Prologo

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Agosto 2014

La pioggia batteva a dirotto seminando il panico tra gli abitanti della bella Venezia che iniziavano a temere un nuovo allagamento.

A sentire il telegiornale, quella era l'estate più piovosa da ottantadue anni a quella parte e, certamente, nessuno ne era felice.

Aidan, però, aveva fermamente rifiutato di portarsi appresso un ombrello quando, testardo come al solito, era uscito di casa tutto impettito e orgoglioso praticamente sventolando un piccolo cartoncino rigido celato da una busta ricamata multicolore che non vedeva l'ora di consegnare alla diretta interessata.

Aveva detto a Cornelia di aspettarlo nel grazioso bar in Piazza San Marco dove si trovavano sempre il sabato sera per rilassarsi bevendo cioccolata calda o mangiando enormi coppe di gelato a seconda della stagione ma, ora che anche lei era finalmente entrata nel curioso e incomprensibile mondo degli adulti, avrebbero anche potuto bersi un alcolico di tanto in tanto.

La vide seduta da sola ad uno dei tavolini riparati sotto i portici mentre contemplava con sguardo assente la pioggia che non sembrava voler smettere di cadere e sorrise alle sue labbra color ciliegia leggermente contratte in una smorfia di ammirata esasperazione. Cornelia aveva sempre amato la pioggia ma, dopo dieci giorni in cui il sole non era nemmeno riuscito a passare per un saluto veloce, Aidan era certo che le piacesse un po' meno del solito.

Aveva i capelli di un pallidissimo biondo miele striato da sfumature più scure e, in quel momento, li teneva raccolti sopra la nuca in una crocchia disordinata dalla quale sfuggivano diverse ciocche. Indossava una canottiera sormontata da un cardigan nero costellato da cerchi bianchi che ad un'attenta analisi si rivelarono essere una collezione di volti di Jack Skeletron, e un paio di jeans grigio scuro che le fasciavano le gambe sottili. I suoi grandi occhi castano scuro circondati dalla montatura blu notte degli occhiali dal taglio hipster guizzavano impazienti dal paesaggio all'orologio, segno evidente della sua trepidante attesa.

Aidan lo sapeva: Cornelia era bellissima.

Forse non una di quelle bellezze così evidenti da far girare la testa al primo sguardo, ma senza dubbio poteva vantare un fascino tagliente e ammirabile agli occhi di chiunque fosse disposto ad accarezzarla con gli occhi.

Allo stesso tempo, Aidan odiava l'idea che qualcuno potesse effettivamente accarezzarla con gli occhi.

O con le mani.

Era la sua migliore amica, dannazione.

Lo era sempre stata.

Aidan le si avvicinò di soppiatto e le coprì gli occhi con le mani scivolando sotto le lenti degli occhiali.

Al momento Cornelia gli parve tentata di voltarsi e tirargli un pugno dritto sul naso - cosa che sarebbe stata capacissima di fare - ma riconobbe ben presto le callosità delle dita di lui e sorrise stringendo le mani intorno ai suoi polsi.

«Chi sarà mai?» domandò sarcastica mentre Aidan ridacchiava alle sue spalle.

«Dimmelo tu.» le intimò, ma lei rise e gli sganciò una tenera gomitata tra le costole.

«Dai Aidan, lo so che sei tu!»

A quel punto lui mollò la presa e si sporse a stamparle un bacio sul naso.

«Buon compleanno, festeggiata.»

Cornelia arrossì e si raddrizzò gli occhiali.

«Grazie Dan. A cosa devo tutta questa inventiva?» domandò curiosa, intrecciando le braccia sul petto.

«Al fatto che diciotto anni si compiono una volta sola nella vita mia cara, e scommetto che il mio regalo sarà la tua più grande sorpresa.»

«Modesto.» lo prese in giro lei.

«Sempre.»

Aveva smesso di piovere, ma le nuvole in cielo erano tanto minacciose quanto quelle che le avevano precedute.

Dopo aver finito i loro gelati -con panna, ovvio - Aidan aveva convinto Cornelia a fare una passeggiata e, ad un certo punto, aveva insistito per bendarle gli occhi.

Lei aveva protestato, ma alla fine aveva ceduto alla richiesta dell'amico che aveva iniziato a guidarla tra i vicoli della città.

Si fermò di fronte ad un piccolo negozio dal quale fuoriusciva l'eco di una sinfonia classica e le mise il bigliettino colorato di fronte agli occhi.

«Puoi togliere la benda.» disse, e Cornelia non se lo fece ripetere.

Trovandosi di fronte solo un biglietto rettangolare, Cornelia ebbe il tempo di ammirare anche l'insegna dell'attività.

«Vintage Tattoos...» lesse «Aidan, non è quello che penso vero?» domandò emozionata, così lui le consigliò di leggere il biglietto.

Cornelia lo scartò con cura e ne estrasse un buono prepagato che riportava lo stesso nome del negozio di tatuaggi.

«Ti ricordi, no? Quando eravamo bambini dicevamo sempre che una volta compiuti i diciotto anni avremmo fatto lo stesso tatuaggio. Quello che mi avevi fatto disegnare tu. Tra il mio e il tuo compleanno c'è solo una settimana di differenza, quindi io...» Aidan sorrise, giocando imbarazzato con quel ciuffetto di capelli un po' troppo lungo dietro il collo «buon compleanno, Neli.»

Cornelia si lasciò sfuggire un grido di gioia e gli saltò al collo stampandogli un bacio sulla guancia.

«Io ti amo!» gli disse «Sei il miglior amico che una ragazza possa desiderare!»

Aidan la strinse, ignorando quella piccola parte di lui che pareva essersi appena spezzata, e le sorrise dolcemente.

«Che dici, entriamo?»

Felice com'era stata solo quando era certa di aver smascherato Babbo Natale - per poi scoprire che era semplicemente suo padre con un vestito rosso e una barba finta -Cornelia spalancò la porta del negozio e trascinò Aidan con sé.

La proprietaria del Vintage Tattoos era una giovane pinup sui venticinque anni di nome Maria alta circa un metro e cinquanta che sembrava uscita direttamente da una di quelle vecchie pubblicità anni Cinquanta che Cornelia amava tanto.

Portava i capelli rosso fuoco perfettamente laccati e indossava un abito color panna sotto il ginocchio stretto in vita da una cinturina verde - in tinta con gli occhi e le scarpe - che la faceva sembrare una bambolina.

Una bambolina coperta di tatuaggi multicolore.

«Avete un appuntamento?» domandò e, guardando Aidan, sembrò ricordarsi di qualcosa «Oh, ma certo che l'avete! Il regalo!»

Sorrise ad entrambi i ragazzi e, quando Cornelia lo guardò incuriosito, Aidan si limitò a sollevare le spalle.

«Da chi vogliamo iniziare?»

«Da lei.» si affrettò a rispondere Aidan spingendo avanti l'amica.

Cornelia non si fece pregare e scrutò incuriosita il disegno che la donna le stava mostrando.

«Sai Dan, è più bello di quanto mi ricordassi.»

Il disegno era piuttosto semplice: si trattava di due ali d'angelo in bianco e nero leggermente sfumate unite al centro dal carattere cinese 爱, ài, amore.

Avevano dieci anni quando l'avevano progettato, insieme.

Del resto erano poche le cose che non avevano fatto insieme.

L'emozione di Cornelia era praticamente palpabile, persino quando l'ago le penetrò la carne e lei si lasciò sfuggire un sospiro che parve un misto di dolore e piacere.

Aidan osservò il suo disegno imprimersi sul polso di lei in un turbine di inchiostro e sangue e attese pazientemente il suo turno.

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