Lali's pov.
-No, allora non ci siamo capiti, Là. Se io ti amo, tu zitta.- sussurra Peter con la bocca che va a sfiorare le mie labbra. Chiudo gli occhi per non essere complice di tutto quello che sta succedendo, di quello che non dovrebbe succedere. Perché? Con 7 miliardi di persone su questo mondo, perché mi sono dovuta innamorare proprio di lui? Perché Peter è sempre stato così dannatamente perfetto? Perché al suo posto non c'è stato chiunque altro? Lo so, forse non sarebbe stato così magico come lo è con lui, ma sarebbe stato giusto così. Perché mi devo innamorare sempre delle cose impossibili?
Perché non riesco a staccarmi dalle sue labbra che sanno di menta e tabacco? Perché mi sento felice ma in colpa?
Non è giusto tutto questo. Non lo è. Lali non devi fare minchiate, devi fare quello che è giusto. Lo sai quello che è giusto e non è di certo quello che stai facendo. Non posso farlo, non posso.
Anche se con malavoglia e con le lacrime agli occhi, spingo via Peter poggiando una mano sul suo petto. Allontano il suo corpo possente dal mio quanto basta per poter passare e poter scappare via. Lo guardo negli occhi ancora una volta.
-Mi faccio viva io.- dico leggendo nel suo guarda una domanda tipo "Te ne vai per sempre?". Annuisce poco sicuro, il sorriso che aveva sul viso poco fa è scomparso completamente, i capelli sono tutti disordinati e ha la faccia sconvolta, come se gli fosse passato un uragano addosso. Inizio a camminare verso la porta ma poi me ne pento. Mi volto di scatto e torno da lui. Salgo in punta di piedi e gli prendo il viso tra le mani e lo bacio.
-Amore, ti giuro che mi faccio sentire io.- gli accarezzo la guancia con la mano e poi, presa dall'ennesimo senso di colpa, scappo via. Il mio volto è completamente rigato dalle lacrime, il trucco è colato, gli occhi sono rossi e gonfi, i capelli sono spettinati e appiccicati alla faccia. Corro giù per le scale senza voltarmi indietro, corro più veloce che posso. Devo andarmene da qui. Mia madre è ferma in fondo alle scale con il vassoio della merenda in mano. Appena mi vede correre il suo sguardo si preoccupa e sul suo viso si disegna un'espressione stupita.
-Lali dove vai?- mi chiede cercando di bloccarmi con un braccio. Le do una leggera spinta e continuo a correre verso la porta imperterrita. Esco da quella casa e mi avvio verso la fermata dell'autobus a passo veloce con il fiatone. Mi giro più volte a guardare se qualcuno mi stia correndo dietro, se Peter si fosse deciso a venirmi a riprendere, ma non è così. È rimasto in camera sua, forse si è pentito, o forse voleva che restassi.
L'autobus arriva e salgo andando a sedere nei posti in fondo. Prendo le cuffiette e le collego al mio cellulare prima di avere una crisi. Seleziono la riproduzione automatica e parte una canzone che mi ha fatto sentire, in realtà cantato, Peter per la prima volta. Si chiama "I wouldn't mind." Eravamo ad una festa estiva sulla spiaggia a Salta con dei nostri amici e c'era il karaoke. Lui è andato lì, ha preso il microfono e ha iniziato a cantare. Poi mi è sceso dal palco ed è venuto da me, ha insistito per farmi ballare e alla fine io ho accettato. La frase più ripetuta nella canzone è: "Per sempre è un tempo molto lungo ma non mi dispiacerebbe passarlo con te". Era come una promessa, fatta ad una festa, davanti a un centinaio di persone che nemmeno conoscevamo, su una spiaggia, con il mare a due cm da noi.
Ascolto la canzone e, una volta arrivata alla fermata vicino casa mia scendo dall'autobus e corro verso il mio vialetto. Entro in casa, prendo la chitarra e mi rintano sulla mia casetta sull'albero. Ripensando a tutti i momenti con Peter ho un senso di vuoto dentro. Ha ragione lui, siamo cambiati e anche tanto. Da bambini non avremmo mai pensato che sarebbe successo questo. Insomma, io ero un maschiaccio. Vestivo da maschio, avevo sempre il berretto che mi aveva regalato Peter in testa, e, oltre che con Euge, stavo sempre con maschi e giocavo a tutti i giochi da maschio. Guardavo persino i cartoni da maschio. Invece Peter era esile, magro, alto, biondo, con gli occhi un po più scuri. Non eravamo gli stessi. La nostra amicizia era diversa, non ci abbracciavamo perché ne sentivamo il bisogno, la necessità, ma perché gli amici si abbracciavano e noi eravamo più che amici. Non ci baciavamo e non ci dicevamo di amarci.
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•Se l'amore non sei tu, allora non esiste.•
RomanceLali e Peter sono due ragazzi di 16 anni che frequentano la stessa classe sin dall'asilo. Sono come fratelli. Sono entrambi molto popolari nella scuola. Hanno una band, i "Teen Angels", insieme ai loro amici: Eugenia, Nico e Gaston. Lali è una ragaz...