Capitolo 10

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                                  Destinie

Quando eravamo piccole io e Stephanie giocavamo sempre a travestirci da adulte, mettevamo i vestiti delle nostre mamme, i tacchi, il trucco. Ho sempre desiderato diventare grande, essere indipendente e poter gestire da sola la mia vita. Lo vedevo come il traguardo più atteso. Poi d'un tratto mi sono ritrovata a vivere da sola, lontana dai miei genitori e in soli due mesi ho combinato solo casini. Voglio essere un'adulta? Allora devo comportarmi da tale, voglio che gli altri mi vedano per quello che realmente sono? Allora devo far vedere chi sono. Sono solo le 8:30 di domenica mattina e io sono già in auto diretta al college a mettere in atto il mio comportamento da persona matura. Gli adulti si differenziano, o almeno dovrebbero farlo, dai bambini perché sono capaci di giudicare le proprie azioni e fare ammenda quando è necessario. Ecco cosa sto andando a fare. Ammenda. Semplice.

Il campus sembra deserto, si sente solo il rumore delle foglie portate in giro dal vento. Metto il mio basco, sistemo la gonna a piegoline e scendo dall'auto. Fa più freddo del solito, ho indossato solo una giacca doppiopetto e forse dovevo mettere un cappotto. Entro nella caffetteria che è quasi vuota, la vedo. Ok pensavo che fare ammenda fosse più semplice del previsto, mi giro e mi affretto ad uscire

«Destinie» alzo gli occhi al cielo e mi preparo un sorriso cortese prima di voltarmi

«Diane» le dico

«Sei qui per un'altra spedizione punitiva? Potresti versarmi addosso della cioccolata calda stavolta» incrocia le braccia al petto.

Sospiro di nuovo, me lo sono meritata

«Ecco Diane io ero venuta per....ehm....ecco sì per scusarmi con te»

Scuota le testa ed alza le sopracciglia

«Oh oh oh Destinie Williams che chiede scusa! Credo che ora potrò morire in pace» si volta e va dietro al bancone. La seguo e mi siedo allo sgabello vicino al bancone

«So di essermi comportata da stronza Diane ma Stephanie è per me come una sorella minore e quello che le hai fatto tendendole un'imboscata a due non è per niente meglio di quello che ho fatto io»

Ok fare ammenda ma non esageriamo!

«Comunque potremmo dimenticare tutto e procedere come se non fosse successo niente che ne dici?» cerco di rivolgerle il sorriso più cortese che so fare e allungo una mano in segno di pace.

Scuote la testa e si gira di scatto

«Io ho reagito dopo settimane che la tua amica continuava a darmi il tormento senza motivo, non è minimamente paragonabile»

Ritiro la mano

«Ok le parlerò te lo prometto e ti assicuro che mi occuperò che tu non sia più disturbata»

«Sai Destinie io le conosco quelle come te. Guardate tutti dall'alto verso il basso convinte di essere superiori. Andate in giro a sperperare soldi che non sapete nemmeno da dove provengano. Vi arrogate il diritto di giudicare le persone e pensate che tutti debbano subire in silenzio» il suo sguardo è infuocato

«Tu non mi conosci Diane, mi stai giudicando senza conoscermi» mi alzo di scatto dallo sgabello e mi avvio all'uscita

«Hei principessa» mi volto

«Accetto le tue scuse, se non altro perché ci hai provato» sospira. Le sorrido e torno allo sgabello

«Desideri qualcosa?»

«Sì volevo chiederti ma quel ragazzo che è intervenuto quando ecco....c'è stato quello spiacevole incidente lo conosci?»

«Certo è Liam Smith siamo insieme al terzo anno»

«Ecco io avrei bisogno di sapere dove vive, ho chiesto alla responsabile dei dormitori ma dice che nelle liste non c'è»

«E perché?»

«Diciamo che ho una faccenda in sospeso anche con lui»

Mi fissa cercando di sapere di più

«Non vive nei dormitori ha un appartamento fuori dal college, ti segno l'indirizzo» dice prendendo un block notes e una penna. Me lo passa e lo infilo in borsa

«Altro?»

«Sì delle brioches e due caffè da asporto»

Esco dalla caffetteria con il sacchetto tra le mani e mi avvio alla macchina, mi sento molto meglio. Fare ammenda non è poi così male. Ma ora mi aspetta la parte difficile.

Arrivo in un isolato residenziale poco fuori dal college, parcheggio l'auto e mi avvio verso un grande palazzo. Salgo al quarto piano e sono fuori dalla sua porta. Un bel respiro. Un altro. Fare ammenda con qualcuno che non sopporto si sta rivelando più difficile del previsto. Mio padre mi ha detto di concentrarmi solo sullo studio ed è quello che farò e per farlo ho bisogno di lui. Busso delicatamente con le nocche. Aspetto qualche secondo ma non ricevo nessuna risposta. Ci riprovo ma questa volta con più forza. Niente. Spero di non aver fatto tutto questo per niente. Ci riprovo ancora senza smettere quando improvvisamente la porta si apre e rimango col braccio sospeso per aria. Deglutisco. Quello che ho davanti è un'immagine molto diversa da quella che mi sarei aspettata. Stava evidentemente dormendo, è a torso nudo, una visione niente male, ha sul busto diversi tatuaggii e degli addominali che....

Ha gli occhi socchiusi per il fastidio provocato dalla luce e i capelli scompigliati più del solito. Deglutisco di nuovo. Lui sembra non vedermi. Sorrido alzando le spalle. Chiude la porta.

Grrr non ci credo. Butto la testa all'indietro per la frustrazione. Busso di nuovo con più forza ancora. Riapre

«Non è molto educato chiudere la porta in faccia a una ragazza»

si strofina il viso con entrambi le mani e io mi godo un po' lo spettacolo, indossa una tuta grigia e la mia attenzione cade sulle fossette ai lati dei fianchi.

Mi do un ceffone immaginario. Torna in te Didi.

«Che vuoi?»

«Fare ammenda» sorrido e gli mostro il sacchetto della colazione. Silenzio.

Appoggia un braccio allo stipite della porta e mi fissa.

«Aspetta qui» mi richiude la porta in faccia. Respiro e cerco di tenere a freno il desiderio di andarmene.

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