Capitolo 22.

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Lali's pov.
Corro il più lontano possibile da Peter, sperando ancora che mi fermi, che mi blocchi e che non mi lasci mai più.
Che situazione di merda! Devo odiare l'unica persona che mi fa sentire viva, l'unico che voglio amare. E, per giunta, per problemi mentali che mi creo da sola. Sarebbe tutto perfetto se non avessi mai promesso di essere come una sorella per lui. Ora, magari, starei abbracciata a lui, distesa sulla spiaggia, a parlare di cavolate e a ridere. E a vivere, vivere con Peter. Vivere di Peter. Vivere Peter.
-Lali che ti è successo?- esclama Mariano non appena mi vede entrare in gelateria.
Dovrei rispondere con un "Sono innamorata del mio migliore amico, dovrei dimenticarmi di lui e per farlo uso te, ma tanto so che sarà per sempre il mio unico amore.", ma mi limito a dire: -Nulla.-

-Vieni a sedere.- indica l'altalena accanto a sé e mi sorride dolcemente. Io obbedisco e mi sforzo di sorridere con poco successo. -Stai in un casino, no?-

-Si nota tanto?- sdrammatizzo sulla questione. Peter avrebbe fatto lo stesso.

-Beh, abbastanza. Abbastanza da far sembrare distrutta una bella ragazza come te.- mi prende una mano e la stringe nella sua. Ha un tocco ruvido, e non molto delicato, il contrario di quello di Peter. -Hai perso qualcuno di importante.-

Annuisco ripensando subito alla risposta. -In realtà l'ho mandato via io.- spiego.

-Sono sicuro che tornerà.- dice, io rimango in silenzio. Tornerà per cosa? Lo manderei via di nuovo. Tutte le cose belle vanno via da me. -Tornerà.- ripete Mariano, come se avesse ascoltato i miei pensieri.

-Forse.-

-Tornerà.- ripete ancora.

-Ne sei sicuro?- chiedo ancora confusa.

-Certo. Andiamo, chi riuscirebbe a starti lontano? Nessuno, te lo dico io.- si passa una mano tra i ricci e ridacchia.

-Ma non deve tornare, deve starmi lontano. Lontano da me.- mi prendo la testa tra le mani e tiro leggermente i capelli.
Mariano mi guarda con la bocca schiusa senza sapere cosa dire. Poi sorride soddisfatto, come se gli fosse spuntata la lampadina sulla testa.

-Vieni con me.- esclama prendendomi per mano e trascinandomi.

-Ma il gelato!- ribatto mettendo il broncio.

-Vero, scusa.- fa retrofront e rido. Prendiamo il gelato, offre lui, e usciamo dalla gelateria.
Mi prende per mano e inizia a correre, io lo seguo a ruota non potendo fare altro.
-Siamo arrivati.- esclama. Mi fermo a fissare davanti a me. Xtreme Indoor. Credo di averlo già visto, ma non ci sono mai entrata. Mariano mi tira per mano e noto che è una specie di campo dove si possono fare sport estremi. Mi tira fino ad un cartello dove c'è scritto "Paintball, vietato ai minorenni."
-Paintball!- esclama entusiasta.

-Mariano, ho 16 anni. Sono minorenne.- gli faccio notare.

-Tranquilla, il proprietario è mio amico.- annuisco non sapendo che dire. Un uomo sulla 40ina con i capelli neri, molto corti, tagliati a spazzola e gli occhi azzurri si avvicina a noi.

-Fratellino! Che ci fai da queste parti?- esclama l'uomo. Cosa? È suo fratello?
-Chi è lei?- chiede guardandomi in un modo strano inizialmente, ma poi mi sorride.

-Mariana, piacere.- gli tendo la mano cercando di fare un sorriso, mal riuscito anche questo. Tornerò mai a sorridere?

-Ciao, io sono Diego.- afferra la mia mano e sorride. - Mariano vieni un momento di là.- indica con la testa un ufficio e si avvia dandoci le spalle.

•Se l'amore non sei tu, allora non esiste.•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora