Capitolo 5

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Liam

Non so perché mi sono comportato in quel modo ma quella ragazzina ha la capacità di farmi saltare i nervi. Me la ritrovo ovunque ormai. La detesto. È una ragazzina viziata che non sa un cazzo della vita. È abituata ad avere tutto quello che vuole, pensa che con i soldi si possa comprare tutto. Mi dà sui nervi con quella sua aria aristocratica e quella lingua lunga. Ha sempre la risposta pronta a tutto. Ed è bella, è dannatamente bella! È bella da togliere il fiato. Non riesco a togliermela dalla testa da quella sera al Fireplace quando quel figlio di puttana le stava mettendo le mani addosso. Ha un fisico perfetto, i lunghi capelli biondi le ricadono alla perfezione sulla schiena e i suoi occhi sono azzurri con tante pagliuzze dorate. Le sue labbra sono rosse e grandi e penso a come sarebbe bello assaporarle. Lo squillo del telefono mi riporta alla realtà. È di nuovo lei non ci posso credere. Basta che te le porti una volta a letto e credono di avere il diritto di diventare delle sanguisughe. Non ricordo neanche il suo nome e no so come abbia fatto ad avere il mio numero. Devio la chiamata per la centesima volta  questa settimana e rimetto il telefono nei jeans. Prendo la giacca di pelle e il casco e mi avvio all'uscita. Mi fermo in cima alle scale per infilare il giubbotto, e le ray ban wayfarer,  infilo il caso tra le gambe e la vedo. È seduta al tavolino della caffetteria da sola e ha le braccia e le gambe incrociate. È evidentemente arrabbiata e mi viene da sorridere ripensando alla faccia che ha fatto quando di proposito ho sbagliato il suo nome chiamandola Bibi. È arrossita e si è infuriata ancora di più per quanto fosse possibile. Scendo le scale e mi avvicino a lei

«Sei rimasta sola Bibi?» cerco di trattenere il sorriso e mi sfilo gli occhiali da sole Rincaro la dose

«Lo scuolabus ti ha lasciata a piedi?»

Si gira e socchiude gli occhi a fessura

«Non credere che sia finita qui e poi mi chiamo Didi non Bibi idiota» alza progressivamente la voce. E ok mi sono meritato l'idiota ma non glielo direi mai

«Smuoverò il presidente degli Stati Uniti se dovesse essere necessario ma tu non mi creerai problemi Smith»

La guardo con finto interessamento alzando entrambe le sopracciglia

«I miei antenati hanno fondato questo college, ci conoscono tutti, ti farò espellere se dovesse essere necessario»

«Vedi Bibi...ops volevo dire Didi i tuoi antenati avranno anche fondato questo college e le altre cazzate che hai detto ma..... sono morti! L'unico che può farti passare questo esame sono io e se non comincerai a comportarti meglio non credo che succederà». Metto il casco sotto al braccio e la fisso per qualche istante di troppo.

«Vaffanculo Smith» si alza e si avvia all'uscita. La seguo restando qualche passo dietro di lei. Do un'occhiata al suo culo perfetto. «Allora quando cominciamo le lezioni?» accelero il passo ma lei cammina spedita

«Mai» si ferma improvvisamente e voltandosi mi viene quasi addosso. Siamo vicinissimi e riesco a sentire tutta la rabbia che prova. Ha il respiro accelerato e i suoi occhi sono inchiodati nei miei. Vorrei fare qualche altra battutina per farla arrabbiare ma non riesco a formulare una frase di senso compiuto. Lei sembra confusa quanto me.

«Didi» una voce alle nostre spalle attira la nostra attenzione. Si volta e i suoi capelli mi sfiorano il viso. Profumano di buono e di shampoo costosi. Vorrei prenderne una ciocca e poterli toccare.

«Brad» dice lei allontanandosi da me. Allungo il collo per vedere chi è e vedo un pallone gonfiato che mi sembra di conoscere. È il capitano della squadra di football. Didi si avvicina a lui che la circonda con le braccia e le da un bacio noioso sulle labbra.

«Scusami ho fatto tardi. Andiamo?» le dice con una voce da coglione e le cinge le spalle con un braccio. Lei annuisce e si rifugia tra le sue braccia. Resto ancora a guardarli e non riesco a distogliere lo sguardo. Si avviano e lei ad un tratto si volta verso di me. Il nostro sguardo si incrocia per un'ultima volta e non saprei decifrarlo. Scuoto la testa e mi dirigo al parcheggio a prendere la mia moto.

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