Capitolo 13.

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Peter's pov.

-Dove cazzo sei?! Dove?! E' tutta colpa tua! Tutta colpa tua!- urla la China al telefono. Ha la voce roca, ha pianto, e sta piangendo ancora.

-China calmati, dimmi che sta succedendo.- accendo la luce e guardo l'ora sulla sveglia. Sono le 3 e 34 del mattino.

-E' tutta colpa tua! Vergognati, sei un verme!- continua ad urlare.

-Cosa diamine è successo Eugenia?-

-Fai anche finta di non saperlo?! E' tutta colpa tua, tutta! Io ti odio Peter!-

-Euge io non so di cosa stai parlando, per favore calmati e spiega.- dico iniziando a preoccuparmi.

-Lali...- cerca di dire, ma subito dopo scoppia in un pianto più forte.

-Cosa?! Cosa le è successo?!- 

-Non è tornata a casa, è scomparsa...-

-Cosa?! Dimmi che non è vero, per favore dimmelo.-

-E' vero, ed è colpa tua, solo tua. Non dovevi lasciarla sola.- la mia Lali no. Perché? Perché capita sempre tutto a noi?

-Dove sei Euge?- so per certo che non è a casa, non riuscirebbe mai a dormire in un momento del genere.

-Sono al parco abbandonato.-

-Il nostro parchetto?- chiedo mentre mi vesto. Non resterò di certo a letto mentre la mia piccola è in pericolo, oh no. Rimarrò sveglio anche tutta la notte per cercarla. 

-Si.- si limita a dire. Afferro due felpe a caso, prendo le chiavi dello scooter e, senza fare troppo rumore, esco di casa e parto. Non c'è nessuno in giro, come è giusto che sia. In nemmeno 2 minuti arrivo al parco, e cammino facendomi luce con la torcia del telefono. Eugenia è seduta sotto un albero, per terra e piange. Ha i capelli arruffati, gli occhi rossi e gonfi, le labbra sono viola per il freddo. Sarà fuori casa da oggi pomeriggio, ne sono certo.

-Euge...- mormoro avvicinandomi a lei.

-Perché lei Peter? Perché?- chiede girandosi a guardarmi negli occhi. -Perché hanno rapito lei, perché non un'altra?- le lacrime le rigano le guance. E' una visione di Eugenia orrenda, non se lo merita tutto questo, come non se lo merita Lali. 

-Andrà tutto bene, la troveremo.- dico stringendola forte a me. Le lacrime mi inumidiscono un po la felpa, ma non fa niente. -Ti ho portato questa, mettila.- le porgo la felpa rossa sbiadita che ho in mano. Lei nega con la testa, ma io insisto. Morirà congelata se no. Mette la felpa ed io torno ad abbracciarla. E' cosi fragile in questo momento, ha bisogno di andare a casa e di riposarsi. Non può continuare così. -Ora ti riaccompagno a casa, ok?-

-Ma io devo...-

-Non preoccuparti, ci penso io a Lali, la cerco io.-

-Peter, devi trovarla, per favore.-

-La troverò, te lo giuro.- le prendo le mani e ci alziamo. Saliamo in scooter, lei si aggrappa alla mia vita e arriviamo a casa sua.

-Per qualsiasi cosa chiamami, voglio rimanere aggiornata.-

-Tranquilla, sarai la prima a sapere tutto. Rilassati, mi raccomando.-

-Ci provo.- fa spallucce e abbozza un sorriso. Mi saluta con la mano e sale in casa. Io riparto con lo scooter molto lentamente guardando dappertutto in cerca della mia Lali. Non può essere scomparsa, tanto meno scappata, me lo avrebbe detto, lo avrebbe fatto, ne sono sicuro. Potrebbe essere dappertutto, ed è solo colpa mia. Non avrei mai dovuto lasciarla da sola, avrei dovuto proteggerla e invece non l'ho fatto. Sono un coglione, ecco cosa sono. Continuo a cercare dappertutto, ma di Lali nessuna traccia. Prima mi pare di aver sentito il suo profumo al parchetto, forse sarà nei paraggi. E' meglio tornare li. Faccio un inversione a "U" e torno al parchetto, inizio a camminare cercando disperatamente qualche traccia, un qualcosa facendomi luce con la torcia del telefono. Ecco perfetto, ora inizia anche a piovere, meglio di così non poteva andare. 

•Se l'amore non sei tu, allora non esiste.•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora