino. Qualunque cosa ti abbia in mente, smettila perché mi sto davvero arrabbiando". Gli urlo.
"Calmati, non fa bene al bambino che tu sia così agitata" mi dice ancora con quella faccia da schiaffi.
"E da quando ti importa di tuo figlio?" Gli dico. Questo deve averlo colpito davvero perché aumenta la pressione sul volante e indurisce i lineamenti.
Mi metto a braccia conserte ed inizio a guardare fuori dal finestrino. Dopo qualche minuto ci fermiamo davanti ad una villetta. È a due piani e ha un piccolo giardino sul davanti. Non l'avevo mai vista prima d'ora.
"Louis non ho voglia di vedere nessuno"
Ma ancora non mi risponde; anzi mi apre lo sportello e mi fa scendere.
Inaspettatamente mi blocca tra il suo corpo e la portiera e mi bacia la fronte. Quanto mi era mancata questa cosa: avrei quasi la tentazione di appoggiarmi a lui ma mi trattengo. Al momento la mia priorità è capire cosa diavolo vuole.
Mi sorride come se poco prima non fosse successo nulla e mi conduce verso l'ingresso. Ha le chiavi e quindi entriamo ma non ho neppure il tempo di guardarmi intorno che lui si sposta verso le scale.
"Louis si può sapere che ti è saltato in testa? Non sei mai stato tanto misterioso e..."
Le parole mi si bloccano in gola quando apre la porta in cima alle scale. Le pareti sono dipinte di azzurro, sul soffitto è disegnato un cielo stellato con una luna gigante e accanto alla finestra c'è un enorme adesivo con un orso in pigiama. Al centro della stanza una culla in mogano con le tendine bianche a ricoprirla.
Non so perché ma il nervosismo di tutte queste settimane si riversa contemporaneamente su di me e così mi copro il viso con le mani cercando di trattenere i singhiozzi che mi scuotono le spalle.
Louis mi abbraccia e io cerco di oppormi ma non ci riesco: quella che provo adesso è una sensazione così rassicurante che non posso fare a meno di bearmi di essa ancora per un pò.
"Shh principessa, non c'è bisogno di piangere. È vero, dobbiamo parlare e io devo spiegarti un sacco di cose ma prima devo farti una domanda. Ok?"
Mi stacca le mani dal viso e mi asciuga gli occhi.
"Ti piace questa stanza?"
Annuisco tirando su col naso in un gesto davvero poco femminile.
"E ti piace la casa?"
Annuisco di nuovo.
Prende la scatola scura che aveva preso mentre stavamo venendo qui e la apre ma ancora non riesco a vederne il contenuto.
"Vedi, ho comprato questa casa due settimane fa. E pensavo che questo fosse il posto più adatto per chiederti questo".
Mi sorride e gira verso di me la scatola. Ci sono 5 muffin al cioccolato e ognuno sopra ha una scritta in pasta di zucchero a formare la frase: "Venite A Vivere Con Me?"

ANGOLO AUTRICE:
Questo che avete appena letto è il penultimo capitolo. Si, siamo quasi arrivati alla fine della storia!
Grazie per i voti e i commenti che vi fermerete a lasciarmi :)
A presto!

If I could fly (Sequel di No Control) -Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora