Capitolo 21.

459 33 27
                                    

Lali's pov.
Finisco di cantare la mia nuova canzone e rimango ancora immobile su quel palchetto. Stranamente, non fisso le mie scarpe, non ne sento la necessità. Fisso qualcosa di meglio, qualcosa che non dovrei fissare, o meglio dire qualcuno. Peter. È seduto su divanetto con in mano una lattina di Coca-Cola sudata per il cambio di temperatura. Anche lui mi fissa, forse ha capito che è per lui. Il sole gli schiarisce gli occhi e i capelli, rendendoli leggermente più chiari. Sospira rumorosamente e abbassa lo sguardo mentre stringe i pugni. Ha le nocche bianche, chiarissime, come se stesse concentrando tutta la sua forza nell'atto che compie. Il pomo d'Adamo gli si nota particolarmente quando sta in questa posizione e aiuta a renderlo ancora più perfetto. Peter si stropiccia gli occhi con la mano sinistra, mentre la destra si inoltra tra i suoi morbidi capelli.
Mi viene voglia di baciarlo anche ora, anche davanti agli altri... No Mariana, diamine! Devi smetterla, toglitelo dalla testa, dal cuore, dappertutto. Dimenticati di quello che sta succedendo, dei ti amo e dei baci. È solo un brutto sogno, magari tra poco suona la sveglia e tu vai a scuola, ti siedi nel banco in fondo con Euge e Peter e torna tutto normale. Magari...
-Lali ci stai ascoltando?- chiede Gaston gentilmente distogliendomi dai miei pensieri.

-Ehhm, si si.- rispondo insicura continuando a guardare Peter.

-Ah, allora che stavamo dicendo? Sentiamo.- mi sfida Nico. Quel riccioluto io lo strozzo. Mi mette sempre in imbarazzo.

-Ehm...- boccheggio qualcosa di incomprensibile continuando a guardare Peter. Non ho proprio voglia di distogliere lo sguardo da lui, sto così bene quando lo guardo.

-Ok, non stavi ascoltando.- Gas si lascia sfuggire una piccola risatina e scuote la testa come disapprovo. - Ci stavamo complimentando per la canzone, è molto bella.- continua accennando un sorriso. Faccio per rispondere, ma il mio amico continua a parlare senza che io possa trovare un momento per ringraziare. -Peter, tu cosa ne pensi?- tutti si girano a guardare Peter, che si strofina un ginocchio con una mano.

-Si, si.- dice sorridendo poco convinto e mi guarda con una faccia da "che stanno dicendo? Ti prego, salvami". Mi viene da ridere alla scena, è così buffo. Istintivamente mi porto una mano davanti alla bocca e scoppio a ridere. Eugenia mi guarda e sorride felice che non stia piangendo più.

-Nana, non prendermi in giro, ero distratto.- commenta Peter facendo il finto offeso.

-Sei così buffo, scusami.- continuo a ridere. Cerco di smettere, ma non ci riesco. Bloccatemi per favore.

-Mi ritieni buffo?- mi chiede ancora. Io annuisco e rido ancora di più. Si alza dal divano e mi prende in braccio. Era dal ballo che non lo faceva.

-Mettimi giù.- dico dimenandomi su di lui, cosa che non gli pesa minimamente. Peter mi poggia poco delicatamente sul divanetto e inizia a farmi il solletico. I ragazzi parlano tra di loro su come dividere la canzone e nemmeno fanno caso a noi. -Peter smettila, per favore.- urlo ridendo.

-Sono ancora buffo?- chiede lui guardandomi con aria di sfida. Nego con la testa e mi libera.

-Invece sì, sei un orsetto buffissimo.- gli faccio la linguaccia e mi prendo una lattina di Coca-Cola nel mini frigo. È così strano Peter. Prima mi fa sorridere, poi piangere e poi di nuovo ridere. È tutto pieno di emozioni con lui, tutto troppo pieno. Sorride leggermente e si appoggia al mobile. Perché deve avere quel sorriso così perfetto? Insomma, lo fa apposta.

-A che pensi?- mi chiede con un fare premuroso.

-Io voglio cantare quella parte lì! Gaston non puoi scegliere sempre te!- si sente urlare da Eugenia. Ora iniziano a litigare. Perfetto.

•Se l'amore non sei tu, allora non esiste.•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora